Viaggio nel cuore della Resistenza – Resoconto dal Libano inviatoci da Giovanni Sorbello, segretario generale di Assadakah Sicilia
(ASI) Erano le 15,05 quando l’aereo si apprestava ad atterrare all’aeroporto internazionale di Beirut, la città era avvolta da una leggera foschia e le montagne che la circondano imbiancate di neve: la solita Beirut che colpisce ed incanta. Avviandomi verso l’albergo noto una strana calma per le strade della città. Eh sì, anche Beirut è dormiente la domenica. Il mio viaggio come sempre ha poco di turistico, la mia permanenza nel Paese dei cedri è piena di appuntamenti, visite e incontri. Il lunedì è giornata d’incontri per stabilire gli ultimi dettagli del mio “tour”. Si parte martedì mattina per gli studi di al Manar, ormai divenuta la rete più seguita in Medio Oriente e non solo (escludendo la filo-americana Al Jazeera). Vengo ricevuto con grande cordialità e affetto dal responsabile alle pubbliche relazioni, subito dopo incontro il Direttore Kassir. Discutiamo di possibili collaborazioni con la loro Tv, Manar rappresenta le poche “voci libere” in Medio Oriente, considerando che la quasi totalità dell’informazione è manipolata e filtrata dalle ben conosciute lobby di potere israelo-statunitensi. La nostra volontà è di aprire nuovi canali di comunicazione, creare maggiori spazi di libera informazione, far giungere anche in Italia quelle verità e quelle realtà che ci sono negate e nascoste. Un esempio su tutti è la vergognosa campagna stampa che in questi mesi infanga la Siria, l’Occidente è ignaro della vile aggressione militare straniera che sta causando migliaia di vittime tra civili e militari siriani. L’incontro è stato molto concreto e produttivo, rimango colpito dalla calorosa accoglienza e dall’impeccabile organizzazione dell’intera struttura televisiva, un vero fiore all’occhiello per tutto il popolo libanese.
Il mio tour prosegue con la visita all’associazione Waad (prometto), sorta dopo il conflitto del 2006 e affiliata alla gigantesca struttura di Jihad al Binah (sacrificio per la ricostruzione), fondazione che si occupa della ricostruzione del Libano e di tanti altri progetti di sviluppo e assistenza. Incontro il direttore generale del progetto “Waad”, Dott. Haji Hassan Gichi, m’illustra tutti i progetti portati a compimento e mi snocciola dei dati che parlano da soli. Sono stati ricostruiti totalmente 231 edifici nella sola Dahieh (Beirut sud) rasi al suolo durante i bombardamenti del 2006 per mano israeliana, ridando una casa a cinquemila famiglie. Nella stessa zona sono stati ristrutturati oltre mille edifici gravemente danneggiati, tutto questo senza l’aiuto dell’allora governo libanese. Anche in questo caso ciò che mi colpisce è la straordinaria efficienza e la totale dedizione alla causa. Proseguiamo con la visita al cimitero dei martiri, tra i luoghi sacri della periferia sud di Beirut. Appena entrato, mi trovo davanti all’imponente tomba del comandante Imad Mughniyeh, assassinato da Israele a Damasco. Passo in rassegna tutti i giovanissimi e sorridenti volti che riposano in questo cimitero, tra questi c’è anche Hadi Nasrallah, figlio del segretario generale di Hezbollah, caduto in combattimento il 12 settembre del 1997 nel sud del Libano all’età di diciotto anni. L’emozione mi travolge, credo siano inutili ulteriori commenti. La mia giornata continua con vari incontri con Enti e associazioni per organizzare una delegazione italiana che visiterà il Libano a fine maggio.
