Le recenti dichiarazioni di Stefano Sparti, figlio del malato immaginario assurto a supertestimone nel processo della strage di Bologna, rappresentano la chiusura di un quadro “probatorio” la cui evidenza – per ragioni innanzitutto morali – non può più essere ignorata dai rappresentanti delle istituzioni.
Il figlio di Sparti ha rivelato due circostanze sconcertanti ed inedite, decisive per la revisione delle sentenze sulla strage di Bologna.
La prima riguarda il tumore falsamente diagnosticato al padre, una frode di inaudita gravità che consentì la scarcerazione di quest’ultimo nel 1982, a pochi mesi dal rilascio delle deposizioni che costituiranno la base dell’intero impianto accusatorio del processo per la strage di Bologna.
Stefano Sparti ha rivelato che il padre era pienamente consapevole della falsità della diagnosi, al punto da vantarsi apertamente di aver utilizzato le lastre mediche appartenenti ad un’altra persona, realmente affetta da tumore.
Tale prassi, ricordo, veniva adottata all’epoca da altri detenuti affiliati alla banda della magliana, il sodalizio criminale romano legato ai settori deviati dei servizi di sicurezza e a cui Sparti era legato. Il caso Abbatino, ad esempio, è pressoché identico a quello del supertestimone del processo per la strage di Bologna.
La partecipazione volontaria di Sparti alla frode medico-carceraria è un gravissimo elemento di novità perché, sino ad oggi, la procura bolognese ha sostenuto la tesi della buona fede di Sparti il quale sarebbe stato vittima, suo malgrado, di una diagnosi sbagliata eppure incredibilmente proficua. Oggi, dunque, la tesi della procura bolognese non è più sostenibile ed il fatto appare gravido di conseguenze.
La seconda circostanza è ancora più sconvolgente. Massimo Sparti, in punto di morte, avrebbe confessato al figlio Stefano di aver testimoniato il falso nel processo per la strage di Bologna: “non potevo fare altrimenti” .
Dinnanzi a tante e tali evidenze si pongono inevitabilmente questioni di coscienza, considerato che in ragione delle deposizioni del malato immaginario Massimo Sparti sono state pronunciate tre condanne definitive e che, attualmente, Ciavardini si trova a scontare una pena che si appalesa ormai come manifestamente ingiusta.
I presupposti per un’immediata revisione delle sentenze relative alla strage di Bologna assumono ora una consistenza obiettiva che non può più essere disconosciuta. Le rivelazioni di Stefano Sparti aprono un caso di eccezionali dimensioni e che non terminerà con l’ennesima archiviazione.
Il figlio di Sparti ha rivelato due circostanze sconcertanti ed inedite, decisive per la revisione delle sentenze sulla strage di Bologna.
La prima riguarda il tumore falsamente diagnosticato al padre, una frode di inaudita gravità che consentì la scarcerazione di quest’ultimo nel 1982, a pochi mesi dal rilascio delle deposizioni che costituiranno la base dell’intero impianto accusatorio del processo per la strage di Bologna.
Stefano Sparti ha rivelato che il padre era pienamente consapevole della falsità della diagnosi, al punto da vantarsi apertamente di aver utilizzato le lastre mediche appartenenti ad un’altra persona, realmente affetta da tumore.
Tale prassi, ricordo, veniva adottata all’epoca da altri detenuti affiliati alla banda della magliana, il sodalizio criminale romano legato ai settori deviati dei servizi di sicurezza e a cui Sparti era legato. Il caso Abbatino, ad esempio, è pressoché identico a quello del supertestimone del processo per la strage di Bologna.
La partecipazione volontaria di Sparti alla frode medico-carceraria è un gravissimo elemento di novità perché, sino ad oggi, la procura bolognese ha sostenuto la tesi della buona fede di Sparti il quale sarebbe stato vittima, suo malgrado, di una diagnosi sbagliata eppure incredibilmente proficua. Oggi, dunque, la tesi della procura bolognese non è più sostenibile ed il fatto appare gravido di conseguenze.
La seconda circostanza è ancora più sconvolgente. Massimo Sparti, in punto di morte, avrebbe confessato al figlio Stefano di aver testimoniato il falso nel processo per la strage di Bologna: “non potevo fare altrimenti” .
Dinnanzi a tante e tali evidenze si pongono inevitabilmente questioni di coscienza, considerato che in ragione delle deposizioni del malato immaginario Massimo Sparti sono state pronunciate tre condanne definitive e che, attualmente, Ciavardini si trova a scontare una pena che si appalesa ormai come manifestamente ingiusta.
I presupposti per un’immediata revisione delle sentenze relative alla strage di Bologna assumono ora una consistenza obiettiva che non può più essere disconosciuta. Le rivelazioni di Stefano Sparti aprono un caso di eccezionali dimensioni e che non terminerà con l’ennesima archiviazione.
Avv. Cutonilli
portavoce comitato L'ora della Verità
Dal sito di: www.mirorenzaglia.com
LUIGI INNOCENNTE!
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