domenica 19 agosto 2007

Libertà d'espressione.

Comunicato del Comitato contro la repressione della libertà di Parola, da poco costituitosi. Pubblichiamo ma confermiamo il nostro scetticismo. (Tratto da: www.noreporter.org)





Il 24 maggio u.s., a pagina 6, il quotidiano “il Riformista” pubblicava un articolo intitolato “Ma la storia è una cosa seria”, a firma Brunello Mantelli. Seppur in ritardo, intendiamo rispondere a tale articolo, correggendo quelle che ci paiono alcune inesattezze e ribattendo a posizioni che riteniamo assai criticabili.

Cominciamo dal tema dell'articolo di Mantelli e dalle inesattezze in esso contenute. Il professore torinese prende le mosse dalla vicenda del Master “Enrico Mattei” in Medio Oriente, che si è tenuto negli ultimi due anni a Teramo portando numerosi studenti e prestigiosi docenti nella piccola università locale. [1] Tale Master s'è subito distinto nel quadro di sempre più grigio conformismo che, dopo il giornalismo, sta occupando anche l'ambito accademico: infatti, la scelta del suo curatore, il professor Claudio Moffa, è stata quella di garantire pieno pluralismo di voci ed opinioni. Così, ad esempio, ha invitato sia l'ambasciatore israeliano Gideon Meir sia quelli siriano e iraniano (rispettivamente, Samir al-Kassim e Abolfazl Zohrevand); sia il giornalista ebreo ma antisionista Israel Shamir, sia il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche in Italia (UCEI) Renzo Gattegna, il quale è invece un convinto sostenitore di Israele. [2] Allo stesso  modo, nel toccare un tema “scomodo” e spesso tabù in Italia – cioè il ruolo che la rimembranza della persecuzione degli Ebrei negli anni '30 e '40 del secolo scorso ha oggi nella politica vicino-orientale – ha invitato a parlare anche Valentina Pisanty, autrice del libro anti-revisionista L'irritante questione delle camere a gas. [3] Forse proprio questo approccio pluralista e scientifico, anziché ideologico, ha fatto sì che il Master “Enrico Mattei” entrasse nel mirino di quelle organizzazioni e di quegl'individui che cercano di creare un “discorso unico” totalitario in Europa. Il pretesto ch'essi hanno utilizzato per sferrare il proprio attacco al Master sono state le attenzioni rivolte a Robert Faurisson. Il professore francese, già docente presso l'Università di Lione II, è conosciuto come uno dei capofila della corrente storiografica revisionista sul cosiddetto “Olocausto”. [4] Durante il convegno “La storia imbavagliata”, organizzato nell'ambito del Master “Enrico Mattei”, è stata proiettata una video-intervista a Faurisson. [5] Dopo di ché, il professor Moffa ha deciso d'invitare Faurisson a tenere fisicamente una lezione presso l'Università di Teramo, dapprima nell'ambito del Master stesso e poi – viste le polemiche montanti – all'interno del suo corso di storia ed istituzioni dei paesi afro-asiatici. Tale lezione è stata impedita prima dalla serrata dell'Università, decisa dal Rettore (con decreto non motivato [6] che ha di fatto provocato l'interruzione di un pubblico servizio); quindi, dopo la sua trasformazione in convegno extra-accademico aperto al pubblico, dall'intervento d'una squadraccia di picchiatori ebrei proveniente da Roma.



(Continua...)

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