mercoledì 1 febbraio 2012

Scozia: il referendum per l’indipendenza preoccupa Londra

Il referendum per l’indipendenza della Scozia potrebbe costituire un duro colpo per gli interessi della Gran Bretagna. Fin dal 1969, quando nel Mare del Nord, al largo delle coste scozzesi, fu scoperto il petrolio, il Partito nazionalista scozzese (Scottish National Party) ne ha sempre rivendicato la proprietà per la Scozia. Ora che si trova alla guida del governo di Edimburgo, e mentre si avvicina il referendum con il quale, nel 2014, potrebbe decidere di separarsi dal Regno Unito, l’Snp del premier Alex Salmond (nella foto) fa affidamento proprio sui proventi fiscali dell’industria petrolifera quale pilastro, insieme ai servizi finanziari, dell’economia scozzese. 
I prezzi del greggio, negli ultimi 12 anni, hanno avuto una fluttuazione di almeno il 30 per cento, secondo i dati analizzati da Bloomberg. Dal 2005 al 2010, i proventi derivanti  dal petrolio e dal gas hanno inciso in percentuali variabili dal 6,8% al 10,8% sull’economia scozzese, sostiene Malcolm Barr, capo economista per la Gran Bretagna di JP Morgan Chase. Oltre 40 miliardi di barili equivalenti di petrolio, una misura usata per comprendere anche il gas, sono stati estratti dalla   Piattaforma continentale britannica a un costo di 468 miliardi di sterline (729 miliardi di dollari), secondo la Oil & Gas Uk, l’organismo che rappresenta oltre 200 aziende operanti nell'industria   offshore. In base alla produzione corrente, la Gran Bretagna è il terzo maggiore produttore di petrolio in Europa, dopo la Russia e la Norvegia, e il quarto maggiore produttore di gas, insieme alla Russia, l’Olanda e la Norvegia, secondo le statistiche compilate dalla BP. Quello che dovrà essere deciso, nel caso la Scozia decida di separarsi dal resto della Gran Bretagna, è quanto del petrolio rimanente sia di proprietà scozzese, in base alle acque territoriali, e a cosa verranno destinati i proventi fiscali del petrolio. La questione chiave da stabilire è dove dovrà essere   tracciata la linea di demarcazione. In base ai confini impiegati attualmente per delimitare le zone di pesca scozzesi e quelle inglesi, il 95 % del petrolio e il 58 % del gas, in base alla produzione del 2010, andrebbero alla Scozia. Negli ultimi 5 anni, una Scozia indipendente, con pieno controllo dei proventi del gas e del petrolio, avrebbe avuto un avanzo primario di 7,5 miliardi di sterline, ha sostenuto il premier Salmond in un’intervista. I soldi del petrolio, potrebbero essere impiegati per incoraggiare la crescita economica, ha detto ancora il primo ministro scozzese sottolineando che “aumenterebbero le possibilità di flessibilità economica. Lo scopo e l’intenzione è che a trarne beneficio siano gli scozzesi”. Ingenti somme di denaro a cui Londra difficilmente è disposta a rinunciare e per questo spera in un fallimento della consultazione popolare.


di Andrea Perrone, www.rinascita.eu

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