Settantuno anni fa, il 29 Ottobre 1936, Ramiro Ledesma Ramos, Sindacalista Rivoluzionario, veniva assassinato dai suoi carcerieri.
"Tagliate tutti i ponti con le illusioni internazionaliste, con quelle liberal-borghesi e con il parlamentarismo. Dovreste sapere che, in fondo, queste non sono che le bandiere dei privilegiati, dei grandi proprietari terrieri e dei banchieri, perchè tutta questa gente è internazionale quanto il loro denaro ed i loro commerci. Liberali, perchè la libertà permette loro di edificare come un feudo il loro grande potere contro lo Stato Nazionale del Popolo. Paralamentaristi perchè la macchina elettorale è nelle loro stesse mani: la stampa, la radio, gli incontri e la propaganda".
Da "Scritti politici" di Ramiro Ledesma Ramos (1935-1936), pagina 213.
«Noialtri riteniamo più salutare questa marea di scioperi perché essa contribuirà a squilibrare dei falsi equilibri. D’altra parte, sono mobilitazioni rivoluzionarie, di cui oggi il nostro popolo ha più che mai bisogno. La battaglia sociale alla base di scioperi e di collisioni con la reazione parlamentare, può fornirci l’occasione di confronti decisivi. Di fronte ai borghesi timorati che prendono paura del coraggio del popolo, noi plaudiamo all’azione sindacale che rinnova almeno le virtù guerriere ed eroiche della razza».
Ramiro Ledesma Ramos, citato in Fascismo rojo, Colectivo Karl-Otto Paetel, Valencia, 1998.
Ramiro Ledesma Ramos: "Itinerarìo di un nonconformista" di Erik Norling.
Ramiro Ledesma Ramos nasce ad Alfaraz de Sayago (Zamora) il 23 Maggio del 1905, figlio di un maestro di scuola. A 16 anni si trasferisce a Madrid dove lavora come impiegato delle Poste, ricoprendo vari incarichi in diversi uffici periferici fino alla destinazione definitiva a Madrid. La sua origine sociale, classe medio bassa, lo segnerà profondamente per tutta la sua breve vita. Autodidatta, non ebbe mai una famiglia che lo potesse sostenere economicamente agli studi né un aggancio per essere introdotto nel regime politico, della sua gioventù, caratterizzato dalla dittatura primoriverista. Studierà e leggerà intensamente tutto ciò che gli capiterà tra le mani, filosofia francese in special modo. Inizierà ad interessarsi della filosofia tedesca e per poter tradurre direttamente dai testi originali i suoi autori preferiti imparerà il tedesco, da solo. Acquisterà una tale perizia tanto da tradurre in castigliano i vari autori ai quali si interesserà per delle riviste madrilene. Quest'ultimo aspetto gli farà preferire al fascismo meridionale la sobrietà del nazionalsocialismo, anche se, per la verità, appare molto difficile inquadrarlo in questa corrente ideologica. Tra il 1923 ed il 1925 le sue inquietudini letterarie giovanili lo porteranno a cimentarsi nella scrittura. Di questi anni sono: "Il vuoto", "Il giovane suicida", "Il fallimento di Eva", lavori che non verranno mai pubblicati. Nel 1924 vede la luce il suo primo libro, grazie al finanziamento di uno zio, pubblicato dalla Casa Editrice Reus di Madrid: "Il sigillo della morte". Fu un testo di chiaro riferimento esistenzialista ed irrazionalista, conseguente al suo pensiero ed ai suoi studi (Ramiro legge, in questo periodo, Nietzsche, Bergson, Kierkegaard) che lo porteranno a scontrarsi con tutti i movimenti di pensiero positivistici e razionalistici del suo tempo. Nello stesso anno, scriverà "Il Chisciotte ed il nostro tempo", un omaggio al vecchio maestro di Salamanca, Unamumo. Questo testo rimarrà inedito fino al 1971 quando verrà pubblicato seppur lievemente censurato. Nel 1926 si iscrive alla facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Madrid ed a quella di scienze esatte. Nel 1930 terminerà i suoi studi universitari. Il 1930 ed il 1931 saranno anni di intenso studi, che non interromperà nemmeno per assolvere il servizio militare tra l'Agosto 1930 e l'Ottobre 1931. Collaborerà con Ernesto Giménez Caballero e con César Arconada, segretario, quest'ultimo, della Gazzetta Letteraria. Gli si apriranno, pertanto, le porte della Gazzetta Letteraria e della Rivista d'Occidente, riviste all'avanguardia in campo culturale e filosofico del tempo. Nell'Ateneo di Madrid Ramiro, con i suoi scarsi vent'anni , e gia una figura conosciuta, una promessa intellettuale ammirata da tutti. Ortega y Gassett lo introdurrà, come suo insegnante, nel complesso mondo della filosofia tedesca. Cosi avrà modo di leggere Ottogaard, Hegel, Scheler, Meyerson, Rickert, Hartmann, Heidegger, Fichte, ecc.ecc. La sua passione per la matematica e la sua conoscenza del tedesco gli saranno di grande aiuto nello studio. Tradurrà diversi autori e ne introdurrà in Spagna altri come Einstein, Heidegger, Scheler. Mentre studia e si sommerge nel mondo della filosofia, senza dimenticare la matematica, scopre i movimenti avanguardisti nel campo artistico e letterario. Come in Italia, il futurismo di Marinetti si unì al fascismo per cercare di rovesciare, una volta per tutte, il decadente stato italiano, cosi in Spagna i giovani della Gazzetta Letteraria e della Rivista d'Occidente cercheranno di fare la stessa cosa. In questo modo dall'arte alla politica attiva non gli mancherà che percorrere un passo. Molti dei membri della