giovedì 25 ottobre 2007

Ungheria: "Ferenc Gyurcsàny lèvati di torno!"

Che il 23 ottobre sarebbe stata un’altra occasione per protestare contro l’attuale governo di centro-sinistra non può destare sorprese. In Ungheria l’atmosfera è caldissima, ed il rapporto tra cittadini ed istituzioni locali è ai ferri corti.

Da quando venne diffusa la registrazione del “discorso di BalatonOszod” (località sul Balaton), nel quale Ferenc Gyurcsàny, il leader del Partito socialista ungherese, ammetteva di aver mentito agli elettori per poter vincere le elezioni (aprile 2006) (Mszp), ogni ricorrenza storica del Paese vede masse popolari, più o meno numerose, manifestare contro il capo di governo. Anche lo scorso 23 ottobre era stata organizzata, dai principali movimenti d’opposizione del nazionalismo ungherese, una manifestazione di protesta (non autorizzata dalla polizia) nei pressi del Teatro dell’Opera di Budapest dove Gyurcsàny ha tenuto un discorso.

Il principale gruppo si chiama Hatvannégy Varmegyék Ifjusàgi Mozgalom (Hivm), ovvero Movimento della Gioventù delle 64 Province (o contee), fondato da Toroczkai Làszlò, un attivista non ancora trentenne che ha già alle spalle una lunga attività politica e giornalistica. Riferendosi ai territori che l’Ungheria ha perso dopo la Prima Guerra Mondiale con il trattato di Trianon, il gruppo si propone la difesa delle minoranze ungheresi all’estero, se non proprio il ritorno di quei territori alla madrepatria. L’Hivm, su posizioni anti vetero o neo comunismo, è stato in prima fila negli scontri con la polizia avvenuti durante le manifestazioni del 2006 – sessantesima ricorrenza della rivoluzione ungherese contro il comunismo - di fronte alla Televisione di Stato MTV. Abbandonata la presidenza dell’HVIM, il giovane ungherese ha fondato un nuovo movimento chiamato Mi Magunk (Noi Stessi), di chiara ispirazione irlandese (Sinn Fein).

Toroczkai Laszlo, che ha avuto l’interdizione d’accesso in Paesi come la Repubblica Slovacca (5 anni), la Romania (3 anni) e la Serbia (1 anno), è stato arrestato martedì per aver condotto centinaia di manifestanti nei pressi del Teatro dell’Opera, i quali, vedendo lo schieramento della polizia impedire loro l’accesso, hanno cominciato a lanciare sassi e bottiglie incendiare contro coloro, che lo scorso autunno, utilizzarono proiettili di gomma contro la folla, causando il ferimento anche di persone inermi e pacifiche. Demonizzato come gruppo xenofobo, il Movimento di Toroczkai ha attratto attorno a sé anche famiglie, stanche di sopportare sulle loro spalle le riforme ultraliberiste del governo socialista.

Un altro movimento sempre in prima fila in queste manifestazioni antigovernative, è quello del Lelkiismeret 88 (Coscienza 88), anch’esso presente all’occupazione della Televisione di Stato e nelle contestazioni di Piazza Kossuth, antistante al Parlamento ungherese.

Considerato revisionista, il gruppo ha idee che lo ricollegano al movimento parafascista delle Croci Frecciate di Szalasi. Una protesta di Coscienza 88 si è svolta nei pressi del castello di Budapest quando, estradato dal Canada, lo studioso Ernst Zuendel finì in prigione e subì un processo della polizia del pensiero per i suoi scritti che mettono in dubbio il cosiddetto olocausto. Tra gli altri obiettivi del Lelkiismeret 88, il ritiro delle truppe ungheresi dai teatri delle guerre “umanitarie” avviate dagli atlantici e l’uscita dell’Ungheria dall’Unione europea.

Oltre a questi due movimenti troviamo il Magyar Nemzet Bizottsag 2006 (comitato della nazione ungherese), il Szeptember Tizennyolcadika csoport (gruppo del 18 settembre), il Magyar Nemzet Mozgalomért (Movimento per la nazione ungherese) e tanti altri nazionalisti o di destra radicale (ovviamente... brutti e cattivi), che si oppongono alla figura di Ferenc Gyurcsàny, il quale ormai incarna tutti i mali del Paese.

