giovedì 12 febbraio 2009

Cronache dalla gioventù moderna, chiusa in una stanza.

MILANO — Un giorno di settembre Alice è corsa fuori dalla classe, al telefono ha supplicato i nonni perché andassero a prenderla e l’accompagnassero a casa: da lì per quindici mesi non è più uscita. «Ho cominciato una nuova vita come Chadre, il mio nick, in Internet. E ho cercato di dimenticarmi della mia. L’unico posto dove stavo bene era la mia stanza».

Alice, il nome che secondo lei meglio rappresenta la sua vita da autoreclusa, ha 19 anni. È bella. Ed anche brava. Scrive poesie, disegna manga. Ce ne sono centinaia nel suo appartamento alle porte d’Ancona. Da dove racconta: «Tutto è iniziato quando il mio ex mi ha mollata. Stavo male, volevo essere lasciata in pace. Ho risposto male a un prof e il super-bullo della classe mi ha ripreso davanti a tutti». Alice ha pianto per due ore: «Ma nessuno mi ha dato nemmeno un fazzoletto. Per loro ero niente. Mi sono detta: “col mondo ho chiuso”».



È stato allora che la vita è diventata la sua stanza: «Ho passato le giornate a dormire e le notti a giocare, adoro i giochi di ruolo. Ma non stavo in casa per quello, solo perché soffrivo». Le uniche fughe: «La mattina presto, mi infilavo la felpa col cappuccio e andavo a fare la spesa. Hamburger da mettere nei panini. Roba veloce, per non staccarmi troppo dal computer. In un anno sono ingrassata venti chili». Alice la vigilia di Natale per la prima volta ha aperto la porta della sua casa: «Al mio ragazzo, l’ho conosciuto su Internet». Sabato scorso è uscita: «A scuola non sono ancora tornata. Ma adesso so quello che voglio io, non gli altri. Ho già perso troppo».


Tratto da: www.corriere.it

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