lunedì 31 maggio 2010

Israele attacca una flotta umanitaria E' bagno di sangue: almeno 19 morti.


La nave trasportava aiuti a Gaza.

È finito in una strage, con almeno 19 morti, l’assalto condotto stanotte dalle forze israeliane contro la flottiglia multinazionale di attivisti filo-palestinesi in navigazione verso la Striscia di Gaza. L’azione - ripetutamente minacciata da Israele nel caso in cui gli attivisti avessero cercato di forzare il blocco imposto attorno alla Striscia fin dall’avvento al potere degli islamico radicali di Hamas, nel 2007 - è avvenuta di notte in acque internazionali, a qualche decina di miglia dalla costa. L’epicentro degli scontri - che hanno provocato un’immediata crisi diplomatica fra Israele e Turchia, in prima fila nel sostegno alla flottiglia - è stata la nave di una ong turca che guidava la spedizione: promossa dal movimento "Free Gaza" con la partecipazione di circa 700 persone (tra cui almeno cinque attivisti italiani) e l’intenzione dichiarata di portare un carico di aiuti a Gaza sfidando il blocco.

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Altri scatti:
 









giovedì 27 maggio 2010

IL PUNTO DI NON INCONTRO TRA DESTRA ISRAELIANA e DESTRA EUROPEA.


Tratto da CONTROVENTO - Bollettino interno dell'Associazione Culturale Tyr Perugia, Maggio/Giugno 2010. L'intero bollettino può essere scaricato in file .PDF cliccando qui.

Si suole parlare di destra israeliana per indicare quell'ala politica che utilizza, al pari della destra europea, programmi incentrati sui vincoli etnici e nazionali del popolo, atti a proteggere e vivificare un’unità a base razziale e religiosa.
Detto ciò, a titolo d’esempio, il sionista-semita Likud di Netanyahu ed il francese-europeo FrontNational di Le Pen emergono pericolosamente vicini. Un ambiguo punto di incontro che alimenta una “tradizione” a noi estranea e nociva se lasciata sviluppare senza opporvi alcuna resistenza.
 
Una inevitabile similitudine tra destre si presenta all’occhio grossolano, nella forma e nell'uso di una comune terminologia. Oltre le banali valutazioni esteriori e fonetiche troviamo però, almeno in origine, essenze antitetiche.
La destra europea contemporanea - il sopracitato FN è tra le sue espressioni “meno peggio” - è da considerarsi empio simulacro di un passato sconosciuto ai più; per l’aspetto sostanziale già accennato non dovrebbe sussistervi alcun intimo parallelismo con la controparte israeliana, mentre invece quest’ultima è divenuta “faro nell’oscurità” per il destino dei popoli d’Europa a seguito delle calamità da essi subite con ritmo incalzante negli ultimi secoli.
Nell’oscurità ci siamo, verissimo, che la neonata nazione israeliana possa indicarci la via per uscirne è una maligna contraddizione.
E’ da attribuire proprio all’emancipazione dell’Ebreo (per causa di forza, occulta, maggiore) la messa a morte dell’interiorità tipica alla Destra aristocratica e virile, dall’influenza manipolatrice ebraica (connessa ad un odio atavico non estirpabile) infettata in quella sovranità dove la società tradizionale come prerogativa espone le difese più labili ossia nel maneggio del denaro poi perfezionato nell’esercizio del commercio e della finanza.
Questa evoluzione avviata nell’economia e da lì in seguito nei vari domini prima preclusi quali religione, cultura, governo, i temi tanto cari alle singole Rivoluzioni riconducibili ad una Totale/mondialista, mostra gli esiti più grotteschi nell’età moderna: ci viene concesso l’onore di assistere a forme di autorità sempre sovversiva, non più occulta ma tracotante nella nitida applicazione dell’eufemistica alleanza noachica.
Tra le innumerevoli prove a riguardo, una in particolare spicca per infamia.
Nella maniera più assoluta non può essere appoggiata l’ostilità nutrita dai belligeranti agnellini nei confronti del “novello Hitler” Ahmadinejad, mirino/spauracchio per colpire l’ effettivo bersaglio sionista ovvero lo Spirito insito nel popolo iraniano: Europa ed Iran sono vincolati da palesi interessi materiali-energetici che ne fanno partner geopolitici naturali ma più di ogni altra cosa sono uniti nel comune quanto indissolubile lignaggio Iperboreo. Tutto il resto, bomba atomica, Al-Qaeda, etc. è ignobile disinformazione mistificatrice per mettere gli uni contro gli altri.
Possiamo esibire i medesimi argomenti riferendoci ad un altro “nemico” ancor più immaginario: la Russia, vale a dire l’Europa Orientale.
Non a caso queste due Nazioni, svicolate da controlli estranei, hanno sancito una profonda intesa intanto che le presunte destre europee s’accodano alla paranoia giudaica.
Assistiamo dunque ad una devoluzione essenziale dallo stato originario ad uno bastardo.
 
Potenzialmente vi è ancora adesso un senso d’appartenenza Indoeuropeo ed uno Semita separati da eredità/tradizioni che veicolano il medesimo concetto identitario in direzioni opposte e contrapposte, complementari solo in una visione duale del Cosmo dove il “Bene” è inerte senza il “Male” e viceversa.
Riassumendo, destra europea e destra israeliana (gergo corrente per definire principi eterni) sono interiormente avverse.
L’ultima manifestazione attribuibile ad un puro spirito Indoeuropeo si ha nello splendore di Roma e nell’investitura divina dell’Impero a tutore della pace universale <<Pax Augusta et Romana>> stato di unificazione dovuto all’azione del pactum, ciò che unisce nel centro polare i due opposti (1) , un periodo storico e metafisico distintosi per concordia civile e religiosa tra i popoli.
Il comando temporale spettava al binomio tra Caste guerriera e sacerdotale ma a governare erano l’etica e la spiritualità trasmesse verticalmente dal Cielo (principio Uranico).
Saranno il graduale e ciclico calo di tensione trascendente assieme al diretto aumento delle prerogative materialistiche ad innalzare la figura dell’Ebreo che comprometterà dall'interno la società organica tradizionale, nella quale era incluso ma auto-emarginato, traguardo raggiunto seducendo le bassezze di mercanti e servi ovvero le Caste prive di differenziazioni qualitative quindi più vicine per mancanza di essenza al suo regno ctonio orizzontale (principio Tellurico).
Attraverso ciò che oggi chiameremmo think-tank (centri di pensiero) sono state elaborate forme mentis innocue e benevoli per gli “eletti” quanto letali per i gentili, non-eletti o goym: l’inversione nella gerarchia delle Caste ha fornito fin dagli esordi un vasto credito al rinomato intelletto immanente semita, il quale arriverà a controllare il nucleo della società, a questo punto ebraicizzata, assumendo i lineamenti più consoni all’epoca ed al luogo, esempio: culti peregrini cripto-giudaici, razionalismo, illuminismo, ideologia liberalistica e democratica, socialismo, capitalismo, evoluzionismo, psicanalisi, etc.
La discesa dell’Ordine e l’ascesi del contro-Ordine indirizzerà l’eterno conflitto cosmico a favore delle forze caotiche e dissocianti.
Attribuire quindi la nascita di un sentimento identitario (giudaismo/sionismo/destra israeliana) alla mera fondazione dello Stato d’Israele è disonesto: così facendo si sminuisce il lavoro “patriottardo” di migliaia di israeliti avanti Cristo e pre-Balfour!
 
La (futura) destra israeliana con l’egregia padronanza dei principi tanto cari <<per mezzo dell'inganno faremo la guerra>> è riuscita nel corso di un periodo durato svariati secoli a porre le basi per l’attuale supremazia globale, un potere altrimenti inavvicinabile in uno scontro aperto perciò lucente con i popoli del Sole pena la più totale capitolazione.
Non si può certo rinfacciare allo scorpione d’aver punto la rana, dopotutto è la sua ragione di vita e va accettata.
Risulta invece impossibile avere la stessa magnanimità nei riguardi di chi ignora cosa sia spiritualmente la Destra, al di là dalla “semplice” arte di governo, per non parlare degli stolti che giungono a disprezzare la stirpe d’appartenenza.
La fedeltà alla natura propria è il fondamento etico della persona tradizionale. (2)
Rifiutare i vincoli etnici e/o nazionali invece è scelta a noi propinata “libera e discolpata”. Tuttavia va detto, all’interno della comunità ebraica a simili iniziative si replica ancora oggi con l’accusa di tradimento, il disconoscimento e la persecuzione.
E’ interessante saperlo perché l’Europeo deve a Lor Signori - gli ultimi razzisti retrogradi legati alla discendenza sanguinea - il “progresso” che ha fatto abbandonare l’antica visione tradizionale dell’Essere e favorito una Destra ridimensionata, senza maiuscola e senza vocazione spirituale, partito tra i partiti, tutti d’accordo nell’intento di livellare la razza bianca verso il basso.
Da fine ‘700 in avanti l’aver concesso alla sovversione di influenzare il diretto comando delle Nazioni, soprattutto via nazionalismi, ha prodotto esiti catastrofici: la Grande Guerra rappresenta il sacrificio demoniaco di milioni di esistenze europee e la sconfitta dell’Impero di ispirazione tradizionale, concezione vanamente ripresa dall’Asse perché composta di nazionalismi ancora succubi della Materia (esempio classico, il gretto razzismo biologico) e solo in parte rettificati al modello di sorgente solare.
Nel secondo dopo guerra la destra europea manterrà poi, non senza l’approvazione dell’Ebreo vincitore, le ambigue spoglie dei nazionalismi nei quali si radicheranno le già presenti componenti ebraiche che hanno reso il conflitto invincibile perché appunto combattuto con le stesse armi del nemico.
Inizia l’ultima ed attuale fase regressiva che spinge la destra europea a covare con folle ardore le stesse finalità dell’Ebreo prossimo israeliano: la Massoneria, demolito l’Ordine e donato al suo dio ctonio un immane offerta di sangue, non ha più la necessità di sussurrare negli orecchi dei reggenti poiché la stessa elite politica viene scelta all’interno delle sue Logge; all’alba di uno storico collasso, il capitalismo, parte del “progresso” industriale e commerciale (base e fianco debole dei nazionalismi ottocenteschi), viene supportato da una destra più finanziaria che statale, incurante del terreno franoso sotto i piedi perché schiava di un filo-americanismo suicida.
Così è avvenuto il distacco del Populus dal Fatum, ciò che “allude alla parola rivelata, soprattutto a quella delle divinità olimpiche, che dà a conoscere la norma giusta fas(3) viene congelato ma non annullato.
Nel frattempo l’Ebreo ha scelto per sé la stessa forma ideologica nazionalista (sionismo) per venire a galla e mostrarsi. Un nazionalismo particolare quello israeliano perché incurante del concetto di Natio, almeno fino a quando non si impossesserà, senza alcun diritto legittimo, della Palestina.
 
