venerdì 29 giugno 2007

Esattamente quarant'anni fa moriva Primo Carnera, il più grande pugile italiano.

SIAMO TUTTI PRIMO CARNERA!

Articolo uscito sul quotidiano "Rinascita", scritto da Francesco Amato.




Vorrei iniziare questo articolo immaginando di stare in uno di quei film, che narrano le avventure di qualche eroe del passato quando si vede la scena di un ragazzo che entra dentro un’antica bottega piena di libri e scova un volume impolverato ed inizia a leggerlo di nascosto. Durante quella lettura scoprirà l’esistenza di un personaggio che da quel giorno diventerà il suo eroe, il suo punto di riferimento, un continuo sostegno nelle battaglie della vita. Ritengo di interpretare bene in questo modo i sentimenti che racchiude dentro di sé Emilio Del Bel Belluz (obbligatorio l’accento sulla “ù”) se penso alla storia del suo legame ideale con il pugile italiano Primo Carnera. E’ una passione che nasce spontanea in un paesino del Veneto, davanti a un poster che raffigura il gigante di Sequals avesse scoperto l’eroe della sua infanzia/adolescenza, non dalla televisione o dai fumetti ma da una storia vera tramandata e raccontata attraverso i ricordi degli anziani del suo paese e le pagine delle riviste pugilistiche dell’epoca. Primo Carnera diventa una passione, un mito da cercare e da imitare nella circostanze di tutti i giorni, e più passa il tempo più si scoprono aspetti ammirevoli della sua vita legati alle sue virtù umane ai suoi modi di fare tipici di un uomo con un cuore enorme. E’ come un’amicizia nata per caso che si ingrandisce di giorno in giorno, coltivata tra i ritagli di giornale e i commenti delle grandi penne del giornalismo sportivo ma soprattutto anche grazie ai contatti con i pugili contemporanei. La passione per Primo Carnera infatti diventa inevitabilmente, e non poteva essere altrimenti, la passione per il pugilato e per tutto quello che rappresenta. Le storie di ogni pugile sono dei romanzi affascinanti pieni di gloriose vittorie, di drammatiche sconfitte, di solitudine, ma anche di tanta tanta solidarietà. Ed ognuna di esse lascia nel cuore un pizzico di nostalgia per un modo di vivere semplice fatto di cose genuine come può essere una moglie e un figlio che ti aspettano a casa dopo un incontro o un amico che ti abbraccia dopo una sconfitta. Ecco perché da Primo Carnera l’interesse per la boxe di di fronte a cui un ragazzino di 10 – 13 anni non può non rimanere a bocca aperta a sognare di diventare forte come quel grande uomo che ha esaltato l’Italia intera. E’ come se un bel giorno Emilio Del Bel BelluzEmilio Del Bel Belluz è rimbalzato verso altri campioni più o meno sconosciuti che hanno calcato i ring italiani e americani lasciando un pezzo di storia e di esempio di vita per tutti. Così questa passione, questo amore per il mondo del pugilato e per i suoi protagonisti si trasforma in un libro dal titolo “Carnera e i miei campioni”. Un titolo che dice tutto. Per Emilio Del Bel Belluz parlare dei campioni della boxe è come ripercorrere un po’ le tappe della propria vita passata a seguire le vicissitudini dei vari pugili che hanno solcato le platee sportive del passato. Dante Canè, Mino Bozzato, Rocky Marciano, Adriano Rosati, sono alcuni dei “suoi” campioni cui dedica un capitolo del libro. Ognuno con aneddoti e storie personali che ci lasciano esempi di tenacia, sacrificio, umiltà, cameratismo, che solo il pugilato per certi versi ci può dare in maniera così chiara. Ma naturalmente al di sopra di tutto quasi fosse lui ad aver inventato il pugilato c’è il gigante buono, l’umiltà fatta persona, Primo Carnera. Durante la conferenza di presentazione, l’autore del libro ha parlato di Carnera come di un amico; e penso che lo sia veramente perché quando due uomini sono accomunati da un medesimo sentire, da uno stesso modello di vita, anche se non si sono mai incontrati è come se si fossero conosciuti da sempre. Basta amare la propria terra e sentirsi attaccati alla comunità umana del proprio paese per identificarsi con il pugile di Sequals il cui senso di appartenenza all’Italia e ai suoi concittadini lo ha dimostrato senza ombra di dubbio in numerose occasioni nonostante la sua povertà, prima, e la sua carriera, dopo, l’abbiano portato lontano