giovedì 2 agosto 2007

Verità e Giustizia per la Strage di Bologna.

2 commenti:

  1. Tra le solite polemiche, e la pedissequa ripetizione degli slogan cerimoniali, si sta esaurendo il ventisettesimo anniversario della strage di Bologna.



    Il disgusto che proviamo ci ha indotto a non prendere parte ad un dibattito privo ormai di significato.



    C’è una differenza profonda, rispetto al passato. Questa volta non si tratta di un gioco, astratto e furbesco al contempo, animato dai partiti per imporre una ricostruzione storica degli anni di piombo, a proprio uso e consumo.



    Oggi c’è un innocente in carcere, una persona condannata ingiustamente alla morte civile. Si chiama Luigi Ciavardini. Le strade della sua adolescenza furono tragiche ma non incrociarono mai, neppure per un attimo, la via disumana dello stragismo.



    La storia, ormai, la conosciamo sino in fondo e nessuno può più permettersi di barare.



    Tutti hanno capito che Massimo Sparti fu un finto testimone, falso come il tumore che non ha mai avuto e che gli regalò una scarcerazione impossibile nei paesi realmente civili. La vergogna non si archivia.



    Resta un verdetto impresso sulla carta ed un fiume di parole sempre più vane.



    Tra poche ore, gli animi più agitati si scorderanno di 85 vittime innocenti, saltate in aria senza che nessuno ci abbia spiegato le ragioni.



    E tacerà chi oggi ha ripreso fiato, raccontando ai più sprovveduti che gli attentati degli anni di piombo servivano per favorire colpi di stato o rivolgimenti autoritari. Degenerazioni del sistema politico che, caso strano, non sono mai accadute. Tesi interessate, divulgate da chi ha voluto ed è riuscito a banalizzare quell’anomalia che ha distinto l’Italia da tutti gli altri paesi avanzati: le stragi.



    Forse perché, chissà, gli attentati hanno sempre raggiunto l’obiettivo prefisso da chi li aveva compiuti. Destabilizzare il nostro paese. Chi e perché che ce lo dovrebbero spiegare quanti all’epoca rappresentavano le istituzioni.



    Ma qualcuno già domani tornerà a pensare al suo squallido business, altri cercheranno di risolvere i propri problemi di coscienza illudendosi che la ragion di stato, in fondo, ha diritto di deroga agli stupidi interrogativi morali. E Ciavardini, tutto sommato, da ragazzino era stato comunque un poco di buono.



    Siamo sinceramente schifati ma per nulla rassegnati. Stiamo insieme a Luigi, mai come ogni 2 agosto.



    www.loradellaverita.org

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  2. Strage di Bologna: per Luigi vergognamoci anche noi!



    Ventisette anni fa la strage più efferata del dopoguerra in Italia.

    A ventisette anni di distanza non si è voluto scoprire nulla, solo offrire alle aule di tribunale un colpevole di comodo per fingere che la pratica sia chiusa. Mentre un innocente è prigioniero e sottoposto a un regime carcerario da capo mafia, le piste concrete continuano a non essere seguite. Non parliamo di quelle fornite da certa destra con mentalità partigiana ma di quelle davvero tangibili al di là di ogni fantasia.

    Così non sono stati mai interrogati i dirigenti dei servizi segreti che furono condannati per calunnia per aver deposto sul Taranto-Milano un borsone contenente lo STESSO esplosivo utilizzato per la strage di Bologna (il cui possesso doveva essere attribuito a “neofascisti”, ora di Avanguardia Nazionale, ora dei Nar, ora di Terza Poszione). Essi deposero QUELLO STESSO ESPLOSIVO PRIMA DI CONOSCERE GLI ESITI DELLA PERIZIA. COME SAPEVANO CHE ERA LO STESSO? Nessuno glielo ha mai chiesto.



    E mentre ci si perde in ipotesi da libro giallo, anche con vergognose ipotesi di coinvolgimento di militanti avversari dallo spirito combattente e dal comportamento lineare pur nell'accanimento antifascista (come Pifano) nessuno ha mai posto una seconda domanda: PERCHE' I SERVIZI ORGANIZZARONO IL DEPISTAGGIO TRE SETTIMANE PRIMA DELLA STRAGE? CHE SAPEVANO DI UNA STRAGE IMMINENTE? E COME FACEVANO A SAPERLO? Inoltre nessuno si è mai preso la briga di ripercorrere a ritroso la storia dello stragismo in Europa dal XIX secolo in poi; avrebbe scoperto che lo stragismo è il sugello del compromesso storico, del consociativismo, della Repubblica ANTIFASCISTA ed è, al contempo, l'arma più efficace per l'avanzamento strisciante del partito destabilizzatore del Mediterraneo dal 1967 al 1990, che tutto è tranne che un partito arabo.



    Tutto ciò era molto semplice da dedurre ma nessuno, davvero nessuno, ha voluto farlo. In troppi hanno preferito accontentarsi di risposte di comodo che rientravano negli schemi della politica per profani e che, cosa che non guasta, permettevano qualche inizio o qualche consolidamento di carriera all'ombra dei potenti. Sicché la battaglia per Luigi non ha trovato sponda reale, non è stata utile per lui e men che meno per la verità.

    Luigi è prigioniero, condannto da innocente, sequestrato dall'antifascismo degli altri e dal pavore di molti “amici” che continueranno a lamentarsi – quando di tanto in tanto se ne ricorderanno – per la sua sorte ma che niente sono disposti a fare per lui se controcorrente. La verità è che Luigi è solo e che è stato strumentalizzato dai nostri sentimentalismi. In molti potranno raccontare ai nipoti di avre conosciuto una persona eccezionale che li ha messi a loro agio, una persona solare, armoniosa, tenace, pulita. Ebbene, Luigi ci ha dato tanto, ma cosa abbiamo dato noi a lui? Cosa gli stiamo dando? Ho paura che la risposta sia agghiacciante.



    Gabriele Adinolfi

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