PRIEBKE, MAGISTRATO SORVEGLIANZA SOSPENDE PERMESSO LAVORO.
ROMA - E' durata poco l'esperienza lavorativa di Erich Priebke. Stamani all'età di 93 anni è arrivato sul posto di lavoro in sella ad uno scooter. Ma nel pomeriggio il permesso di lavoro, che gli era stato concesso lo scorso 12 giugno, è stato sospeso con un decreto firmato dal magistrato militare di sorveglianza di turno. Alla base del provvedimento del giudice Isacco Giorgio Giustiniani, la mancata comunicazione alle autorità da parte di Priebke dei suoi spostamenti (orari e modalità) per recarsi a lavorare nello studio del suo avvocato. "E' mortificante quanto accaduto. Mi pare un pretesto sul quale i magistrati si sono gettati con un tempismo e un senso di opportunità eccezionali", è stato il commento dell'avvocato Giosué Bruno Naso, legale di Erich Priebke, l'ex capitano delle SS condannato all'ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. "Credo che l'unica cosa giusta sia che Priebke torni agli arresti, anche se solo domiciliari", ha detto, invece, il presidente della Comunità ebraica romana Leone Paserman.
Il merito, secondo il portavoce della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, va ai ragazzi che oggi hanno protestato. Priebke, insieme all'avvocato Paolo Giachini, era arrivato stamani al lavoro in motorino evitando i ragazzi della comunità ebraica che lo attendevano davanti alla sua abitazione per urlargli la loro rabbia, ma non chi lo aspettava davanti lo studio legale di via Panisperna. E proprio sulla concessione di poter lasciare gli arresti domiciliari per recarsi al lavoro, la procura di Roma ha aperto una inchiesta, mentre il ministro della Difesa Arturo Parisi ha convocato il pg militare presso la Corte di Cassazione per informazioni sul caso. "E' inverosimile che un essere umano che ha compiuto questi omicidi sia libero, ci siamo dimenticati di tutte le persone che ha ucciso?". L'ex deportato Giuseppe Di Porto, con ancora marchiato sul braccio il numero 167988, ha urlato così la sua rabbia questa mattina, mentre insieme a circa 100 giovani aspettava invano che Priebke uscisse di casa. Capito d'averlo perso i ragazzi l'hanno raggiunto allo studio legale per continuare la protesta. "Se è passato dal carcere ai domiciliari per problemi di salute - hanno detto - come è possibile che possa lavorare?". La stessa domanda è arrivata anche dal segretario romano del Pdci, Fabio Nobile."Se il carnefice delle Fosse Ardeatine gode di buona salute per potersi recare quotidianamente al lavoro - ha detto Nobile in una nota - non comprendiamo perché debba usufruire degli arresti domiciliari, e non del carcere, per ragioni di salute opposte".
Due ragazzi della comunità ebraica, nipoti di deportati, hanno incontrato l'avvocato Giachini all'interno dello studio. "Non si vergogna di quello che sta facendo?" gli hanno chiesto. "Stiamo in uno Stato di diritto - ha risposto lui - e il mio dovere è di difendere un perseguitato". "Ma i perseguitati - hanno ribattuto i ragazzi - sono i martiri delle Fosse Ardeatine". Priebke, ha riferito Giachini, si occuperà di traduzione e catalogazione di materiale giuridico. Mansioni che svolgerà 'compatibilmente alla sua eta'' e per le quali sarà retribuito. Quando l'ex capitano delle SS ha lasciato lo studio legale, ad urlare 'Vergogna!' al suo passaggio, c'erano anche gli abitanti del Rione Monti. E la solidarietà alle famiglie delle vittime, è arrivata anche dalle istituzioni locali: dal sindaco di Roma Walter Veltroni, dal presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra che ha giudicato anche "giusta" la decisione presa nel pomeriggio dal giudice, e dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Dopo l'esposto presentato dall'avvocato della Comunità ebraica di Roma, Oreste Bisazza Terracini, la procura ha aperto un fascicolo intestato 'atti relativi a', senza ipotesi di reato e senza formale iscrizione di persone.
