martedì 26 giugno 2007

Il solito Porta a Porta...

Inno alle prostitute.



Nel più noto salotto italiano, abitualmente frequentato da personaggi che, per costume, indole e mestiere, vendono l’anima, appaiono qualche volta donne che vendono, con grande dignità, solo il loro corpo.
Per esempio, il 16 maggio, appunto a Porta a Porta, di tali ospiti ce n’erano due: non particolarmente attraenti, non siliconate, non mostravano l’ombelico attraverso la scollatura o l’ugola vista dal basso, così come si suole tra la maggior parte delle abituali ospiti di quel famoso salotto, ma, vivaddio, erano persone VERE. Pur circondate da politici senza identità, dallo sguardo severo e ostentanti una ingiustificata superiorità, le Signore in questione brillavano per coraggio e trasparenza. Tra il conduttore preoccupato dell’indice di ascolto ed i politicanti attenti alle parole per racimolare consensi e non perdere voti, alla fine le uniche a non avere secondi scopi erano proprio le prostitute. E quando una di loro si è permessa di denunciare violenze subite a seguito di un fermo di polizia, apriti cielo: Le hanno levato la parola, approfittando della presenza del ministro della giustizia, hanno improvvisato un processo all’istante, e la Signora è scomparsa in un atimo dalla poltroncina di pelle bianca, senza neanche i consueti saluti e ringraziamenti del dott. Vespa. Ma che vergogna! E quanta ipocrisia nel non dare il giusto peso e la debita attenzione alle parole dell’altra Signora rimasta in trasmissione che, all’accusa di essere una schiava, rispondeva di esserlo stato solo una volta nella vita, lavorando a nero come barista per 70 ore settimanali a 600mila lire al mese. Uno Stato serio dovrebbe seriamente cercare di reprimere ogni forma di sfruttamento, di coercizione e di violenza (nella fattispecie tutti effetti della legge Merlin) e non perseguire e punire le libere scelte individuali, spesso frutto delle carenze del Sistema: Le Signore dell’amore hanno sempre suscitato la mia simpatia. Forse per le storie che mia madre, gentildonna d’altri tempi, di grande moralità ma non moralista, profuga d’Africa e moglie di prigioniero di guerra, mi raccontava circa l’atteggiamento fiero delle prostitute Italiane che, dopo la caduta di Asmara, si rifiutavano al nemico inglese, mentre alcune signore, mogli di combattenti al fronte, non avevano remore a passare le serate in compagnia di ufficiali britannici. Oggi ho 55 anni e personalmente non sono interessato al sesso a pagamento, ma non me la sento di assumere atteggiamenti di condanna, sempre che le prestatrici d’opera siano libere ed incondizionate. Certo, per questa ultime, il meretricio non deve aver rappresentato la migliore scelta di vita, ma forse solo quella che restava , umiliante ma coraggiosa, dura e pericolosa ma genuina, chiara, netta. Si chiamano prostitute, non vallette, veline, massaggiatrici, segretarie tutto fare. Quando vendono mezz’ora di amore, prendono il compenso e tutto finisce lì. Non chiedono altro. Non ottengono il “successo”. Non diventano accompagnatrici di calciatori e uomini d’affari. Loro invecchiano dignitosamente… da prostitute.



Da: www.rinascita.net

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