Tutti questi gruppi hanno partecipato alle manifestazioni di Piazza Kossuth (e per questo vengono soprannominati Kossuth tériek, “Quelli di Piazza Kossuth”, anche se con slogans e parole d’ordine diverse.

I partiti dichiarati di estrema destra Miép e Jobbik, per alcuni mesi uniti in un unico movimento, non sembrano tanto vicini al centro-destra del Fidesz o del Forum, ma alla ricerca di una “Harmadik ùt” (Terza via).

Tra l’altro chi contesta l’attuale governo ungherese non è a tutti costi un simpatizzante del centro-destra o della destra radicale.

Alle manifestazioni dello scorso autunno parteciparono anche persone vicine all’estrema sinistra ungherese, appartenenti ai gruppi ultras dell’Ujpest, gli acerrimi rivali dei tifosi del Ferencvaros, tra le quali fila figurano, invece, elementi del Movimento delle 64 province. Oltre a loro,  vi erano presenti anche zingari e senzatetto, che non hanno visto la loro situazione migliorarsi con i governi socialisti che si sono succeduti dopo la caduta del Muro di Berlino. Anzi, si può dire che oggi un povero ungherese è ancor più povero di quello di 25 anni fa. Guardando un senzatetto di Budapest si può notare come molto spesso indossi dei vecchi vestiti di fattura pregiata. Non che questo sia molto significativo per molti, ma un occhio critico potrebbe arguire come queste persone non siano nate povere, ma che lo siano diventate negli ultimi anni. E nella maggior parte dei casi è proprio così.

Per questo, assieme alle decine di migliaia di persone aderenti al Fidesz, il principale partito d’opposizione ungherese guidato da Orban, erano presenti anche delusi del Partito di Gyurcsàny ed ex nostalgici del vecchio Partito comunista ungherese. Per finire, anche nuovi adepti della Budapest comunitaria, rimembrando le gesta dei loro storici eroi, si sono uniti alle sommosse antigovernative. Insomma i manifestanti appartengono a tutte le classi sociali dell’Ungheria contemporanea.

All’interno della stessa destra, non tutti si trovano nelle stesse posizioni. Vi sono anche dei favorevoli all’Unione europea, per i quali l’Ue è sinonimo di prosperità e di sentimento nazionale europeo (ovvero di appartenenza alla cultura europea), ed alla Nato, in chiara visione antirussa ed anticomunista (le ragioni storiche sono note a tutti).

Ferenc Gyrcsàny viene visto come un comunista, non importa se le sue siano politiche liberticide o suggerite o benvolute da Bruxelles.

Ma lo spirito degli ungheresi è sempre quello che lo ha contraddistinto nella storia: fiero e ribelle.

In ogni caso il fatto che le contestazioni abbiano coinvolto centinaia di migliaia di persone è un segno evidente di malcontento.

Le sollevazioni popolari, e l’attivismo politico dei vari partiti e movimenti, non sono ancora riusciti nel loro intento, ma la tenacia mostrata dai nazionalisti magiari negli ultimi mesi ha portato l’Ungheria nelle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Un Paese di poco meno di dieci milioni di abitanti, di grande cultura ma sconosciuta alla stragrande maggioranza delle persone del suo stesso continente, è potuto uscire dall’anonimato soltanto attraverso le violente proteste giovanili. Pochi avrebbero conosciuto, o si sarebbero interessati alla situazione politica dell’Ungheria se questi fatti non fossero accaduti: repressione durissima della polizia, centinaia di arresti e feriti, anche tra le persone indifese.

Il comportamento della polizia ungherese – ovviamento guidatp dal governo postcomunista - ha suscitato le proteste di alcune organizzazioni a difesa dei diritti umani senza riscontrare molto spazio nei mass media asserviti del mondo occidentale. Alcuni leader del Partito di estrema destra Jobbik hanno deciso, allora, di fondare una Guardia Nazionale in difesa dei cittadini dalle violenze delle forze dell’ordine. La guardia sta prendendo sempre più forma e può contare oggi su centinaia di membri.



Articolo di Giovanni Lanza, tratto da www.rinascita.info

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