martedì 7 agosto 2007

Da Perugia a Roma (Parte 1)

Riportiamo on-line, in varie puntate, un piccolo quaderno di ricordi molto interessante, scritto da Giorgio Tiberi che si intitola "DA PERUGIA A ROMA".




AL DUCE

CHE ALLA TRADIZIONE IMPERIALE

ALL'ASPIRAZIONE NOSTRA DI VITA

DIE' VITA.



IL GREGARIO






Perugia è una città troppo e purtroppo ignorata; di essa non si conosce abbastanza il merito, il sacrificio, la fede, come si dimenticano troppo spesso i suoi interessi più vitali.

E i primi a dimenticare sono i perugini stessi.

Tutto ciò perchè le sue vicende non hanno mai avuto nè un cronista, nè uno storico il quale ne illustrasse lo svolgimento.

Come le antiche civiltà che non ebbero un Omero al pari della Grecia, rimasero sepolte nella tenebra più fitta, così - mentre in tutta Italia si pubblicano relazioni tronfie della Marcia su Roma - di Perugia resta quasi ignorata la parte principale rappresentata nell'avvenimento. I gregari fascisti tornarono modesti e lieti alle proprie case, dopo l'epica gesta. E non videro, e perciò non prevenirono, l'infiltrazione insidiosa di innumerevolo amici d'occasione, che si avvicinarono striscianti e viscidi, per poi levare il capo e far da padroni. Ma non è questo il luogo, nè il momento di recriminazioni e rimpianti. Vorrei invece, che attravarso le mie disadorne parole, gli amici fascisti potessero bearsi con la visione della propria gloria più schietta; cosa v'ha di più gentile e più deliziosamente puro, della commozione che si prova nel ritrovare un fiore, dimenticato tra le pagine di un libro? E' facile allora sopportare il presente men bello del passato.



LA VIGILIA




Giornata pesante il 22 Ottobre: adunata fascista umbro-sabina.

Diecimila Camice Nere raccolte a Piazza d'Armi, ascoltano la messa al campo, celebrata da Don Sodini, il mistico raccoglimento che prelude alle grandi decisioni. L'interminabile corteo di manipoli e di coorti, sfilò per poi raccogliersi davanti al Palazzo dei Priori, che tante altre adunate di popolo, vide, solenni e gravi. Nessuna più grave, nessuna più solenne di questa.

Anche l'entusiasmo più vibrante, era contenuto da un pensiero, da un'idea tagliente e diritta, come una fina spada. La parola sonora di Lupi affilava questa spada. Nel cielo, con le rade nubi, fluttuava il vaticinio, alitava un nome breve: ROMA.



Il giorno 23 partono le nostre squadre per Napoli: piove. Legioni e legioni portano il bronzo della loro volontà, per fonderlo in un crogiuolo unico. Il campo dell'Arenaccia è sfolgorante di scintillii. Brillano sul petto dei convenuti, le medaglie d'ora, d'argento e di bronzo: brillano neglio occhi di tutti la fede, l'amore, la decisione incrollabile. Fluisce per le vie della voluttuosa Partenope il corteo: in piazza del plebiscito il Duce s'indugia a contemplare le schiere che si raccolgono e sorride. Un brivido serpeggia per la folla; un nome, detto e pensato: ROMA.



L'AZIONE



Dopo l'improvvisa chiusura del Congresso di Napoli, si respira nell'aria la rivoluzione. L'incomprensione del Governo e la << mano di ferro >> di Taddei, hanno resa necessaria una decisione; le dimostrazioni di forza di Perugia e Napoli la determinano.

Il giorno 27 l'azioneviene predisposta a Perugia, destinata ad essere il fulcro. Per la notte i fascisti dei dintorni dovranno raccogliersi presso le porte della città, mentre i perugini inizieranno il moto.

La squadra << Satana >>, ricca di gloriose tradizioni (fra cui quella di essere stata la squadra tipo, sulla quale si modellarono poi tutte le squadre d'azione d'Italia) riceve l'ordine di compiere l'azione prima e la più delicata.


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