lunedì 13 agosto 2007

Da Perugia a Roma (Parte 3 ed ultima)


PARTENZA



Dopo una notte d'attesa, giunge finalmente l'ordine di partenza. Sotto il pallido sole autunnale i manipoli s'inquadrano nella piazza XXVIII Ottobre; Italo Balbo li passa in rivista. Le musiche suonano l'inno << Giovinezza >>. Due fitte ali di popolo salutano commosse, con l'angoscia dipinta in volto per il destino dei parenti e degli amici. Dall'automobile del comando di Legione, attrezzata con una lucida mitragliatrice << Schwarzlose >>, saluto gli amici che restano. Romba il motore, e sulla macchina in moto cade una pioggia di fiori dalle finestre. Alla stazione ci consegnano i viveri, e la << Perugina >> distribuisce le cioccolate. I reparti fascisti salgono in treno. Il Comando di Legione, costituito di cinque automobili fila velocemente verso Foligno dove sono concentrate anche altre Legioni Toscane. Verso mezzanotte, alle milizie adunate sulla piazza, parla Michele Bianchi, annunciando che il Re ha incaricato Mussolini del nuovo Gabinetto. Il Decreto di stato d'assedio, presentatogli da Facta, è stato respinto! Indescrivibile è l'esultanza della folla. Dopo brevi ore di riposo, la mattina segunte viene ripresa la marcia, seguendo la macchina del Generale De Bono. A Terni breve sosta per la colazione. Ogni paese è in festa: le bandiere sventolano al nostro passaggio, la gente applaude e saluta. In vista di Roma la mitragliatrice crepita a salve in segno d'allegrezza. Nel tramonto violaceo si profila graziosamente la Cupola di S. Pietro.



<< CAPUT MUNDI >>



Monterotondo: richiamo a un'epopea che oggi è leggenda! Anche mio padre, alla mia eta, aveva combattutto su quelle colline con Garibaldi; io fui orgoglioso di rinnovare il mito degli scamiciati! Il sole era scomparso quando varcammo i reticolati dello sbarramento: eravamo a Roma.

Primo pensiero fu quello di precipitarci sul quartiere di San Lorenzo, dove il comunismo aveva piantato le sue luride tende. Ma in fondo a piazza dei Cinquecento era gia teso un cordone, ed avanti ad esso l'on. Capanni si sbracciava per indurci a desistere dal nostro poposito. Ci preoccupammo allora di provvedere agli alloggiamenti per la legione che ci seguiva, e che giunse in treno durante la notte. Sulla salita di Magnanapoli incontrai mio fratello, capitano d'artiglieria, ch'era in servizio di picchetto armato. Nulla poteva essere di più commovente. Piangemmo insieme. E mentr'egli mi narrava quali fossero gli ordini per l'eventuale difesa di Roma, contro l'attacco fascista, io pensavo quasi tremando, che senza l'amore del Sovrano per il suo popolo, per colpa di un governo testardo ed idiota, forse mio fratello avrebbe ordinato il fuoco contro di me, come io avrei potuto rendermi involontariamente fraticida!...



("Da Perugia a Roma" di Giorgio Tiberi)

Nessun commento:

Posta un commento