Le stravaganze della destra israeliana non si fermano qui; è impresa ardua distinguere cosa non sia “destra” all’interno (e fuori) la Knesset: credere ad una disparità di opinioni vuol dire credere alle barzellette.
La “sinistra”, affatto progressista, è parimenti rigurgitante messianismo e fondamentalismo talmudico, ascolta e mette in pratica le direttive rabbiniche ed è composta da ex-agenti Mossad (Livni), militari complici di stragi indiscriminate (Sharon), massoni opportunisti (Peres), tutte figure alquanto controverse che la sinistra nostrana solitamente s’affretta ad affiancare allo stereotipo del destroide.
Ne deriva che Israele è coerentemente belligerante e simulatrice quanto granitica, al pari dell’Uranica Europa dei Re e dei feudi, nel difendere il relativo principio, nel suo caso, Tellurico.
Questo definitivo ed eterno punto di non incontro tra noi e loro ci permette di affermare che la destra israeliana ricalca la forma consona a quell’Europa retta sulla Tradizione Romana Imperiale invertendone però l’essenza: Pace, Verità, Giustizia, le qualità connesse al ciclo aureo si occultano per lasciare spazio a caos, inganno, tirannia, tratti distintivi del ciclo ferreo e ben visibili ovunque nell’età moderna.
L’Ebreo/israeliano nel suo habitat naturale acquisisce quindi una superiorità nei confronti delle altre razze, in barba alle passate battaglie egualitarie <<tutti gli animali sono uguali, maqualche animaleè più uguale degli altri>>; gli effetti di tale leadership sono quelli tristemente conosciuti: Stati rovinati dalle servitù monetarie, guerre senza fine in Afghanistan e Iraq in nome dell’autodeterminazione dei popoli, l’inarrestabile genocidio palestinese per difendere l’unica democrazia mediorientale, false flags ed omicidi mirati coperti alla bene meglio, libertà d’informazione atrofizzata dall’apparato propagandistico sionista, consapevolezza generale condizionata da televisione rincretinente e sport-truffa leggasi calcio.
Un misto di Bradbury, Orwell, Huxley ed Harrison (4) tuttavia reale e non immaginario.
Nel suddetto contesto la destra europea contemporanea/nazionalista è mantenuta in vita artificialmente al solo scopo di legittimare le sovrastrutture democratiche parlamentari: senza la sua presenza (i continui servigi che rende al padrone, volente o nolente) non vi sarebbe antagonismo con la sinistra e nemmeno la conseguente dispersione deleteria di uomini ed energia, forze indispensabili per un’eventuale restaurazione dell’Ordine solare.
L’Ebreo in mancanza di contrasti tra non-Ebrei, creati ad hoc e vantaggiosi al suo governo occulto <<Divide et Impera>>, cadrebbe per mano della Destra europea non più schiava dell’oro e della menzogna, di nuovo libera di affermare la propria etica spirituale ed i principi Augustei; come la Tradizione ha ceduto il passo alla Rivoluzione, la contro-Tradizione potrà essere sconfitta solo dalla Reazione:
 
Bisogna rievocare valori, da dirsi «ariani» sul serio, e non sulla base di concetti vaghi e unilaterali soffusi da una specie di materialismo biologico: valori di una spiritualità solare e olimpica, di un classicismo fatto di chiarezza e di forza dominata, di un amore nuovo per la differenza e per la libera personalità e, in pari tempo, per la gerarchia e per l'universalità che una stirpe nuovamente capace di elevarsi virilmente dal «vivere» al «più che vivere» può creare di contro ad un mondo dilacerato, senza principi veri e senza pace.” (J. Evola)
 
 
VEMST
 
NOTE:



(1)L.M.A.Viola, Essere Italiani.
(2)Ibidem.
(3)J. Evola,L’Arco e la Clava.
(4)Autori delle opere profetiche: Fahrenheit 451; 1984; Brave New World; Roller Ball Murder.

LA MARCIA DELL’IPOCRISIA.


Di Andrea Fais, tratto da Rivista Strategos

Anche quest’anno, il consueto appuntamento con la Marcia della Pace Perugia-Assisi non è passato in secondo piano. Il senso più intimo di questa manifestazione politica ha sempre recato in sé un obiettivo di enorme portata: sensibilizzare la pubblica opinione alle tematiche della guerra e alla necessità della pace come risposta e soluzione.



Da molto tempo, come era prevedibile, questo evento viene monopolizzato dalla sinistra politica e dalle sigle del suo ambiente di riferimento, oltre che da un certo associazionismo cattolico. Questa edizione è stata contrassegnata da un cielo plumbeo e scuro, che ha fatto da perfetto scenario ad una manifestazione triste e sterile. La presenza di Rosy Bindi e di numerosi esponenti locali e nazionali del PD, ha, come di consueto, calamitato l’attenzione della stampa.



Nell’ormai inutile sfilata di delegazioni palestinesi “democratiche” o di improbabili pacifisti israeliani, la presenza che ha costituito la vera novità di quest’anno è senz’altro quella di alcuni membri del movimento di sostegno all’opposizione iraniana.



La verdognola squadriglia all’interno del corteo ha nuovamente diffuso tra i partecipanti il materiale di quella che – ormai è noto – rappresenta a tutti gli effetti la frangia politicizzata e violenta della borghesia imperialista e filo-occidentale di Tehran.



La pace allegoricamente sfilata lungo i circa trenta chilometri che intercorrono fra il capoluogo di regione e la cittadina di San Francesco, ricorda molto da vicino la pax americana, o meglio, quella pace borghese che in un secolo di storia ha mostrato al mondo tutto il suo ipocrita fondo di realtà, traducendosi nelle forme sociali più reazionarie e retrive: dall’idealismo democratico propagandato per quasi due secoli attraverso il pesante ruolo che certi intellettuali (veri o presunti) della borghesia, hanno avuto nella società, al corporativismo messo in atto da oligarchie economico-finanziarie nazionali o internazionali, la complessa e sofisticata struttura logistica dell’imperialismo, sembra inarrestabile tanto da riuscire a divorare persino i consensi di intere fette di uomini e di donne in buona fede.



I diritti umani, le libertà civili o le stesse libertà politiche sono diventati le nuove parole d’ordine delle forze imperialiste, che ne hanno sapientemente modificato la sfera semantica. L’ingerenza, l’invasione, la colonizzazione hanno conosciuto nuove forme di realizzazione, molto più implicite del passato. La storia degli ultimi quaranta anni ci ha mostrato nuove tattiche della strategia imperialista. Sempre più raramente, infatti, la conquista o l’assoggettamento degli Stati e dei Popoli, avviene attraverso azioni militari consistenti e di lunga durata, e, anche qualora vi fosse un diretto scontro di forze, la sua descrizione pubblica viene rivestita di un involucro mediatico, capace di edulcorarne il contenuto, presentandolo sotto una forma di accettabilità, dinnanzi alle masse occidentali. La “pace” e le “ragioni umanitarie” diventano così le parole-chiave di un fantomatico neo-linguaggio democratico occidentale, col quale aprirsi varchi di capillarizzazione comunicativa e di consenso politico globale.

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mercoledì 26 maggio 2010

NOTIZIE DALL'IRLANDA DEL NORD.


Irlanda del Nord: Liam Hannaway vuole giustizia.

