Paolo Caratossidis è un “delinquente politico nato” e contende ai più noti avversari dell’estrema sinistra, da Luca Casarini a Francesco Caruso il primato di militante più perseguito d’Italia. Ha finora accumulato, aldilà dell’ indulto e delle prescrizioni di cui ha beneficiato, condanne per un totale di quattro anni di carcere. Ha cominciato a beccare denunce che era ancora minorenne, quasi vent’anni fa: nei suoi confronti sono state depositate dalla 'polizia politica' oltre 150 notizie di reato, di cui una cinquantina sono diventati veri e propri procedimenti a carico, compresi una rogatoria internazionale voluta dal veronese Papalia e svariate inchieste condotte da Carmelo Ruperto, oggi procuratore generale a Venezia. Del resto la realtà di Padova, intorno alla metà degli anni Novanta era caratterizzata da uno scontro frontale tra destra radicale e centri sociali legati all’ex Autonomia Operaia.
Il “greco” è stato con molti altri indagato per associazione sovversiva (articolo 270) e associazione sovversiva con l’aggravante di terrorismo (art. 270bis: quello che ha mandato in galera il senatore Marcello De Angelis e dato il nome alla sua band di sKatenati): sono due fattispecie di reato differenti, ma in entrambi i casi il giovane leader è stato prosciolto. Analogo esito hanno avuto i ben cinque procedimenti aperti per la violazione della legge Mancino. Tra questi rientra il più importante e clamoroso, l’unico processo associativo contro Forza Nuova: concluso con un’assoluzione a tempo di record dopo una brevissima sosta dei giudici in camera di consiglio. Mano pesante ha invece avuto la Corte che ha giudicato un episodio dal clamoroso risalto mediatico: 2 anni di condanna per l’irruzione negli studi di Telenuovo durante la diretta con il controverso predicatore islamico Adel Smith. Una pena sovradimensionata se si considera che il reato contestato è stato quello banalissimo di “violazione di domicilio”. A far sì che la somma raggiunga il totale concorre un anno per resistenza a pubblico ufficiale per aver ripreso ‘verbalmente’ un funzionario della questura di Ferrara, 10 mesi per uno scontro politico a Padova, 8 mesi per una pacifica contestazione al sindaco diessino durante una seduta del Consiglio comunale di Padova. In poche parole una vita segnata da un controllo costante delle utenze telefoniche sue e dei famigliari con una decina di perquisizioni in casa con sequestro di oggetti personali tipo posta di amici e parenti, foto di album di famiglia, l'intera libreria hanno fatto sì che Caratossidis maturasse una forte sensibilità ai temi dei diritti e delle libertà politiche, questioni che nell’immaginario collettivo male si associano al gruppo politico di cui è coordinatore nazionale. Forza Nuova, infatti, si è spesso distinta in campagne securitarie contro l’immigrazione. Ho seguito quindi con piacevole sorpresa la sua inattesa presa di posizione in favore della negata estradizione di Battisti del Brasile, che ha scatenato reazioni accese in alcuni forum della destra radicale che frequento. E’ nato così un confronto assai civile tra me e lui – in altre circostanze i toni tra noi erano stati piuttosto aspri – in cui il testo riportato in forma d’intervista è un mio trattamento redazionale di un intenso scambio di email e di messaggi che si sono accavallati in facebook…
Ugo Maria Tassinari
Da quel che so tu hai una particolare consuetudine con i temi del processo politico…Che pensi della violenza politica?
Il caso Smith è l'esempio del processo politico moderno. Non mi possono condannare per violazione della legge Mancino (discriminazione religiosa), quindi ci prendiamo tutti 2 anni (sotto appello) per violazione di domicilio aggravata. Pensa te: un reato da ammenda pecuniaria sanzionato con una condanna da rapina. E’ incredibile l'ipocrisia che si respira nelle aule di tribunale. Le risse sono il risultato di una realtà in cui uno anche per fare un semplice volantinaggio è costretto a impegnarsi nell'organizzazione di un'autodifesa. Sarà anche brutto da dire ma l'Italia è ancora fratturata e il ricorso alla 'violenza politica' è tuttora in voga nell'acquisizione degli spazi. Il dibattito non è mai stato democratico ed i numeri contano. Lo so io, lo sanno a sinistra e pure a destra.