Il merito, secondo il portavoce della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici, va ai ragazzi che oggi hanno protestato. Priebke, insieme all'avvocato Paolo Giachini, era arrivato stamani al lavoro in motorino evitando i ragazzi della comunità ebraica che lo attendevano davanti alla sua abitazione per urlargli la loro rabbia, ma non chi lo aspettava davanti lo studio legale di via Panisperna. E proprio sulla concessione di poter lasciare gli arresti domiciliari per recarsi al lavoro, la procura di Roma ha aperto una inchiesta, mentre il ministro della Difesa Arturo Parisi ha convocato il pg militare presso la Corte di Cassazione per informazioni sul caso. "E' inverosimile che un essere umano che ha compiuto questi omicidi sia libero, ci siamo dimenticati di tutte le persone che ha ucciso?". L'ex deportato Giuseppe Di Porto, con ancora marchiato sul braccio il numero 167988, ha urlato così la sua rabbia questa mattina, mentre insieme a circa 100 giovani aspettava invano che Priebke uscisse di casa. Capito d'averlo perso i ragazzi l'hanno raggiunto allo studio legale per continuare la protesta. "Se è passato dal carcere ai domiciliari per problemi di salute - hanno detto - come è possibile che possa lavorare?". La stessa domanda è arrivata anche dal segretario romano del Pdci, Fabio Nobile."Se il carnefice delle Fosse Ardeatine gode di buona salute per potersi recare quotidianamente al lavoro - ha detto Nobile in una nota - non comprendiamo perché debba usufruire degli arresti domiciliari, e non del carcere, per ragioni di salute opposte".
Due ragazzi della comunità ebraica, nipoti di deportati, hanno incontrato l'avvocato Giachini all'interno dello studio. "Non si vergogna di quello che sta facendo?" gli hanno chiesto. "Stiamo in uno Stato di diritto - ha risposto lui - e il mio dovere è di difendere un perseguitato". "Ma i perseguitati - hanno ribattuto i ragazzi - sono i martiri delle Fosse Ardeatine". Priebke, ha riferito Giachini, si occuperà di traduzione e catalogazione di materiale giuridico. Mansioni che svolgerà 'compatibilmente alla sua eta'' e per le quali sarà retribuito. Quando l'ex capitano delle SS ha lasciato lo studio legale, ad urlare 'Vergogna!' al suo passaggio, c'erano anche gli abitanti del Rione Monti. E la solidarietà alle famiglie delle vittime, è arrivata anche dalle istituzioni locali: dal sindaco di Roma Walter Veltroni, dal presidente della Provincia di Roma Enrico Gasbarra che ha giudicato anche "giusta" la decisione presa nel pomeriggio dal giudice, e dal presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo. Dopo l'esposto presentato dall'avvocato della Comunità ebraica di Roma, Oreste Bisazza Terracini, la procura ha aperto un fascicolo intestato 'atti relativi a', senza ipotesi di reato e senza formale iscrizione di persone.
Da: www.ansa.it
chiatti è in galera ...
RispondiEliminal'indulto accorcerebbe la pena di 3 anni.
sarebbe uscito lo stesso, prima o dopo, è uesto il vero problema di chiatti.
Chiatti è ancora in galera, ma rimane il fatto che, grazie all'indulto, personaggi spregevoli come lui escano prima dal carcere.
RispondiEliminaNel 2020 avrà 52 anni e avrà tempo per vivere da LIBERO, sempre se non uscirà prima...
"Alla base del provvedimento del giudice ISACCO Giorgio Giustiniani, la mancata comunicazione..."... Isacco... Isacco... hmmm...
RispondiEliminadal messaggero:
RispondiEliminaL'ex ufficiale tedesco non ha voluto commentare direttamente la sospensione del permessso "Quello che dice lo tengo per me - afferma l'avvocato Giachini - Posso solo dire che non vuole partecipare a questa pagliacciata. ha solo chiesto che gli venissero riconosciuti i diritti di ogni detenuto. I diritti ora sono sospesi. Questo Paese è così". Ricordiamo per la cronaca che Priebke, già prosciolto nel processo-Kappler, non poteva essere nuovamente giudicato. Contro ogni diritto ciò è comunque avvenuto. Priebke venne assolto dalla corte militare per l'eccidio ma venne tenuto in galera (da innocente!) per decisione governativa fino a quando la sentenza voulta non fu comunque pronunciata...