Un nazionalista repubblicano di 40 anni, Liam Hannaway, sta morendo in una cella di isolamento della prigione nordirlandese di Maghaberry per uno sciopero della fame contro l’inumano e ingiustificato trattamento carcerario a cui viene sottoposto.
Fondatore di un piccolo gruppo dissidente chiamato Saor Uludh, Hannaway è stato condannato a 10 anni di reclusione nel 2008 per essere stato trovato a Belfast, nel settembre 2004, in possesso di un ordigno rudimentale. Da quaranta giorni però Hannaway rinuncia al cibo e ha già firmato affinché non venga mantenuto in vita se dovesse finire in coma. Il suo rifiuto è motivato dalla condizione carceraria che lo vede recluso nello stesso braccio dei lealisti filo-britannici e dei criminali comuni. I suoi amici e sostenitori hanno deciso di protestare per questo e hanno rilasciato una dichiarazione in cui si afferma che il detenuto repubblicano è stato minacciato di morte dal personale del penitenziario. Nel documento viene anche precisato che Hannaway appartiene ad una “famiglia repubblicana ben nota”, Liam è infatti il nipote del cugino di Gerry Adams, Kevin Hannaway, uno dei fondatori - nei primi anni ’70 - del gruppo paramilitare Provisional IRA.
La nota ha anche precisato che tutto è iniziato nella Pasqua dello scorso anno durante una protesta quando ”nelle sue prime cinque settimane a Maghaberry, Liam è stato trasferito contro la sua volontà, nell’unità per la sorveglianza speciale - una squallida cella di isolamento, non ammobiliata, senza contatti con il mondo esterno. Liam è detenuto in questa cella di isolamento, recluso 24 ore al giorno, senza accesso all’aria aperta, per i prossimi 16 mesi”. Con lui vi sono quindici carcerati, tutti lealisti, ex-agenti di custodia ed ex-poliziotti, in carcere per stupro e droga. Si tratta di un ambiente minaccioso e deprimente, hanno fatto sapere i suoi sostenitori ed amici. Le autorità hanno annunciato che hanno dovuto sottoporre ad isolamento Liam perché gli altri detenuti repubblicani lo avrebbero minacciato di morte. Notizia questa smentita categoricamente dai nazionalisti irlandesi. Le autorità di Maghaberry hanno inoltre fatto firmare a Liam una lettera in cui afferma che in caso di morte del prigioniero il carcere non ha nessuna colpa per quanto accaduto.
Al detenuto inoltre viene negata la possibilità di far sentire la sua voce e, da parte della stampa, è stato imposto il più totale silenzio su tutta la vicenda. Nel documento viene precisato che un altro prigioniero repubblicano, John Kennaway, si è suicidato nello stesso braccio del carcere in circostanze analoghe, nel 2007. La vicenda inoltre fa tornare alla mente i tragici giorni del 1981 quando 10 detenuti dell’Ira si lasciarono morire di fame per protesta. All’epoca infatti Bobby Sands e altri nove militanti repubblicani morirono tra maggio e agosto dello stesso anno.
A proposito di Hannaway, Carl Reilly, rappresentante del gruppo Republican Network for Unity, ha dichiarato: “Stiamo entrando in una fase critica. Liam era già in trattamento per problemi coronarici prima di finire in sciopero della fame”. Intanto la fidanzata, Allison, madre di cinque figli, ha avuto due ictus negli ultimi due anni a causa delle continue perquisizioni della polizia e si trova sulla sedia a rotelle. Il 23 dicembre scorso durante una visita in carcere al marito è stata obbligata a spogliarsi completamente dagli agenti penitenziari per una perquisizione corporale alla presenza del personale del carcere e dei cani poliziotto. Dopo 14 mesi di battaglie messe in atto dal padre di Liam e dalla moglie affinché il detenuto potesse avere una forchetta e un coltello, il carcere ha concesso al nazionalista repubblicano soltanto la forchetta affermando che il coltello potrebbe essere utilizzato per arrecare danno alla sua persona. Allison ha anche ricordato, quando gli è stato chiesto se pensava che le recenti elezioni nordirlandesi possano essere la causa di questa orribile situazione in cui si trova Liam, e annuito: “Oh, assolutamente. Questi sono gli uomini che Adams e il Sinn Fein vogliono dimenticare”. Un chiaro riferimento ai recenti accordi di pace tra il Sinn Fein e il governo di Londra per la devoluzione dei poteri di polizia e di giustizia, che sono stati conferiti per la prima volta all’esecutivo nordirlandese e che hanno portato Gerry Adams e i suoi colleghi di partito a rinunciare a qualsiasi forma di lotta contro la presenza britannica a Belfast, per un’intesa che ha svenduto decenni di battaglie per l’indipendenza e la sovranità del loro Paese.

Di Andrea Perrone,
www.rinascita.eu
 






Irlanda del Nord: Hannaway è ancora in pericolo. Dopo 41 giorni di sciopero della fame Liam è stato trasferito in ospedale, ma le sue condizioni destano preoccupazione.

Dopo sei settimane di sciopero della fame il nazionalista Liam Hannaway, detenuto nel carcere nordirlandese di Maghaberry, è stato trasferito dalla cella di isolamento, in cui era rinchiuso 24 ore su 24, all’ospedale della prigione. Ieri, la moglie Allison è riuscita a parlare al telefono con lui e il prigioniero è risultato fortemente debilitato dagli oltre 40 giorni di sciopero della fame decisi per protestare contro le inumane condizioni carcerarie a cui è stato sottoposto. Liam ha perso infatti 20 chili, presenta sangue nelle urine e crampi allo stomaco, ed è affetto da parziale cecità ed astenia. Nonostante il suo pessimo stato di salute le autorità carcerarie hanno precisato che le sue condizioni non destano preoccupazione e la decisione è stata presa per permettere al personale medico di monitorare la sua situazione più da vicino. La protesta di Liam è iniziata quando è stato trasferito in una cella di isolamento in cui sono reclusi soltanto lealisti, ex poliziotti, ex guardie carcerarie e detenuti comuni, accusati di stupro e detenzione di droga. La moglie e il padre hanno più volte denunciato che lo sciopero della fame di Liam è stato deciso per protestare contro le decisioni dell’autorità carceraria di sottoporlo a misure così restrittive, erroneamente motivata dal timore che la sua vita fosse in pericolo tra gli altri detenuti repubblicani.
Nei giorni scorsi però i suoi amici e sostenitori avevano tenuto delle manifestazioni all’esterno del penitenziario per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione carceraria del detenuto.
La prigione di Maghaberry è finita da alcuni anni nell’occhio del ciclone per la situazione carceraria a cui sono sottoposti i detenuti. Nel 2006 un’ispezione governativa ha esortato le autorità carcerarie a compiere dei necessari cambiamenti, ma questi sono stati per lo più disattesi. Lo stesso è avvenuto di recente, quando gli ispettori hanno sottolineato che la situazione interna della prigione deve assolutamente cambiare. Nonostante queste raccomandazioni, lo scorso anno il direttore e il suo vice sono stati licenziati, mentre 17 membri dello staff carcerario sono stati posti sotto accusa a seguito di un’inchiesta per il suicidio di un detenuto. Un video ha dimostrato che il personale del carcere era sdraiato sul letto a guardare la televisione invece di sorvegliare i detenuti più a rischio. Sempre nel 2009 il nuovo direttore del carcere, aveva tentato di attuare delle riforme, nonostante l’aperta ostilità del personale. Risultato: dopo appena cinque mesi si è dovuto dimettere affermando che la sua sicurezza era stata deliberatamente messa in pericolo dai membri del personale penitenziario. All’inizio di quest’anno, poi, le crescenti tensioni tra le guardie carcerarie e i detenuti è culminata in una serie di proteste da parte dei reclusi, tra cui una di 48 ore durante la Pasqua. Recentemente, anche i parenti di altri detenuti hanno sollecitato i rappresentanti del Sinn Féin a intervenire contro l’ignobile situazione carceraria. Il partito guidato da Gerry Adams ha fatto visita ai detenuti, dopo numerose sollecitazioni, soltanto il 14 maggio scorso. La situazione del carcere continua però ad essere sempre la stessa. Soprusi, violenze e intimidazioni sono infatti all’ordine del giorno, e il rischio, per la vita dei nazionalisti repubblicani come Liam, un’assurda realtà che non può più essere tollerata.

Di Andrea Perrone,
www.rinascita.eu


L’Italia messa in vendita. E fanno finta di nulla.


In principio era Maastricht, e Maastricht era presso di noi, e Maastricht fu noi... L’inizio europeo della Globalizzazione, l’inizio del Libero Mercato, l’inizio della Flessibilità, delle Privatizzazioni, della Sovranità economica-finanziaria ceduta alle banche centrali a e ai loro Regolatori: le agenzie di rating, la Banca dei Regolamenti Internazionali, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale, l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Era il 7  febbraio del 1992 e, non a caso, per l’Italia, la firma fu apposta dall’allora ministro “socialista” Gianni De Michelis. Per acquisire meriti con i padroni atlantici, con i Signori del denaro e per mandare avanti i suoi affari con la Cina. Un buon triplice paracadute - a pensarci oggi bene  -  per evitare l’ostracismo democratico lanciato sul suo capo-partito, Bettino Craxi, ritenuto un avversario da abbattere dai Regolatori Atlantici.
Vi risparmiamo il declivio dei 18 anni trascorsi. Accenniamo appena alla gita sul Britannia degli Andreatta, Draghi, Soros e banchieri d’affari per la svendita in blocco del patrimonio pubblico italiano, delle migliori aziende nazionali, dalle telecomunicazioni all’energia, ai trasporti, ai gioielli dell’industria di trasformazione, al settore manufatturiero. Ricordiamo il varo, con Amato - dopo una svalutazione della lira non bloccata da Ciampi - della prima stangata lacrime e sangue che colpì le tasche degli italiani, “protetta” - sic - da un prestito a usura internazionale. Poi la folle decisione - ah: di Prodi, D’Alema, Ciampi & Co. - di lanciare una moneta unica, l’euro, senza gradualità, e senza alcuna difesa contro i raid della finanza usuraia internazionale. Quindi l’esplosione della speculazione finanziaria, con le nostre amministrazioni pubbliche - dalle comunità montane alle Regioni - in gara a contrarre più prestiti “facili” possibili, e con enti di diritto pubblico e privato - pensiamo ai fondi assistenziali e previdenziali, ma non soltanto a quelli - messi “sul mercato”. Ricordiamo il 2008 e il crollo della finanza derivata e dei mutui anglo-americani e le conseguenti misure di salvataggio delle maggiori banche ai danni dei cittadini. E, di recente, l’attacco speculativo ai “pigs” - ai “maiali” mediterranei: Portogallo, Italia, Grecia, Spagna - e cioè il crack dell’euro per rafforzare il dollaro, permettere la rivalutazione dello yuan cinese. E infine ricordiamoci dell’unanime Elogio al Trattato di Lisbona, firmato il 1 dicembre 2009, per “affrontare la globalizzazione”.
Mescoliamo bene il tutto, et voilà, il desco è servito.
Non soltanto da 18 anni siamo forzati a distruggere le nostre produzioni, delocalizzarle, per così comprare  quello che producevamo all’estero; non soltanto abbiamo visto devastare il Lavoro e spingere la maggior parte dei nostri cittadini in un nuovo Lumpenproletariat; non soltanto ci hanno privato dell’elementare diritto di essere proprietari del denaro che guadagnamo; non soltanto ci hanno costretto in una spirale nella quale compriamo dalle banche il denaro per pagare le banche; non soltanto siamo diventati carne da cannone per le guerre anglo-americane di dominio delle risorse energetiche dei Paesi in via di sviluppo... Ma poi dobbiamo anche ringraziare i nostri salvatori, i liberatori.
Come? Naturalmente adottando anche noi - come la Germania, come tutti i Paesi-colonia d’Europa - politiche di restrizione dei redditi che faranno ancora più stagnare la nostra economia, per lasciare qualche attimo di respiro a quelle dei padroni atlantici.
E il ministro? E il ministro Tremonti? Non aveva forse negato, anzi “scommesso”, che non vi sarebbero state più stangate?
Un altro Padoa Schioppa. Un altro Ciampi. Un altro Amato.

