Proveniente da Washington, è atterrato il 15, intorno alle ore 7,30, all'aeroporto di Fiumicino, il relativamente noto Carlo Parlanti, 47enne di Montecatini Terme, ex brillante manager informatico, ingiustamente detenuto dal 2004. Ad attenderlo, oltre ad alcuni giornalisti, la madre Nada Pacini, il fratello Michele, amici, sostenitori, esponenti del Comitato "Articolo 481 Falsità in Certificati" ed il professor Vincenzo Maria Mastronardi, noto psichiatra e criminologo, coautore, nel 2010, dell'accurato libro dal titolo "Stupro? Processi perversi - Il Caso Parlanti" (Armando Editore).
Carlo Parlanti a Fiumicino
Soprattutto era presente Katia Anedda, una sua ex fidanzata che, in tutti questi anni, si è battuta a dir poco eroicamente per lui, tanto da fondare, nel 2008, l'associazione "Prigionieri del Silenzio" (cioè i circa tremiladuecento italiani detenuti oltreconfine). Giorni fa, la Anedda, ha indirizzato una missiva al Ministro della Giustizia Paola Severino, chiedendo d'incontrarla, insieme a Parlanti. Il 15 stesso Carlo è rientrato a casa, a Montecatini, dove lo attendevano il padre Roberto e la nonna Ausilia.
Il 4 luglio del 2004, all'aeroporto di Düsseldorf, venne arrestato dalla polizia tedesca. L'accusa era infamante: imputato di aver picchiato, legato e stuprato la sua ex convivente Rebecca Mckay White, negli Stati Uniti. Il 3 giugno 2005 venne estradato a Ventura, in California, e processato dalla Corte Superiore. Le prove a suo carico, però, erano pressoché inesistenti o palesemente false. Rifiutò il patteggiamento, convinto di poter dimostrare la propria assoluta innocenza, ma non gli fu concesso. Attuò anche due scioperi della fame. Condannato a nove anni, ha scontato l'85% della pena (sette anni e sette mesi) e, il 9 febbraio, è stato liberato dal terribile carcere di massima sicurezza di Avenal (nel deserto californiano) e trasferito in vari centri correzionali ed uffici immigrazione, in attesa di espletare le pratiche burocratiche di espulsione. E' rimpatriato scortato da due agenti dell'immigrazione, che gli hanno tolto le catene (sia ai piedi che ai polsi) solo dopo circa un'ora dal decollo da Washington. "Solo allora - ci ha dichiarato - mi sono sentito veramente libero. È stato estremamente umiliante trovarmi incatenato al cospetto di altri passeggeri (che si recavano in bagno, attiguo alla mia poltrona). Identico trattamento mi è stato riservato sul volo Los Angeles-Washington. Eppure le umiliazioni e le vessazioni, subite nei penitenziari di massima sicurezza di Ventura, Wasco ed Avenal, erano all'ordine del giorno, non potrò mai dimenticarle come, del resto, l'intera vicenda.
Sono scampato all'inferno, dunque non tornerò, mai più, negli Stati Uniti. Voglio ringraziare sentitamente gli innumerevoli amici che mi hanno sostenuto, a cominciare ovviamente da Katia Anedda. Ora devo curarmi, riprendermi, riprendere una vita normale. Poi voglio collaborare con il professor Mastronardi e con l'associazione "Prigionieri del Silenzio", che per me ha fatto il possibile e l'impossibile. Solo negli Stati Uniti sono detenuti 178 italiani, fra cui, secondo le statistiche, almeno 50 innocenti". E' un Parlanti ovviamente estremamente provato dal punto di vista psicofisico (affetto da gravi patologie contratte in detenzione, in galera era molto malcurato), ma lucido e combattivo, come sempre. Molto gentile e simpatico, come sempre.
Lo stato italiano, troppe volte, è stato accusato di essere latitante (in toto o in parte) rispetto a queste gravissime problematiche, come i mass media. Intanto, il primo marzo, presso la Corte d'Assise di Lecce, si terrà la seconda udienza dello storico processo a carico dei presunti aguzzini messicani di Simone Renda, il bancario 34enne leccese, ingiustamente arrestato, al termine di una vacanza a Playa del Carmen, in Messico e rinvenuto morto in una cella di sicurezza, era il 3 marzo del 2007. Storico poiché, per la prima volta in Italia, gli inquirenti si sono avvalsi della Convenzione di New York delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984, che l'Italia ha ratificato con la legge numero 498, del 3 novembre 1988.
Gli otto imputati sono accusati di concorso in omicidio volontario per aver sottoposto il povero giovane a trattamenti crudeli, inumani e degradanti. Trattasi di esponenti della polizia turistica e del carcere municipale di Playa del Carmen e di due giudici qualificatori. "Prigionieri del Silenzio" ha dato voce anche a questo caso a dir poco agghiacciante.
http://affaritaliani.libero.it/sociale/carlo-parlanti-rientrato-a-montecatini200212.html
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