Abbiamo appreso che è bastata una protesta della Comunità ebraica e una manifestazione di scalmanati, probabilmente gli stessi che, recentemente, a Teramo hanno aggredito il prof. Moffa, per far sì che un Ministro della Repubblica, costringesse il Magistrato militare di sorveglianza di turno a revocare con decreto la decisione del Tribunale Militare che accordava a un vecchio ultranovantenne, Erich Priebke, il permesso di lavorare fuori dalla prigione in cui è rinchiuso a seguito del processo che lo ha condannato all’ergastolo. Quante volte abbiamo manifestato, ripetutamente in centinaia di migliaia per la liberazione di condannati senza prove o con false prove, come nel caso Valpreda? Quante volte abbiamo protestato contro gli arresti domiciliari accordati con mano larga a tangentisti, politici corrotti, ladri di regime, colti con le mani nel sacco e rei confessi, ancora in età di sostenere la carcerazione, e godenti di ottima salute fisica? Nessun ministro si è precipitato a convocare il Giudice di sorveglianza per revocare alcunché. Nel caso di Priebke, già assolto nel passato, poi in seguito a pressioni coordinate della lobby ebraica internazionale, arrestato, giudicato e condannato per gli stessi fatti per cui era stato assolto, è bastato poco per annullare una decisione del Tribunale a suo favore. Se la giustizia militare, in qualche modo si è ravveduta, tardivamente, e, in considerazione dell’età e della salute del condannato, ha accordato un piccolo beneficio, non si può dire la stessa cosa dei nostri politici così ossequienti verso tutto quello che è richiesta ebraica, sionista, israeliana. I politici margheritici-cattolici, i politici sionistri-pedemocratici e i politici filosemitici-rifondatori, dimentichi dell’imperativo religioso del perdono e dell’imperativo umanitario della considerazione per il debole e il vecchio, si sono dimostrati inflessibili, pronti, scandalizzati e moralistici nel perseguitare, su comando, chi non è gradito alla nostra comunità ebraica e a quella internazionale. Da quando in qua la sovrana decisione di un libero Tribunale della Repubblica viene così piratescamente messa in discussione dai nostri politici?In particolare chiediamo come mai coloro che si vantano di essere per la pace e la giustizia, ma che in realtà sono "sionistri", fanno l’orecchio sordo alle numerose manifestazioni pacifiste contro la guerra in Afghanistan, contro l’allargamento della base americana di Vicenza o le manifestazioni a favore della Palestina e per un diverso atteggiamento del Governo italiano nei confronti dei palestinesi? E si inchinano alla prima richiesta di una, tutto sommato, piccola comunità etnico-religiosa transnazionale, si commuovono per la manifestazione di quattro esaltati turblenti e chiedono la revoca di decisioni legali? Dietro la scusa dell’antifascismo, che non ha senso di essere nel momento che nessuno sente il pericolo o la nostalgia del regime mussoliniano, e dietro la scusa della lotta all’antisemitismo, di cui non si vede nessun rigurgito all’orizzonte, i nostri "sionistri" manifestano soltanto il loro ossequio al sionismo, a Israele e ai neoconservatori del governo Bush. Questi, e non un inesistente pericolo fascista, sono le vere minacce alla democrazia in Occidente e alla pace nel mondo. Questi e non altri sono i mostri da combattere. Ma siccome sono mostri veri, potenti, armati, minacciosi, davanti ad essi i nostri politici chinano il capo vergognosamente. Allo stesso modo i nostri eroi "sionistri" dimostrano la loro piccolezza politica e la loro disumanità. Non è segno di coraggio per chi pretende di cambiare il mondo e risollevare i deboli prendersela, fare la voce grossa e alzare l’indice accusatore con un uomo finito, uscito da un passato ormai sepolto, un uomo solo, vecchio e debole, dignitoso nel suo silenzio, patetico nella sua ostinazione. Ah come sento la mancanza di Pasolini!
RispondiEliminaArticolo di Mauro Manno (insegnante, studioso del Medio Oriente).