Di Ugo Gaudenzi, www.rinascita.eu


TESSERA DEL TIFOSO, ULTIMO STADIO.


La rivoluzione del tifo italiano: I pro, i contro, il dubbio d'incostituzionalità e il flop di Marassi.

Dopo i mondiali sudafricani, stagione calcistica 2010/2011. Una rivoluzione attende al varco i nuovi campionati di A e B. La Legge 41/2007 cambierà il modo di andare allo stadio degli italiani. Più di quanto già fatto da pay-tv, calcio spezzatino, tornelli, steward e biglietti nominativi. La Tessera del Tifoso si spingerà oltre: chi è senza non vedrà più dal vivo la propria squadra del cuore. Dal 29 Agosto solo per le trasferte nei settori ospiti. Forse poi dappertutto, pure per le gare in casa. Lo dice l'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. Lo ripete il Ministro dell'Interno Roberto Maroni. Sarà obbligatoria: “Si tratta di un riconoscimento alle forze dell'ordine e a tutti quelli che si sono impegnati per creare una situazione di sicurezza negli stadi. Dopo l'omicidio Raciti è stato fatto un ottimo lavoro”. 
 
FIDELITY CARD
Pensata come misura per contrastare il fenomeno della violenza degli ultrà, in realtà la Tessera del Tifoso è uno strumento di marketing, un vero e proprio mezzo di fidelizzazione che profila (e screma) gli utenti di curve e tribune creando una rete di 'tifosi ufficiali', un data base di clienti riconosciuti e validati. Un circuito di consumo al credito tipo bancomat con foto-tessera, dati sensibili e micro-chip modello scheda telefonica ricaricabile. Una carta per l'acquisto di abbonamenti e biglietti per lo stadio che facilita programmi membership con sconti, convenzioni e accumulo punti con aziende partner. La si avrà gratis o dietro pagamento, a seconda dei casi. Il Milan ha la 'Carta Cuore Rossonero' (senza spazio-foto e codice a barre), l'Inter la 'Siamo Noi' con Mastercard, si ritira alla Banca Popolare di Milano, 10 € dopo la Champions. La Juve offre 'Member Card' (kit a 36 € annui). Per i blucerchiati c'è 'Samp Card' e la Roma vende a 15 € (nuovi abbonati) la 'Club Privilege', Visa Electron.    
 
IL FRONTE DEL NO
Un pool di avvocati è ricorso al TAR del Lazio lamentando l'incostituzionalità dell'articolo 9 della L. 41/07, che vieta alle società di rilasciare la card “a soggetti che siano stati destinatari di provvedimenti di cui all'art. 6 della L. 401/89 ovvero a soggetti condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive”. Tradotto, niente Tessera del Tifoso per chi è (stato) raggiunto da un Daspo o per chi ha una condanna per reati da stadio, anche se solo di primo grado e non definitiva. Alla faccia del garantismo, dello stato di diritto, del presupposto di non colpevolezza sino alla Cassazione e del percorso riabilitativo col reinserimento sociale: per la legge sono tifosi indesiderati vita natural durante e per toglierseli di mezzo basta un provvedimento amministrativo senza processo (Daspo) o una condanna prima del terzo grado di giudizio. Da qui le proteste e il fronte comune: striscioni, cori, cortei, raduni, manifestazioni. Un subbuglio nazionale  al grido di NO ALLA TESSERA. Dalla curva dell'Atalanta a quelle di Vicenza, Lecce, Samp, Genoa, Reggiana, Trieste, Verona, Pisa e Modena. Dalla Lazio alla Roma, Milan, Inter, Napoli e Juve comprese. Le une con le altre, insieme a tante altre (con qualche eccezione). Amici coi nemici, oltre le barriere. Coi tifosi organizzati di Cremonese e Parma che hanno già sentenziato: “Non ci pieghiamo, non faremo la Tessera del Tifoso e non faremo nessun abbonamento alla Cremo. Vogliamo continuare ad essere padroni di noi stessi”, dicono gli ultras grigiorossi. “Il tifo libero non si tessera. Noi Boys non faremo la Tessera del Tifoso. Per entrare allo stadio non chiederemo nessun permesso né alla Società, né alla Questura, né a Maroni: non sottoscriveremo nessuna carta di credito. Se il Parma la renderà obbligatoria,non faremo l’abbonamento”, ripetono dalla Curva Matteo Bagnaresi. E i Friulani al Seguito di Udine sono sulla stessa strada: “Vogliono manipolare la nostra fede calcistica, la nostra libertà di espressione, il nostro modo di vivere la partita per avere il controllo sul prodotto calcio che ci verrà servito nel modo e nei tempi che decideranno loro”. In ballo, dicono, c'è la libertà dei cittadini (garantita dalla Costituzione) di fruire di luoghi pubblici e di muoversi liberamente sul territorio nazionale. “Non mi piacciono le schedature, tanto meno dei tifosi”: non lo dice un curvarolo pregiudicato, ma il CT della Nazionale Marcello Lippi. Questa legge reprime e ghettizza l'aggregazione giovanile, colpendo nel mucchio, sparando all'impazzata. Buttando il bambino con l'acqua sporca. Rendendo  invisibile e più pericoloso il fenomeno del reazionarismo da calcio. Domani anonimo e mimetizzato. 
 
GENOA-MILAN, PRECEDENTE FLOP
L'ultimo Genoa-Milan a Marassi: pensata come prova generale, è diventato un boomerang, un precedente ingombrante, non solo per l'uccisione (1995) del genoano Spagnolo . Il CASM autorizza la trasferta dei rossoneri muniti di Tessera del Tifoso. Da Milano in 371, conformi alla legge, acquistano i tagliandi del settore ospiti. I tifosi rossoblù progettano un sit-in e un corteo di protesta. La tensione sale alle stelle. Il Sindaco di Genova chiede aiuto a Maroni per bloccare il viaggio dei milanisti. Il Ministro tace 7 giorni e quando mancano 18 ore dalla partita (colpo di scena!) il Prefetto ligure impone la gara a porte chiuse, causa ordine pubblico. Tutti a casa con buona pace della 'Carta Cuore Rossonero' e dei 23.125 abbonati genoani. E pure dei diritti dei consumatori e del rivoluzionario progetto culturale della Tessera del Tifoso. Che già prima di entrare nel vivo, mostra più insidie che certezze.    

Di Maurizio Martucci, www.liberal.it


lunedì 24 maggio 2010

CONTROVENTO - MAGGIO/GIUGNO 2010 [SCARICA STAMPA DIFFONDI]



(Clicca sulla copertina per scaricare il numero di Maggio/Giugno)



SIAMO TORNATI!

Dopo un periodo di inattività torna Controvento. Un piccolo contenitore di idee, di analisi, di tematiche non politicamente corrette ma fatto da e per Uomini Liberi. Uno spazio aperto a tutti per  cercare di comprendere quello che realmente ci circonda e ci ha circondato, senza pretese. Per informare, per contro informare una massa accecata e abbruttita dall’edonismo imperante. In una società dove ormai si è diventati spettatori passivi e non protagonisti, dove non si clikka nemmeno più ma si è clikkati, abbiamo deciso di tornare. Di tornare a modo nostro, nei peggiori bar, nelle peggiori scuole, nelle peggiori facoltà dell’università di Perugia. Da sempre nei posti più bui per dare luminosità a questo mondo grigio.

In questo numero:

Bobby Sands, martire d`Europa. - Di Controvento
Bobby Sands, cuore di Belfast - Recensione conferenza - Di Riccardo Merolla
Il punto di non incontro tra destra israeliana e destra europea. - Di Controvento
Ernst Niekisch, l’incompiuto rimosso dalla storia - A.F.
La kermesse elettorale è finita! - Di Controvento
Scie chimiche: realta' o fantasia? - Di Mario Cecere


Per richiedere la copia cartacea e/o collaborare contattarci alla mail: controventopg@libero.it


mercoledì 19 maggio 2010

La guerra continua...


...a fianco dell’alleato statunitense.
Di primo acchito, potrebbe sembrare una “badogliata”.
E infatti lo è: Washington impone ancora oggi, a 65 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, all’Italia di fornire truppe gurkha per far fronte alle sue guerre nel Vicino Oriente.
Le polemiche sulle infelici esternazioni del nostro ministro della Difesa Ignazio La Russa, protagonista domenica scorsa di raccapriccianti boutades (dopo una breve premessa sui fatti tragici in Afghanistan, una lunga riflessione sul pallone, il Siena, lo scudetto all’Inter e i favori alla Roma...), non ci interessano più di tanto: sappiamo di che pasta sono fatti certi ministri della nostra Repubblica. Ma quello che è doloroso sottolineare è la continua subornazione dell’Italia alle guerre di esportazione atlantiche. Ed è la tragedia umana e sociale a cui questo governo e questo Parlamento di sudditi di Washington - di destra come di (falsa) sinistra -  sottopone i nostri militari, assoldati sotto l’egida ipocrita della lotta al terrorismo.
Ieri mattina, dopo l’ennesima carneficina consumata in Afghanistan (20 morti, compresi 4 militari americani dell’Isaf) il ministro La Russa, intervenuto telefonicamente alla trasmissione Mattino5, ha così dichiarato: Grazie al supporto dell’Italia, c’è più controllo del territorio (afghano ndr) da parte delle forze alleate, maggiore collaborazione con il governo e la popolazione”, e proprio tutto questo “scatena la reazione dei talebani, con attacchi vigliacchi e terroristici, tipici di chi è in difficoltà”.
Chi difende la propria patria invasa e occupata, quindi, secondo La Russa, è vigliacco e terrorista. Il ministro della Difesa ha anche strumentalmente ribadito il “cordoglio” per le vittime e i loro familiari.E che bisogna “far sentire a chi in Afghanistan ogni giorno fa il proprio dovere che l’Italia è consapevole che sono lì per tenere lontani dalle nostre case i pericoli del terrorismo”.
E sempre secondo la Russa il rimedio italiano al terrorismo afghano si chiama “Freccia”. “Tra poche settimane potremo mandare i nuovi Freccia - ha spiegato il ministro - che sono dei blindati molto più grossi e più sicuri, anche se un po’ meno veloci, del Lince, che comunque ha dato ottima prova di sé”.
Ma i Lince, come da tempo denunciato da “Rinascita”, sono praticamente poco più di fuoristrada, inadatti al teatro di guerra: ma questo il “ministro” fa finta di ignorarlo. Per costui, infatti, “tutto dipende dalla quantità di esplosivo” utilizzata dai “terroristi” per minare i percorsi degli occupanti.
E come se non bastasse il ministro della Difesa a rassicurare gli statunitensi sull’impegno futuro delle nostre truppe a questa vergognosa guerra, il titolare della Farnesina, Franco Frattini, sempre ieri, elmetto virtuale in testa, ha dichiarato che “i nostri soldati sono pronti a colpire le basi terroristiche”. Ormai il modus operandi del nostro esercito, secondo Frattini, sarà, a differenza delle azioni di supporto ad altri contingenti o in funzione di rastrellamento operate fino ad ora, quello di colpire le installazioni stabili in cui si annida la guerriglia.
Una missione di guerra d’occupazione “per consolidare la pace”... Altro che intervento “umanitario” e balle simili.
Sicuramente, come già accaduto in passato, ci sarà da temere sia per la popolazione civile inerme che per i nostri giovani mandati a combattere un conflitto che non appartiene loro e che può soltanto esacerbare l’odio e la rabbia degli afghani, e degli iracheni, nei confronti dell’Occidente.