dall’Italia. Un sentimento sincero che non gli fece mai dimenticare le sue origini povere spingendolo ad aiutare costantemente molti suoi amici (anche ex pugili rivali) in difficoltà. Miglior luogo per parlare di Carnera non poteva non essere la Palestra Popolare che porta il suo nome, sita in una borgata romana dove la speculazione edilizia degli anni ’70 e ’80 l’ha fatta da padrone, creando un quartiere privo di spazi sociali per giovani, punti di riferimento aggregativi. Ora che nella zona grandi gruppi economici costruiranno enormi centri commerciali rivolti a tutta Roma l’area vedrà moltiplicarsi il traffico di auto e persone, ma non avrà nessun tipo di beneficio nei rapporti umani comunitari anzi si creerà ancora più distanza tra la gente sempre più assorbita dal consumismo e dall’egoismo sociale. In tutto ciò la Palestra Popolare Primo Carnera (P. P. P. C.) ripropone un ambiente dove oltre a praticare sport in maniera sana e spartana si cerca di reimpostare delle relazioni umane basate sulla solidarietà sociale, sul rispetto per il proprio vicino in quanto facenti parte di una stessa comunità di quartiere. Il tutto sotto l’esempio virtuoso di Carnera il cui amore per il proprio paese natio di Sequals deve essere fonte di imitazione per ognuno di noi. Se il sentimento di appartenenza al proprio territorio è un punto fermo da raggiungere, l’ideale della lotta e del sacrificio per difenderlo è un altro aspetto da infondere nei giovani che numerosi si stanno avvicinando alla palestra. E il pugilato insegnato come metafora del combattimento interiore prima che come disciplina sportiva volta all’abbattimento dell’avversario, può diventare un eccellente strumento di educazione della volontà al sacrificio, al sapersi rialzare di fronte alle sconfitte della vita. Emilio Del Bel Belluz citando atleti come James J. Braddock (Cinderella Man), Cassius Clay, e tanti altri minori, ha marcato proprio questo aspetto caratteriale cui il pugilato ispira più di altri sport. Non c’è impresa più difficile di quella di un pugile che si rialza dopo essere caduto al tappeto, perché in quel momento oltre al peso dei pugni sente anche il peso della solitudine, della delusione di coloro che credevano in lui. E lo stesso Carnera ci ha dimostrato come reagire di fronte a pesanti cadute come quando perse il titolo mondiale contro Max Baer e venne abbandonato da coloro che pensavano solo di arricchirsi dietro alle sue spalle e da una certa carta stampata ingrata e spietata. Ma la forza di una famiglia salda e delle amicizie vere sono l’unica ancora di salvezza di un uomo che in questo modo saprà sempre rialzarsi qualsiasi cosa accada. L’importanza vitale che una moglie fedele, dei figli amorevoli, degli amici sinceri, hanno nella carriera di un pugile non sono mai messi in evidenza eppure nella storia del pugilato una grande fetta di campioni ha iniziato e finito la propria parentesi sportiva con un obiettivo principale da coltivare: la famiglia. Alla platea che assisteva alla conferenza questi messaggi sono arrivati come tanti “diretti” in testa partiti da dentro il piccolo ring della P.P.P.C. su cui era allestito il banchetto da dove l’autore ed il presentatore parlavano. E molti ragazzi accorsi per ascoltare la relazione, praticanti e non della boxe, se ne sono andati con un amico in più nel cuore perché quando si parla di lotta, di passione, di difficoltà da superare, tutti noi ci guardiamo dentro e fuori cercando disperatamente qualcuno e qualcosa a cui aggrapparci per poter andare avanti e rialzarci a testa alta. Quella sera questo qualcuno lo abbiamo trovato nel campione italiano di Sequals, nel suo pugilato e nella sua vita umanamente a noi vicina che ci spinge a dire: “anch’io voglio essere come Primo Carnera, anch’io voglio combattere come lui!” Forza ragazzi.

1 commento:

  1. we ciao sn lollo sai che sn veramente colpito da quello che ai scritto!!!... forse adesso mi iscrivo a pugilato ma nn sono sicuro xk mio padre vuole (xk lo faceva)e mia mamma no (xk e 1 rompi coglioni)in cameretta cio gia il sacco da pugile e i pesi da 40 chili...anche se o solo 13 anni. CMQ BELLO IL TESTO CHE AI SCRITTO MI PIACEREBBE ESSERENE IL PROTAGONISTA.

    CIAU

    LORENZO

    RispondiElimina