venerdì 3 agosto 2007

Vieni con noi, siamo noi la tua droga!

SCONFIGGERE LA CULTURA DELLA MORTE.



Negli ultimi anni la corsa all'autodistruzione è divenuta incontrollabile. Il fenomeno della droga non è più marginale, una volta si parlava di minoranza "deviata" ma ormai tutta la società è minata alle proprie radici. Occorre anche chiarire che lo Stato non solo è inadenpiente ma anche incapace di affrontare il problema. Secondo le perverse teorie di taluni "illuminati" ben pensanti il solo freno alla droga è il diritto alla quiete. Quella eterna. Non disturbiamolo troppo, il "diverso" non deve agitarsi nè proccuparsi: può solo morire in silenzio. In cambio gli si offre la droga (per uccidersi) e il rispetto per non morire con il senso di colpa. Qualcuno vuole a tutti i costi identificare il drogato con il suicida e questo particolare tipo di suicidio come un atto legittimo, quasi degno di rispetto e considerazione. E così l'uso della droga diventerebbe, secondo alcuni, un atto di ribellione contro l'ordine costituito. Sciocchezze! La droga si combatte nelle coscienze o non si combatte. La droga, non è l'unico vizio diffuso nel mondo, è soltanto il più dannoso. Il tossico non vuole la morte, ma esperienze straordinarie, "libertà", eccitazione, affermazione. Vuole l'illecito perchè la cultura imperante (o meglio la sub-cultura) esalta l'illecito e perchè la malavita gli offre scorciatoglie per attingerlo. E' una vittima perchè vuole la morte senza saperlo, è colpevole perchè vuole fare esperienze contrarie alla natura dell'uomo e intrinsicamente perverse. Gli atti di un drogato in astinenza sono, per definizione, non imputabili. La scelta che conduce all'uso di droghe è quindi alla tossicodipendenza, quella si, deve essere punita. Pochi hanno il coraggio di sostenere che il finanziere o il manager che fa uso di cocaina può causare danni ben più gravi di quelli provocati dall'eroinomane che commette scippi e furti. Il cuore del problema è proprio questo: occorre colpire chiunque faccia uso cosciente della droga, chiunque la spaccia, chiunque la favorisca. Non si può punire il giovane che cade nella rete degli spacciatori e lasciale indenni gli "intellettuali" che quella rete tessono infaticabilmente, a tutto vantaggio delle multinazionali del crimine. I dati parlano chiaro: la narco-democrazia colombiana prospera sui cinque miliardi di dollari che rappresentano "il fatturato" annuale del famigerato cartello di Cali. Che poi ci sia un'omicidio ogni venti minuti non importa a nessuno. Non lasciamo impunito chi difende la falsa libertà dell'autodistruzione. E' da questa falsa libertà che si deve iniziare la vera lotta alla droga.



Tratto da "MovimentAzione", bollettino universitario interno perugino, numero 0 - Novembre 1996.

1 commento:

  1. Non sono convinto che la droga sia il vizio piu' dannoso. La dipendenza da alcool e il tabagismo sono forse ancora piu' dannosi. Forse i loro danni sono solo meno vistosi e/o socialmente accettati. La coca veniva masticata dai campesinos gia' secoli or sono. Il problema e', credo, che qualcuno speculi sulla "pericolosita'" della droga. Chiariamoci, la droga fa male... TUTTE le droghe fanno male, dalla leggerissima Marijuhana (il cui principio attivo potra' anche essere terapeutico per alcune malattie, ma il cui uso abituale puo' portare a conseguenze nefaste) alle piu' pesanti cocaina & co. Il problema sta tutto nell'educare l'individuo e poi nel lasciarlo libero di scegliere. Vietare porta solo all'arricchimento delle mafie. Nel nostro paese piu' che mai.

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