Di Enea Baldi, www.rinascita.eu


CARABINIERI? NON PIU’, E’ EUROGENDFOR.


Mentre tutto tace, il corpo militare sovranazionale è pronto.

Si esatto, avete capito bene, entro il 2011 i Carabinieri dovrebbero confluire in un corpo militare sovranazionale che avrà il nome di Eurogendfor (European Gendarmerie Force,
www.eurogendfor.eu). Eurogendfor è nata in Olanda il 18 Ottobre del 2007 con il Trattato di Velsen firmato da tutti i paesi che sono dotati di Polizie militari: Francia (Gendarmerie), Spagna (Guardia Civil), Portogallo (Guardia nacional) e Olanda (Marechaussée) e ovviamente, per l’Italia, i Carabinieri. Fin qua sembrerebbe tutto normale, qualcuno potrebbe dire che i Carabinieri verranno sostituiti con un altro nome ma la sostanza sarà la stessa. Caso strano, sembrerebbe che questo trattato, formato da 47 articoli, non è possibile leggerlo integralmente da nessuna parte. Sembrerebbe che non sia stato allegato nemmeno alla proposta di legge della costituzione di Eurogendfor per la parte italiana che è stata presentata il 28 Dicembre del 2009. Esisterebbe solamente un compendio del trattato per i parlamentari che lo devono convalidare. Di cosa si occuperà l’European Gendarmerie Force? In un articolo di Solange Manfredi, “L’eurocrazia si prende l’Arma. Per operazioni speciali” tratto dal sito www.effedieffe.com leggiamo che “questa Polizia sovranazionale sarà a disposizione della UE, dell’OSCE, della NATO o di altre organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche. Una forza pre-organizzata e dispiegabile in tempi rapidi e capace di eseguire tutti i compiti di polizia previsti nell’ambito delle operazioni di gestione delle crisi”  - e ancora -  “potrà garantire la pubblica sicurezza e l’ordine pubblico, eseguire compiti di polizia giudiziaria, monitorare la polizia locale nell’adempimento dei propri servizi, compiere investigazioni criminali, dirigere la pubblica sorveglianza, operare come Polizia di frontiera, regolamentare il traffico, acquisire informazioni e svolgere operazioni di intelligence, proteggere la popolazione e la proprietà (…)”. Non è tutto, godrà anche di una forte immunità a livello internazionale, sempre nell’articolo di Manfredi vengono citati alcuni articoli del trattato: Articolo 21 - i locali, edifici, archivi (anche informatici ed anche se non ivi presenti) appartenenti ad Eurogendfor sono inviolabili; Articolo 22 - le proprietà ed i capitali di Eurogendfor sono immuni da provvedimenti esecutivi dell'autorità giudiziaria; Articolo 23 - tutte le comunicazioni degli ufficiali di Eurogendfor non possono essere intercettate; Articolo 28 - i Paesi firmatari rinunciano a chiedere un indennizzo per danni procurati alle proprietà nel corso della preparazione o esecuzione delle operazioni. L’indennizzo non verrà richiesto neanche in caso di ferimento o decesso del personale di Eurogendfor; Articolo 29 - gli appartenenti ad Eurogendfor non potranno subire procedimenti a loro carico a seguito di una sentenza emanata contro di loro, sia nello Stato ospitante che nel ricevente, in uno specifico caso collegato all’adempimento del loro servizio”. Continuando a cercare notizie in merito, si apprende che la sede scelta per Eurogendfor è la caserma dei Carabinieri “Generale Chinotto”, che si trova a Vicenza. Strana collocazione, non trovate? Vicenza è infatti la località che “ospita” la più grande base militare statunitense in Italia che non è neanche a disposizione della NATO ma soltanto del Pentagono… Mentre tutto questo è taciuto dai media nazionali, il super corpo militare è pronto.

Di Fabio Polese,
Free Press Perugia
15 Maggio 2010


Polizia, una festa rovinata da troppi abusi.


La festa della polizia, in svolgimento a piazza del Popolo a Roma, cade in un momento di forte tensione tra le forze dell’ordine e i cittadini. Il caso del giovane Gugliotta picchiato gratuitamente da diversi poliziotti in assetto di guerra, subito dopo la partita di coppa Italia tra la squadra giallorossa e quella interista, non può ridursi a mera smagliatura o eccesso come ha fatto il capo della polizia. Va bene le scuse ma dire che si tratta di eccessi fisiologici ci sembra riduttivo rispetto alla gravità del fatto. Anche nel caso di Gabriele Sandri si è trattato di eccessi? Stessa cosa per Aldrovandi? E Cucchi? Capiamo le difficoltà ad ammettere le proprie colpe e a dire chiaramente che tra le forze dell’ordine c’è troppa voglia di rambismo ma da qui a ridurre pestaggi violenti e in qualche caso atti di vere e proprie torture ad eccessi fisiologici ce ne corre. Le violenze alla scuola Diaz e alla caserma Bolzaneto, durante il g8 di Genova 2001, sono per caso degli eccessi? Lì si trattò di vere e proprie torture senza ombra di smentite. Ma quasi nessuno di quei torturatori in divisa ha pagato, per via della solita prescrizione. “Quando ci sono questi fatti, c’è amarezza e forte rammarico e voglia di scusarsi con tutti”, così il capo della polizia ha provato a giustificare uno dei tanti episodi di forza bruta che vedono protagonisti uomini in divisa. Forse bisognerebbe farsi un esame di coscienza e rendersi conto che sono troppi i casi di abuso delle forze dell’ordine, per non veder compromesso il rapporto di fiducia con i cittadini. E nel caso di Gugliotta la sua scarcerazione è dovuta essenzialmente ai filmati che lo scagionano altrimenti sarebbe ancora a Regina Coeli come gli altri sette arrestati. Certo spetta al magistrato fare chiarezza per togliere anche ogni dubbio sulla versione dei poliziotti in merito alla partecipazione di Stefano agli scontri. Comunque sia il pestaggio non può trovare nessun appiglio in questa versione. Bastava qualificarsi e fermare il giovane senza per questo lasciarsi andare a forme di vendetta a tempo scaduto. E quindi le scuse del capo della polizia e la promessa di sanzioni nei confronti dei responsabili sono da prendere con le molle. Ci sono troppi precedenti di uomini in divisa responsabili di gravi abusi che non hanno pagato. Ma non per questo bisogna fare di tutt’erba un fascio. Per evitare certi eccessi il capo della polizia ha ricordato l’istituzione della scuola della formazione e tutela dell’ordine pubblico al fine di prendere visione degli errori compiuti. Al 158/mo compleanno della polizia erano presenti anche il capo dello Stato, Napolitano e il ministro dell’Interno, Maroni ma non il presidente del Consiglio, costretto a disertare la cerimonia per via del malessere che lo ha colpito. Nell’occasione il presidente della repubblica ha sottolineato i ripetuti successi nella lotta alla criminalità, con la cattura dei più pericolosi latitanti in cima alla lista. E’ bene ricordare che Berlusconi in questa campagna contro la grande criminalità si gioca tutta la reputazione, avendo promesso la sconfitta della mafia nei prossimi tre anni. Se fosse vero i cittadini non potrebbero che andarne fieri ma si vorrebbe anche che certi brutti episodi di violenza gratuita delle forze dell’ordine non si verificassero più. Del discorso di Manganelli vogliamo ricordare una frase: “Noi siamo in piazza per tutelare tutti, a cominciare da chi manifesta contro”. Ci auguriamo che questo avvenga sempre e che non restino solo parole.

Di Michele Mendolicchio, www.rinascita.eu


Per non far morire l’anima delle nostre vie. [Perugia]


Riceviamo e pubblichiamo l'iniziativa di un comitato cittadino in difesa dei propri quartieri.
 



Di fronte alla crisi che li sta interessando i commercianti di via della Viola, via Cartolari e via del Roscetto hanno pensato che è giunto il momento di non stare più con le mani in mano.



Superando il pudore di chi non ha nel proprio DNA la tendenza a scendere in piazza per rivendicare i propri diritti, i commercianti della zona per la maggior parte donne, si sono riuniti in un comitato il cui il nome coincide con l’obiettivo da raggiungere: “Comitato per rivitalizzare le vie del Centro Storico”.



Primo passo è una petizione rivolta al sindaco di Perugia in cui si fa presente che “la critica situazione in cui verte da tempo la zona compresa tra la chiesa di S. Fiorenzo e quella di S. Maria Nuova ha prodotto una drastica riduzione delle attività commerciali, con la chiusura di oltre 40 esercizi sui 60 iniziali”.