Il mercoledì si parte alla volta del sud, il programma è particolarmente denso e la strada da fare è tanta. La prima sosta la facciamo nella città costiera di Sidone, è solo una sosta di servizio per degustare una buonissima pizza al formaggio. Proseguiamo per Nabatieh, dove ci aspetta il nostro amico Ali, giusto il tempo di farlo salire a bordo e via verso il Villaggio della Resistenza di Mlleta, situato su una montagna teatro di eroiche battaglie tra Hezbollah e l’esercito occupante israeliano. Durante gli anni dell’occupazione questa montagna era giornalmente bombardata da Israele che, malgrado la tradizionale ferocia dei suoi attacchi non è mai riuscita a conquistare, per poi arrendersi e abbandonare il sud del Libano nel maggio del 2000, con la straordinaria vittoria della resistenza libanese. Il “villaggio” è una vasta e modernissima struttura completa di tutti i servizi necessari per ospitare centinaia di visitatori ogni giorno, a breve sarà inaugurato anche un ristorante. Iniziamo entrando in un piccolo cinema, dove viene proiettato un interessante filmato che in poco meno quindici minuti riassume 70 anni di crimini israeliani e le varie vittorie conseguite dalla Resistenza. Usciti dalla sala, iniziamo a visitare questo affascinante ed esclusivo museo a cielo aperto, troviamo decine di carcasse di blindati israeliani, resti di elicotteri abbattuti e pezzi di artiglieria di vario calibro, non manca proprio nulla. Tra i tanti ordigni troviamo le famigerate “cluster bombs”, le micidiali bombe a grappolo che Israele con tanta generosità ha copiosamente cosparso in tutto il sud del Libano, provocando innumerevoli stragi di civili. Troviamo anche le armi utilizzate dalla Resistenza, quelle che ironicamente il segretario generale Nasrallah ha definito buone solo per andare a caccia di uccelli, facendo intuire che oggi l’arsenale di Hezbollah può contare su armi molto più sofisticate e potenti. Finita la visita, partiamo alla volta del confine con la Palestina occupata, ciò che aspettavo da una vita era solo a pochi minuti. Ci troviamo davanti ad una rotatoria con al centro un mega poster di Nasrallah e decine di bandiere di Hezbollah. Ali sorridendo mi dice: “Giovanni, ecco davanti ai tuoi occhi la Palestina”. Rimango impietrito e non credo di riuscire a spiegare la profonda emozione di quei momenti, un sogno si era appena esaudito. Percorriamo il confine per decine di chilometri, le colonie sono solo a poche decine di metri da noi e le postazioni militari israeliane si susseguono una dopo l’altra. In lontananza riusciamo a scorgere anche le meravigliose Alture del Golan, occupate da Israele durante l’aggressione militare del 1967. Fermata successiva è la Porta di Fatima, altra roccaforte della Resistenza e luogo in cui avvenne un fatto tanto emozionante quanto triste. Fatima era una bambina di appena dodici anni, molto conosciuta dalla gente del posto, durante gli anni dell’occupazione del sud era sua abitudine vendere mercanzie esattamente in quel luogo. Un giorno durante uno dei tanti attacchi militari israeliani Fatima rimane uccisa, dal quel giorno per la gente quella zona divenne la Porta di Fatima. Questa è sola una delle tante tristissime e crudeli storie d’innocenti massacrati da Israele. Proseguiamo verso Maroun Er Ras e Bent Jbail, villaggi che hanno consacrato la vittoria della Resistenza sull’esercito israeliano che, malgrago avesse raso al suolo interi villaggi e invaso con decine di Merkava non riuscì a conquistare. Valorosa ed eroica fu la resistenza dei miliziani che colpirono ripetutamente i più potenti carri armati al mondo, costringendo l’esercito più potente e sofisticato di tutti i tempi ad una repentina ritirata, incassando la prima vera sconfitta militare dopo la ritirata dal sud del Libano nel 2000.
L’ultimo giorno ci spostiamo nella Valle della Bekaa, culla e roccaforte della resistenza libanese. Attraversiamo paesaggi incantevoli, le montagne intorno sono completamente imbiancate dalla neve. La prima visita la facciamo nella moschea del villaggio di Nabi Sheeth, costruita da Hezbollah in memoria del suo comandante e fondatore al Sayyed Abbas al Moussawi, ucciso il 16 febbraio del 1992 nel sud del Libano insieme alla moglie e al figlioletto Hussein di appena cinque anni, un missile israeliano centrò l’auto su cui viaggiavano. All’interno di questa meravigliosa moschea si trova la tomba in cui riposa Abbas e i suoi cari, all’esterno troviamo esposta la carcassa devastata dell’auto di al Moussawi, affinchè nessuno possa dimenticare questo atroce massacro. Proseguiamo verso Baalbek, città da dove nel lontano 1982 Abbas al Moussawi in compagnia di pochi fidati compagni, partì alla volta di Teheran per incontrare l’Imam Khomeini, quell’incontro portò alla fondazione del più grande movimento di Resistenza popolare del Medio Oriente, nasceva Hezbollah. Dopo aver girovagato in lungo e in largo l’intera Valle della Bekaa, facciamo rientro a Beirut. L’indomani la partenza per l’Italia è prevista per le 4,45, la sera c’è spazio solo per i saluti e per i ringraziamenti a tutti coloro che in questi giorni mi hanno accompagnato in questo indimenticabile viaggio nel cuore della Resistenza, riservandomi un’accoglienza fantastica e facendomi sentire parte integrante della loro meravigliosa “famiglia”.
di Giovanni Sorbello, di Assadakah Sicilia
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