Oggi ricorre il settantesimo anno dalla morte di uno dei più audaci e
controversi uomini del Fascismo. Roberto Ricci era un pensatore di
formazione anarchica ma aderì al fascismo nel 1927 vedendo in esso una
possibilità di riscatto politico, culturale e popolare che l’Italia non
aveva mai conosciuto. Nel 1931 fondò L’Universale, rivista che usciva
dagli schemi e per la quale collaborarono figure autorevoli.
L’Universale nacque con l’intento di “raccogliere attorno a sé quei
giovani intellettuali fascisti che volevano andare oltre il capitalismo,
il nazionalismo e le degenerazioni storiche del cristianesimo, e che
credevano in una cultura fascista universale, che non dimenticasse le
proprie tradizioni e rispondesse alle vere esigenze del fascista
perfetto, puro eroe senza classe, insofferente ad ogni disciplina,
irruento, intelligente e testardo apostolo dell’esercizio arbitrario
delle proprie ragioni”.
L’ultimo numero della rivista uscì il 25 agosto
del 1935 all’alba della Guerra d’Etiopia. Ricci, infatti, partì
volontario, come camicia nera tenendo fede al suo animo fascista
estraneo ad ogni tipo di sterile intellettualismo da salotto tipico di
quella borghesia viziata e nemica della patria da lui tanto odiata.
L’esperienza etiope non rimase però l’unico incontro avuto con la
durezza della guerra. Egli si arruolò volontario allo scoppio della
seconda guerra mondiale e il fato volle che fu uno dei primi a cadere.
Berto Ricci rimase fino agli ultimi istanti della sua vita fedele alle
idee in cui credeva, lasciando ai posteri un esempio di coerenza estrema
sorretta dalla tenacia convinzione politica che lo portò a trovare la
morte sul campo di battaglia. Perché bisogna avere coraggio, perché il
pensiero deve coincidere con l’azione. Il fiorentino Ricci era una
figura poco incline agli accomodanti signorotti che giravano intorno al
regime e al suo Duce; era anticapitalista, antiborghese, anticlericale,
insomma un anticonformista d’altri tempi. Aveva una visione forse
utopica per un paese come l’Italia, quello di superare appunto quel
conservatorismo così radicato nell’animo del popolino italiota. Egli
attaccò senza scrupoli coloro che usarono il fascismo e il suo regime
per scopi di opportunismo, che con il loro arraffare e scalare frenarono
o stroncarono quel momento storico rivoluzionario che fu il fascismo.
In questa sua ribellione anarcoide nei confronti degli arrampicatori di
ogni epoca, Ricci si batté per restituire a Roma e all’Italia una
dimensione universale, cioè quel primato politico e culturale che la
storia gli ha affidato. Egli affermava “Crediamo nell’assoluto politico,
che è l’impero: aborriamo chi lo nomina invano”. Ciò che sorprende nel
pensiero di Ricci è questa continua tensione spirituale, che ne fece un
pensatore antimoderno, in cui si riconosce un misto tra eroismo
nietzschiano, individualismo anarchico di Stirner, violenza sovversiva
di Sorel; il tutto contornato da chiari richiami pagani affiancati da un
cristianesimo guerriero di tipo templare. Questo poeta guerriero,
questo soldato politico, non si arrese dinanzi alle difficoltà,
battendosi con coraggio e dedizione nella Rivoluzione radicale continua
che il fascismo doveva percorrere anche dopo aver conquistato il potere.
Ciò lo portò a sfidare i nazionalisti e il loro pensiero ottuso e
provinciale, che non giovava alla patria e non rispecchiava il destino
di Roma. Per ciò professò sia il superamento del capitalismo che del
nazionalismo e, rifiutando il concetto dell’uomo economico, criticò sia
il materialismo marxista che quello capitalista. Le sue critiche non
lasciarono però immune neanche il regime denunciandone apertamente gli
errori quando questo li commetteva. Berto Ricci era un fascista eretico,
un ribelle e da tale viene ricordato. Il 2 febbraio 1941, verso le nove
di mattina, il fascista rivoluzionario cadde, all’età di 35 anni,
vicino a Bir Gandula, in Libia, dal fuoco di uno spitfire
inglese. Come da copione quindi venne ucciso dal piombo delle
mitragliatrici della perfida Albione. La sua fu, e non poteva essere
diversamente, una morte eroica che rispecchiava la sua figura di
combattente che donò anima e corpo per l’idea. Oggi riposa al sacrario
dei Caduti delle Guerre d’Oltremare, a Bari. Presente!
Associazione Culturale Zenit
http://associazioneculturalezenit.wordpress.com/2011/02/02/in-memoria-di-berto-ricci/
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