Attualmente ne sarebbero rimasti aperti solo 12 di cui 3 pubs (attività prettamente notturna) con relativo crollo dell’afflusso di clientela causato, oltre che della notevole riduzione degli abitanti, anche della quasi totale eliminazione del parcheggio per auto.



Nell’ultimo periodo, a detta dei commercianti, alcune scelte poco illuminate hanno introdotto in via del Roscetto un varco ZTL con accesso riservato esclusivamente ai residenti, penalizzato il parcheggio per la clientela degli esercizi commerciali e chiuso alla circolazione strade come via dei Ciechi e via Bella.



“Tutto ciò non ha favorito il quartiere – dice Elena Caporali titolare della Tabaccheria di via della Viola – Con meno abitanti e negozi le nostre vie finiscono per perdere la loro anima. E’ per questo che abbiamo deciso di scendere in campo. Stiamo sensibilizzando i residenti ed i nostri clienti al fine di aiutarci a rivitalizzare la zona mantenendo gli attuali esercizi commerciali ma anche incentivando l’apertura di nuove attività artigianali, l’insediamento di uffici per liberi professionisti, l’aumento del numero dei residenti, la fruizione di servizi sociali essenziali (come il carico e scarico di prodotti, l’intervento di addetti alla manutenzione quali idraulici, muratori, elettricisti).



Per questo ma anche per contribuire a tenere sotto controllo eventuali atti di criminalità invitiamo a firmare chiedendo: 1) di ripristinare la circolazione degli autoveicoli così come era prevista prima dell’introduzione dei limiti di varco ZTL (Zona Traffico Limitato), 2) – di ripristinare e delimitare chiaramente gli spazi per il parcheggio delle auto in almeno uno dei lati di via del Roscetto, p.zza del Duca e via Cartolari”.



La petizione si conclude con un’interessante proposta estendibile anche alle altre zone del centro storico nelle quali è forte la polemica per le “cosidette strisce blu” e cioè l’applicazione della tariffa ridotta per la prima ora di parcheggio al costo di max. Euro 0,50, come previsto anche in altri centri urbani, al fine di agevolare la clientela dei relativi esercizi commerciali. “Chi ritenesse di condividere l’iniziativa – conclude Elena Caporali – può aderire firmando la petizione nei negozi che espongono la nostra locandina”.



Questa volta al di là della concorrenza sembra che i commercianti abbiano le idee chiare.

Maurizio Vignaroli, Direttore di Perugia Free Press



venerdì 14 maggio 2010

Nakba.



62 anni fa la Nakba, un deportato racconta l'espulsione dei Palestinesi dalla loro terra.

Gaza – Speciale Infopal.
Sono trascorsi 62 anni dalla cacciata del popolo palestinese dalla Palestina, occupata nel 1948 dalle bande criminali sioniste c.



Esse uccisero e bruciarono tutto ciò che era palestinese, costringendo all’esilio e alla dispersione come “rifugiati” centinaia di migliaia di autoctoni: con il termine “Nakba (Catastrofe) palestinese” si indica quel che accadde allora a quelle persone. 



Sul suo volto sono evidenti i segni dell’identità palestinese: le rughe segnano la ‘via del ritorno’, e dagli occhi, ogniqualvolta viene ricordata la parola “ritorno”, scendono lacrime che le vanno a riempire... Ecco il ricordo di una vita spezzata con l’emigrazione forzata del 1948, e la memoria rimasta sospesa tra il villaggio di ‘Aqir (ar-Ramla) e Gaza, la sede dell’esilio.



 



Ricordi del passato



 



A 62 anni fa risalgono i ricordi dell’ottuagenario Hasan Subhi Abu Rahma, rifugiato dal villaggio occupato di ‘Aqir. Aveva 18 anni e faceva il contadino, insieme alla sua famiglia formata da dodici persone.



 



La sua famiglia possedeva un terreno di 14 dunum [1 dunum palestinese equivale a 900 mq, ndr] che anche  Hajj [titolo onorifico che indica chi ha svolto il pellegrinaggio – hajj – alla ‘Casa di Dio’, a Mecca, ndr] Hasan coltivava. Esso dava i frutti necessari per vivere, ma tutto venne interrotto dalla fuga provocata dagli usurpatori israeliani.



 



“Era una terra generosa e benedetta. Dava il grano, il mais, il miele, il laban [un prodotto caseario simile allo yogurt, ndr] e i migliori formaggi della Palestina fatti con latte di pecora. Inoltre, il nostro villaggio era famoso per la fabbricazione di tappeti, la cui lana era tratta sempre dalle nostre pecore”.



 



La notte funesta



 



Di quella notte funesta, che lo strappò dalla sua casa e dalla sua terra, Hasan racconta: “Alle cinque del mattino, le bande sioniste dell’Haganà (formazioni militari ben armate e ben addestrate) si raggrupparono ai limiti della cittadina, e in poco tempo piombarono sul villaggio cominciando ad uccidere e distruggere”.



 



Prosegue Hasan: “Gli uomini e i giovani del villaggio, insomma, chi poté, scappò… ma chi non ce la fece, come gli anziani, i bambini ed alcune donne, finì prigioniero per mano delle bande dell’Haganà: tutti radunati nella moschea del villaggio. A quel punto gettarono delle bombe nella moschea e spararono uccidendo tutti quelli che vi avevano messo dentro. Non vidi nessuno uscire dalla moschea: li avevano ammazzati tutti”.



 



Hajj Hasan riprende a raccontare sospirando: “Dopo di ciò, grazie al Cielo [al-Hamdu li-Llàh: lett. “La Lode spetta a Iddio”, ndr], io e la mia famiglia siamo riusciti ad uscire dalla cittadina, mentre quelle bande tiravano le bombe sulla moschea per uccidere i palestinesi che vi avevano rinchiuso. Così continuammo a camminare fino ad al-Migdal, alla frontiera settentrionale della Striscia di Gaza. Lì rimanemmo solo due giorni, ma quando sentimmo le notizie sulle bande sioniste che stavano avvicinandosi scappammo verso la Striscia di Gaza, dove ci sistemammo nel campo profughi di an-Nuseyrat, nella parte centrale della Striscia”.



Il certificato di proprietà della terra e la chiave di casa…



 



Con voce ferma, Hajj Hasan chiede ad uno dei suoi nipoti che sono intorno a lui ad ascoltare i suoi ricordi dolorosi di portare il certificato di proprietà della sua terra e la chiave della casa, diventata un simbolo dei loro diritti sulla terra da cui sono stati cacciati.



 



Con mani tremanti, Hajj Hasan apre i fogli che riguardano la sua terra, così vediamo i suoi dati personali e le informazioni che dimostrano che i suoi diritti: “Quanto mi auguro di tornare in quella terra… lavorarvi, mangiare dei suoi frutti ed esalare l’ultimo respiro là”.



 



E conclude: “Se non riuscirò a tornare, questi miei nipoti hanno preso l’impegno di completare l’opera e di non barattare la loro terra con tutto l’oro del mondo, perché presto o tardi si vedrà chi ha ragione e gli stranieri e i ladri saranno cacciati dalla nostra terra”.



 



Profughi espulsi



 



I profughi palestinesi sono circa 4,7 milioni, distribuiti tra i 59 campi profughi palestinesi ufficiali riconosciuti dall’UNRWA su terra palestinese (27 campi: 19 in Cisgiordania e 9 nella Striscia di Gaza) e nei Paesi arabi (12 in Libano, 10 in Siria e 10 in Giordania).



 



I profughi palestinesi in Giordania registrati dall’UNRWA sono il 41,8% del totale (di cui il 15,9% vive ancora nei campi profughi); quelli in Libano sono il 9,4% (di cui il 52,7% nei campi profughi); il 10% dei profughi palestinesi vive invece in Siria (qui il 26,6% si trova nei campi profughi).


Tratto da: Infopal



giovedì 13 maggio 2010

Soros parla di speculazione insieme ai suoi complici.


Alcuni dei peggiori banditi in guanti bianchi del mondo si sono riuniti ieri a Zurigo in un vertice, ovviamente a porte chiuse, come gli incontri del Bilderberg e della Commissione Trilaterale. Un comunicato aveva anticipato che l'incontro puntava “a stimolare la riflessione sul funzionamento del sistema monetario internazionale e a stimolare i governanti a un dialogo sulle riforme necessarie nel medio e lungo termine”. Una puntualizzazione che fa presagire che l’incontro di ieri abbia rappresentato l’occasione per delineare proposte in un funzione della realizzazione di un sistema di controllo globale della finanza nel quale comanderanno gli stessi criminali che hanno innescato la crisi del 2008 e che oggi, di nuovo in piedi grazie agli aiuti statali, hanno ripreso nelle loro speculazioni, del tipo di quelle hanno affossato la Grecia.
Ad organizzare l’evento sono stati i padroni di casa della Banca nazionale svizzera e il Fondo monetario internazionale. C’erano alcuni governatori delle banche centrali, investitori e rappresentanti di organismi internazionali. Erano presenti il governatore della Banca centrale svizzera, Philipp Hildebrand, quello della Bundesbank, Axel Weber, il cinese Zhou Xiao Chuan, e il francese Jean Claude Trichet presidente della Banca centrale europea. Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve Usa non si è fatto vedere ma a rappresentarlo c’era Donald Kohn. Presenti al vertice anche i finanzieri Willem Buiter (uno dei massimi dirigenti di Citi Group) e George Soros, quello che viene considerato a ragione l’emblema stesso della speculazione.
Nel suo intervento Kohn ha affermato che l'economia Usa deve contare più sul finanziamento agli investimenti produttivi e meno sul debito legato a consumi privati e immobiliari. Peccato che Kohn non abbia ricordato che la Federal Reserve e il Tesoro Usa in questi ultimi due anni hanno fatto tutto meno che finanziare l’economia produttiva ma che invece hanno continuato ad aiutare massicciamente gli speculatori, tipo Goldman Sachs, che avevano versato una barca di quattrini per la campagna elettorale di Obama il quale, una volta alla Casa Bianca, ha pensato bene di ricambiare il favore. Tanto i soldi utilizzati non erano certamente suoi ma dei cittadini Usa.
La presenza di un autentico bandito come Soros a Zurigo a parlare di regole e di etica dovrebbe comunque indignare qualsiasi persona di buon senso visto che sarebbe come curare un malato di Aids iniettandogli dosi massicce di virus Hiv. Eppure agli gnomi di Zurigo, tanto per usare un termine reso famoso da John Kennedy, tutto questo pare perfettamente normale. Sono infatti i finanzieri come Soros, capaci di mobilitare risorse “virtuali” pari a 100 volte i soldi di proprietà, ad avere scatenato la crisi finanziaria che si è poi riversata sull’economia reale globale. Certo Soros non è la speculazione ma ne fa parte integrante come il suo degno compare John Paulson. A metà febbraio, Soros e Paulson, unitamente ad altri finanzieri Usa, si erano infatti riuniti a Wall Street per programmare un attacco contro l’euro, incominciando a speculare contro i titoli di Stato dei Paesi europei, contrassegnati da un alto debito, come appunto la Grecia. Il resto è cronaca recente. Un’azione che ha fatto arricchire Soros come nell’autunno del 1992 quando speculò contro la lira obbligando la Banca d’Italia di Ciampi (!) a svalutare la nostra moneta del 30% e rendendo più appetibili per la finanza anglosassone le imprese pubbliche che il governo dell’epoca (quello di Giuliano Amato) aveva messo sul mercato. L’offensiva contro la Grecia, oltre al guadagno immediato, aveva tra i suoi obiettivi anche un traguardo del genere. Tanto per confermare che la speculazione con mezzi “virtuali” finisce sempre razziare la ricchezza reale delle Nazioni.
 