Quale molla ha fatto scattare la tua posizione, per me inattesa, sul caso Battisti?
Perché lo trovo un’enorme colossale trovata pubblicitaria. Un maxispot per il governo Berlusconi ma non solo. Un'esemplare maniera per rimandare ulteriormente l'apertura di un serio e corretto dibattito sugli anni '70 e forse anche la 'giusta' palla al balzo per tutti coloro che vogliono contribuire alla lettura manichea di quel periodo: da una parte i volgari assassini, dall'altra i giusti poteri. L'uomo della strada non avrà dubbi, la condanna nei confronti di Battisti diventerà l'ennesima condanna verso tutti coloro che hanno infranto le regole: a destra come a sinistra. Chiaramente escludendo i sicari del potere che sono sempre giustificati. Il caso resta comunque complicato perchè è un argomento che tocca e urta le più intime sensibilità. L'abilità della manovra sta proprio nel creare il 'mostro' indifendibile a cui associare – poi – anche chi 'mostro' non era.
Certo a rendere particolarmente difficile da difendere Battisti per chi pure ha a cuore un discorso di chiusura della partita sanguinosa degli anni di piombo, a prescindere dai suoi insopportabili aspetti caratteriali di vittimismo colpevolizzante, è l’indecenza della ricostruzione storica operata dai suoi groupie. Costoro hanno descritto l’incredibile realtà di un’Italia degli anni 70 con l’orda neofascista dominante e pochi coraggiosi nuovi partigiani quasi ridotti alla macchia per difendere la libertà e la democrazia. Un’idea delirante che però forse potrebbe piacere a qualcuno dei tuoi se scattasse la molla che portava l’ebreo malmesso della barzelletta yiddish a leggere la stampa antisemita.
E perché?
E’ semplice, spiegava il pover’uomo all’amico che lo interrogava perplesso. Sui nostri giornali stiamo sempre a commiserarci mentre loro ci disegnano come padroni del mondo. Vuoi mettere la soddisfazione?
Niente barzellette, per carità. Resto alla questione seria, nella sua drammaticità. La memoria condivisa di questo paese è a intermittenza. L'etica, il pudore, la morale si accendono e si spengono sulla base di studiate strategie mediatiche. Se non c'è una seria e tenace attività di contro-informazione, anche il più placido tra i 'veterani' può diventare il pericolo pubblico nr.1. E poi l'ipocrisia di un sistema che non fa i conti con se stesso. Hanno privato Concutelli della semilibertà con appigli pretestuosi (un “ciocco” di hashish detenuto a scopo terapeutico da un detenuto con gravi problemi ischemici) per rilanciare la croce contro il terrorismo a destra. Non parliamo di quello che hanno fatto a Luigi Ciavardini, arrestato e condannato pretestuosamente per rapina alla vigilia della Cassazione che doveva decidere sulla strage alla stazione di Bologna e poi assolto quando ormai quell’ infame e assurda condanna è diventata definitiva. O a Cavallini, assolto dalle rapine di cui era stato accusato. Strano paese questo: i giovani che hanno preso le armi 30 o 40anni fa, ora totalmente inoffensivi se non 'ravveduti' non possono avere pace. Saranno il capro espiatorio dei mali italiani fino all'estinzione anagrafica.
E qual è il problema del nostro Paese sotto questo punto di vista?
E' il problema mai risolto nel dibattito storico-politico: non sarà stata una guerra vera e propria, ma un conflitto sociale di enormi proporzioni. Faccio un esempio: il teorema Calogero. Credo che il vecchio procuratore abbia visto giusto. Il clima 'eversivo' era popolare, e vennero creati differenti strumenti e contenitori per rivendicare opposizione antisistemica. Ma dall'altro lato lo stato ha abusato del proprio ruolo, andando contro le proprie stesse leggi ben più di quelli che inseriva nel mazzo di carte dei terroristi da colpire.
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