Primi soldi alla Grecia e impegni per tutti
Il ministero delle finanze della Grecia, Georgos Kostantinou, ha chiesto ai Paesi dell'Eurozona la prima tranche di aiuti per 14,5 miliardi che servirà a rifinanziare i titoli del debito pubblico in scadenza il prossimo 19 maggio. Oggi la Grecia riceverà altri 5,5 miliardi di euro dal Fondo Monetario Internazionale. Complessivamente la Grecia dovrebbe ricevere in tre anni finanziamenti pari a 110 miliardi a fronte dei quali dovrà operare massicci tagli alla spesa pubblica, in particolare alle pensioni e agli stipendi dei dipendenti pubblici. I prestiti alla Grecia e ancora di più la costituzione di un meccanismo capace di mettere in campo 750 miliardi per difendere l’euro dalla speculazione, sono stati l’occasione per un regolamento di conti interno tra quei Paesi che credono di essere “virtuosi” perché tengono stretti i cordoni della spesa pubblica, in primo luogo la Germania, e gli altri considerati cicale perché portati a spendere e spandere. La Grecia quindi, seguita da Portogallo, Irlanda e Spagna. Quelli indicati dall’acronimo PIGS. Per non parlare dell’Italia che con il suo 112% di debito pubblico sul PIL non si trova davvero in condizioni ottimali. Ma anche la Francia dalla quale, secondo Bruxelles, verrebbero segnali non incoraggianti sulla capacità di tenere sotto controllo il debito. Così, il commissario europeo agli Affari economici e monetari, il finlandese Olli Rehn, ha ricordato che Italia e Francia, come Spagna e Portogallo soffrono di un indebitamento elevato e pertanto devono intensificare i loro sforzi per ridurlo. Ha ricordato Rehn che Madrid e Lisbona sono state obiettivo di speculazioni. Di conseguenza, si deve temere che queste potrebbero in futuro colpire Italia e Francia. In particolare, ha lamentato Rehn, il governo di Roma non ha adottato un vasto programma di rilancio dell’economia perché non dispone di molti soldi in conseguenza del livello elevato del suo debito.

Di Filippo Ghira, www.rinascita.eu


Louis-Ferdinand Céline


Il Louis-Ferdinand Céline di Pol Vandromme, scrittore e giornalista belga, nonché critico letterario e polemista politico, fu pubblicato nel 1963 dalle Éditions Universitaire nella collana Classiques du XXe siècle. A distanza di quasi mezzo secolo il libro, che ora si presenta con una nuova prefazione dell’Autore, conserva intatte la lucidità d’analisi e l’acutezza nel mettere a fuoco l’importanza e il valore di Céline quale maggior innovatore del linguaggio romanzesco del Novecento, portandolo su vette vertiginose, senza mai, da parte di Vandromme, cedere a facili e abusati giudizi morali, anche quando affronta approfonditamente la produzione più controversa e fuori da ogni compromesso dei pamphlet.
F.to 14x21, brossura, 112 pag., alcune ill. b/n, 15,00 Euro.
Una iniziativa del blog
http://lf-celine.blogspot.com, l’opera di Céline in brevi schede bibliografiche, estratti, notizie e interviste.


mercoledì 12 maggio 2010

SCIE CHIMICHE – Il fenomeno sempre più visibile anche in Umbria.


Sono sempre più frequenti i giorni in cui il cielo, anzichè azzurro, è grigiastro o bianco lattiginoso a causa del continuo passaggio di aerei. Normali scie di condensa delle compagnie di linea? Le basse quote di volo e la persistenza più o meno duratura delle emissioni lo escluderebbero. Il fenomeno riguarda quasi tutto il mondo ed è noto come ‘scie chimiche’ (chemtrails). Studiato da una vasta rete di scienziati perlopiù nordamericani, in Italia viene denunciato da diversi gruppi tra cui il Comitato Nazionale ‘Tanker Enemy’, coordinato dai fratelli Antonio e Rosario Marcianò:



Cosa contengono tali sostanze?



“Analizzando campioni di pioggia, suolo e colture sono emersi valori fuori norma di bario (igroscopico), alluminio (riflettente), elementi radioattivi e metalli pesanti. Ma anche virus, OGM e nanomacchine. Tutta roba che poi respiriamo”.



I responsabili e gli scopi?



“Esiste una vasta letteratura di esperimenti scientifico-militari svolti all’insaputa della gente con molteplici obiettivi: modificare il clima, obbligare gli agricoltori ad usare OGM, diffondere virus per incrementare gli incassi delle multinazionali farmaceutiche, rendere l’atmosfera elettricamente più conduttiva sia per comunicazioni militari sia nel tentativo di manipolare le frequenze del cervello e del DNA tramite l’invio di impulsi elettromagnetici. I progetti HAARP e GWEN sfruttano negativamente le geniali intuizioni di scienziati come Nikola Tesla nel campo dei rapporti fra frequenze, biologia e geologia (vengono sperimentati anche sismi artificiali)”.



Problemi nel diffondere i vostri studi?



“Molte minacce, poco spazio (spesso distorto) sui media ufficiali, istituzioni sorde, interrogazioni parlamentari senza risposta. I nostri siti web sono attaccati dai ‘debunkers’ (personaggi pagati per difendere le verità ufficiali, come per l’11 settembre). Uno di loro, membro del CICAP ed assistente di Superquark, è stato visto mentre spiava la nostra abitazione. Se fossimo visionari, perchè tanta attenzione? La loro alleanza annovera governi di tutto il mondo, banche, multinazionali, militari, compagnie aeree, università, enti di ricerca e controllo, mass media, programmi tv di ‘divulgazione scientifica’, meteorologia ufficiale. Gli esperimenti, costosissimi, sono finanziati con denaro pubblico e signoraggio bancario (altro argomento tabù)”.



Da chi sono formati i vostri comitati?



“Soprattutto gente comune che, guardando il cielo, si è accorta dello scempio. E poi agricoltori, studenti, fisici, biologi, consiglieri comunali e provinciali, qualche deputato e medici stupiti dall’aumento di molte patologie (associabile alle scie è anche il morbo di Morgellons)”.



Gli ambientalisti?



“Troppo spesso abbagliati dalla farsa del riscaldamento globale, operazione studiata ad hoc per deviarli”.



Segnalazioni dall’Umbria?



“La vicenda dell’acqua di Orvieto che, come tante altre, è piena di metalli. Il comune ha vietato di berla perchè ‘le intense precipitazioni l’hanno contaminata’. Ma le piogge normalmente sono un beneficio, a meno che non ci sia qualcosa in cielo!”.



Il 2012?



“Potrebbero essere disastri più artificiali che cosmici. Preparano una dittatura globale basata sulla paura e sul controllo: città già piene di antenne e videocamere, messaggi subliminali in TV, mega-stati (es. UE)”.



Scenario orwelliano. Non c’è il rischio di generare sconforto?



“Una massa critica e consapevole più ampia può fare tantissimo. Molti ragazzi, ovviamente osteggiati dalla scienza ufficiale, stanno anche sperimentando rimedi naturali, macchinari orgonici e radionici per cercare di proteggersi da tali esperimenti e scoprire nuove tecniche che rendano le persone più indipendenti in diversi settori”.

Di Matteo Bianchini, perugiafreepress.wordpress.com


Toccherà anche all’Italia. Il Fmi ne è certo...


L’Europa dell’euro sta esplodendo, e i prossimi a finire sotto le macerie saremo noi italiani, i portoghesi e gli spagnoli. Poi verranno i francesi e i tedeschi.
Perché? Perché abbiamo tutti adottato una moneta, l’euro, che è sospesa nel nulla, non ha cioè uno Stato sovrano che la regoli, non si sa di chi sia, e soprattutto noi Stati europei la possiamo solo usare, non possedere. E’ tutto qui il disastro, e vi spiego.
Se la Grecia fosse ancora uno Stato che stampa moneta sovrana non avrebbe nessun problema, perché potrebbe fare quello che fecero gli USA con un indebitamento assai peggiore (25% del PIL) 60 anni fa: stampare moneta, pagare parti del debito e rilanciare l’economia senza quasi limite. E’ esattamente quello che fa il Giappone da decenni.
Osservate: oltre agli Stati Uniti che sono indebitatissimi (10.400 miliardi di dollari e in crescita prevista fino a 29 mila fra 3 anni), il Giappone ha oggi un rapporto debito-Prodotto Interno Lordo del 200% circa, la Gran Bretagna ha in pratica lo stesso deficit di bilancio della Grecia e dovrà prendere in prestito 500 miliardi di sterline nei prossimi 5 anni.
Ma avete sentito da qualche parte che vi sia un allarme catastrofico su USA, Giappone e Gran Bretagna?
C’è qualcuno che sta infliggendo a quei tre Paesi le sevizie di spesa pubblica che saranno inflitte ai greci?
No! Perché?
Perché Stati Uniti, Giappone e Gran Bretagna sono possessori di una loro moneta non convertibile e non agganciata ad altre monete forti, e questo significa che i loro governi possono emettere moneta nel Paese per risanarsi come detto sopra. E attenzione: possono farlo  prendendola in prestito da se stessi, che a sua volta significa che se si indebitano fino al collo possono poi rifinanziarsi il debito all’infinito.
E’ come se un marito fosse indebitato con la moglie... cosa succede?  Nulla, sono lo stesso nucleo. Noi Stati europei invece dobbiamo, prima di spendere, prendere in prestito gli euro dalla Banca Centrale Europea, e quindi per noi i debiti sono un problema, perché li dobbiamo restituire a qualcun altro, non più solo a noi stessi. Noi siamo il marito e la moglie indebitati con gli usurai, ben altra storia.
Ribadisco: uno Stato con moneta sovrana, come appunto Stati Uniti, Giappone o Gran Bretagna, può emettere debito sovrano senza problemi, e finanziarlo praticamente all’infinito con l’emissione di altra moneta, e questo, al contrario di quello che tutti vi raccontano, non è un problema (i dettagli tecnici in un mio studio futuro). Quanto ho appena scritto, è stato confermato pochi mesi fa, fra gli altri, dall’ex presidente della Federal Reserve (banca centrale) americana, Alan Greenspan, che ha detto “un governo non potrà mai fare bancarotta coi debiti emessi nella propria moneta sovrana”. Infatti USA, Gran Bretagna e Giappone, che emettono debiti immensi, non sono al collasso come la povera Grecia e nessuno li sta crocifiggendo.
A voi che avete una mente libera, non viene da chiedervi perché gli USA sono rimasti al balcone a guardare, senza far nulla, la nascita di questo presunto gigante economico dell’euro?
Sono stupidi?
No. Sono furbi. Sapevano e sanno esattamente quello che ho detto, e cioè che con l’unione monetaria noi Stati europei ci saremmo ficcati precisamente nella gabbia in cui siamo: prigionieri di debiti che non possiamo più controllare e rifinanziare con una nostra moneta sovrana.

Di Paolo Barnard, www.paolobarnard.info


martedì 11 maggio 2010

Rinasce la Carlo Terracciano.


La temperatura si aggira attorno ai 40 gradi. Il distretto di Dooplaya è battuto da un sole  impietoso, che saluta gli ultimi giorni della stagione secca mettendo a dura prova gli  abitanti di Oo Kro Khee. Tante famiglie. Tante storie simili tra loro. Persone fuggite dall'interno della giungla alcuni anni fa, per sottrarsi alle violenze e ai soprusi dell'esercito  birmano.
Donne scampate ai crudeli trattamenti riservati alle madri ma anche alle bambine  Karen da parte della soldataglia che ha attaccato i villaggi a colpi di mortaio per poi  occuparli, saccheggiandoli e bruciandoli. Avevano trovato rifugio qui, a pochi chilometri dal  confine con la Thailandia, una zona ritenuta abbastanza sicura per la presenza di alcune unità dell'esercito di liberazione Karen. Ma un anno e mezzo fa avevano dovuto scappare di nuovo, nel pieno della notte. Birmani e partigiani della milizia del DKBA avevano attaccato in forze tutta l'area.
La resistenza Karen era stata piegata, e le famiglie di Oo Kro Khee non avevano nemmeno avuto il tempo di raccogliere le pentole in cui cuocere un po' di riso. Si erano precipitati oltre il confine, incalzati dalle truppe nemiche. Dall'altra parte i militari tailandesi li avevano bloccati: “qui non potete stare” avevano detto intimando di tornare in territorio birmano. Così, per 18 lunghi mesi si erano nascosti nella foresta, senza ripari, attenti a non farsi scoprire dai birmani o dalla border patrol, la guardia di frontiera tailandese che perlustra l'indefinito confine tra i due Paesi. “Popoli” aveva fornito loro teli di plastica per costruirsi dei rifugi di fortuna, stuoie, zanzariere, riso, olio e sale, coperte per le rigide temperature invernali.
Poi, lo scorso febbraio, la lunga marcia dei corpi franchi di Nerdah Mya, che dalla collina di No La Kyo erano arrivati fin qui rioccupando una parte del territorio conteso aveva dato nuova speranza ai profughi.
La notizia che i volontari delle Special Black Forces erano intenzionati a riprendere il controllo del distretto aveva fatto uscire dalla foresta alcuni degli sfollati, per chiedere la protezione dei guerriglieri Karen. Il colonnello Nerdah Mya aveva subito organizzato la difesa di una vasta area attorno a ciò che restava del villaggio di Oo Kro Khee, pochi pali anneriti dall'incendio appiccato dai partigiani del DKBA che aveva distrutto tutte le abitazioni. Un bulldozer era stato fatto arrivare dalla cittadina tailandese di Umphang, e in pochi giorni si era provveduto a bonificare il terreno dalle numerose mine antiuomo lasciate dai nemici per impedire che i civili potessero tornare.
Ce ne eravamo andati in marzo, con la promessa di Nerdah che in poche settimane almeno 12 abitazioni sarebbero state costruite per accogliere alcune delle famiglie bisognose di alloggio. I fondi erano stati messi a disposizione a tempo di record da Cinzia e Claudio, generosi amici di Riva del Garda che avevano già preso parte a diverse missioni organizzate da “Popoli” e da “Uomo Libero”, rimasti impressionati fin dal loro primo viaggio dall'indole dei Karen e dalle sofferenze che questa gente sa sopportare con dignità.
Siamo tornati in questi giorni, e quello che abbiamo trovato ci ha riempiti di soddisfazione e di ottimismo. Non 12, ma ben 33 abitazioni costruite in meno di due mesi: i Karen hanno preferito accontentarsi di case più spartane, per consentire così ad un maggior numero di famiglie di ottenere una sistemazione dignitosa. Una scelta che denota lo spiccato spirito comunitario del popolo Karen. Attorno al villaggio, ettari ed ettari di terreno sono stati bonificati e lavorati per coltivare granturco, verdure, arachidi. Prodotti che consentiranno a breve ai profughi interni di essere quasi autosufficienti dal punto di vista dell'alimentazione. La dieta è povera, è vero, e andrà integrata con un supporto di ferro e vitamine, ma almeno l'emergenza è superata. Al centro del villaggio, in una spianata attorniata dai banani, un grande edificio dalle pareti in bambù intrecciato ospita la clinica “Carlo Terracciano”.
Una folla di civili, in gran parte donne e bambini, si raduna all'interno della struttura. Il sole picchia sempre più forte. Il lavoro inizia.
Carlo, pediatra, e Monica, infermiera, sono alla loro prima esperienza di volontariato in un paese in guerra. Non negano di essere rimasti piuttosto impressionati dall'impatto con uno scenario inusuale: attraversato l'invisibile confine tra la Thailandia e la Birmania a bordo di un fuoristrada, sono stati infatti presi in custodia da giovani guerriglieri armati di fucili d'assalto e bombe a mano, e accompagnati all'interno del campo fortificato delle Special Black Forces. Una precauzione dovuta alla vicinanza delle postazioni dell'esercito birmano e dei partigiani collaborazionisti. Adesso, dopo poche ore, sono invece circondati dai bambini di Oo Kro Khee, mentre i guerriglieri si sono disposti attorno al villaggio, per sorvegliare le vie di accesso e scongiurare eventuali attacchi da parte di forze ostili. La sera prima, una fonte attendibile ha segnalato l'.avvicinamento alla zona di ingenti truppe birmane. Cinzia e Claudio (i “benefattori” di Oo Kro Khee) iniziano a pesare e a misurare i piccoli pazienti, compilando per ciascuno di essi una scheda di anamnesi con l'aiuto dei paramedici Karen di “Popoli”. Quando la scheda è completa affidano il bambino alle cure di Carlo e Monica. Così per l'intera giornata, senza sosta.
“Siamo felici di vivere di nuovo in un vero villaggio” - dice una donna che ha raccontato di aver visto i birmani violentare e tagliare il seno ad una sua amica - “Spero soltanto di non dover scappare ancora una volta. Vi ringraziamo per quello che fate per noi e per i nostri figli”.
Fatte le case, distribuite le pentole per cucinare, ricostruita la clinica e iniziato il lavoro dei campi, non resta che pensare all'istruzione. Molti bambini infatti non sono qui con i loro genitori perché sono stati mandati nei campi profughi tailandesi per poter frequentare delle scuole. “Popoli”propone a Nerdah di costruire al più presto un nuovo edificio, visto che a giugno normalmente iniziano le lezioni. Nel villaggio abita una maestra. La contattiamo. La assumiamo. Le facciamo cercare un collega che la affianchi. Informiamo infine i genitori che tra venti giorni i loro bambini che ora si trovano lontani potranno frequentare la scuola proprio qui, nel villaggio. Altre famiglie potranno così riunirsi. Cinzia e Claudio, manco a dirsi, intervengono affiancando “Popoli” nel sostegno economico diretto alla costruzione della scuola.
Tutto, per il momento, sembra andare per il meglio.
Questa parte del distretto di Dooplaya, data per persa solo un anno e mezzo fa, riprende a vivere. Uno schiaffo per i generali di Rangoon e per gli sporchi affaristi che credevano di potersi arricchire sulla pelle di queste famiglie. Ora dobbiamo far nascere nuovi villaggi, perché ancora tanta gente attende di rientrare nella propria patria. Perché è la strada giusta. Perché i Karen lo meritano. Perché soltanto così si vince.

www.comunitapopoli.org