Gazzetta Letteraria si convertiranno al comunismo, altri al fascismo. Purtroppo la profonda amicizia che li unì attorno all'arte ed alle lettere fu troncata dalla realtà di queste due Spagne che venivano a prefigurarsi ed alle quali si riferiva, tristemente, Machado. L'anno 1931 fu decisivo per la sua vita. Ha appena compiuto 25 anni e decide di dare un giro radicale alle proprie abitudini e stili di vita. Si converte decisamente in un attivista ed in un militante politico. Si è perso un gran intellettuale per l'effimero della politica? Chissà se Ramiro fosse rimasto uno studioso oggi, molto probabilmente, troveremmo il suo nome nelle enciclopedie. "tutto per il tutto", il suo motto giovanile; Mussolini definì, in quegli anni, il fascismo come "la malattia del XX° secolo" e Ramiro, come tanti altri giovani della sua epoca, ne fu contagiato. Riuscirà a teorizzare la teoria del nazionalsindacalismo che diverrà la base ideologica della Falange Spagnola e, almeno, anche se solo di facciata del Franchismo. Con "La Conquista dello Stato", settimanale politico, e poi con la J.O.N.S. cercherà di dar forma politica al suo pensiero filosofico (anni 1932-1933). Si relazionerà con i gruppi non conformisti francesi degli anni '30, i quali influenzeranno il suo pensiero politico. Ci riferiamo, in particolare, al gruppo dell'Ordine Nuovo francese, alla rivista Progetti ed a tutti i gruppi non conformisti francesi che innoveranno il mondo della cultura e della politica. Ramiro Ledesma Ramos può considerarsi come il rappresentante spagnolo di quei gruppi che, secondo una fortunata definizione dei cattedratico svizzero Armin Moehler, verranno chiamati i fautori della "Rivoluzione Conservatrice". Con questo termine si comprederanno tutti quei giovani che, usciti dalla crisi della Prima Guerra Mondiale (in Spagna la crisi della dittatura primoriverista), penseranno a coniugare il nazionalismo con la necessità di una rivoluzione sociale. I più attivi esponenti di quei gruppi, predecessori del nazionalsocialismo e del fascismo, finiranno per dividersi, molti aderiranno al comunismo, molti altri al fascismo. Ramiro era fascista? Evitò sempre l'eccessiva utilizzazione di questa etichetta, che tra l'altro non respingeva, anche se intendeva il fascismo come una concezione innovatrice della società, capace di confrontarsi col marxismo e col sistema democratico liberalborghese. Fu sicuramente il rappresentante più genuino che ebbe la Spagna della "Rivoluzione Conservatrice". Si separò dalla Falange Spagnola della JONS all'inizio del 1935 perché giudicava la sua linea politica eccessivamente reazionaria e non adeguata strategicamente ai compitivi che sognava per la sua Spagna. Negli ultimi due anni di vita scrisse il famoso “Discorso alla gioventù di Spagna” vero e proprio compendio dell’ideologia nazionalsindacalista, poi scrisse “Fascismo in Spagna?” che firmò con lo pseudonimo di Roberto Lanzas, lo stesso che utilizzava quando scriveva per la rivista della JONS. Con “Fascismo in Spagna?” intese ripercorrere ed analizzare tutte le tappe politiche anteriori per dimostrare i motivi veri e propri che impedirono la formazione di un movimento politico di autentico stampo fascista in Spagna. E’ un Ramiro oramai disimpegnato con la realtà Spagnola anche se continua a seguirla politicamente. Nella solitudine seguente all’abbandono della Falange Spagnola della JONS si preoccupa di pubblicare “La Patria Libera”, un settimanale che ebbe la pretesa di unire tutti i jonsisti che non accettavano la disciplina falangista, però dopo alcuni numeri dovette chiudere per mancanza di fondi. Nell’estate del 1936 decise di lanciarsi di nuovo nell’avventura pubblicitaria e fondò “Nostra Rivoluzione”, che uscì nei primi di luglio 1936. Una settimana prima dell’insurrezione armata contro la Repubblica spagnola. Successivamente venne arrestato ed imprigionato nel carcere centrale di Madrid. Il 29 ottobre dello stesso anno viene ucciso dai miliziani del Fronte Popolare e seppellito in una fossa comune di Aravaca, nella periferia di Madrid. Il suo maestro Ortega y Gasset, conosciuta la notizia, non poté che esclamare: “Non hanno ucciso un uomo, hanno ucciso un’idea”. Mitificato ma, soprattutto, validamente censurato durante il franchismo (la Chiesa Cattolica pretese che i suoi testi fossero inclusi nell’elenco degli autori proibiti), Ramiro Ledesma Ramos sarà considerato il fondatore del nazionalsindacalismo, nella propaganda del regime, ma nei fatti nessuno cercò di approfondire la sua ideologia. Grazie alla Casa Editrice Tecnos di Madrid, ed all’impegno della famiglia Ramos, nel 1983 furono pubblicati e validamente diffusi tutti gli scritti di Ramiro Ledesma Ramos.
"Tagliate tutti i ponti con le illusioni internazionaliste, con quelle liberal-borghesi e con il parlamentarismo. Dovreste sapere che, in fondo, queste non sono che le bandiere dei privilegiati, dei grandi proprietari terrieri e dei banchieri, perchè tutta questa gente è internazionale quanto il loro denaro ed i loro commerci. Liberali, perchè la libertà permette loro di edificare come un feudo il loro grande potere contro lo Stato Nazionale del Popolo. Paralamentaristi perchè la macchina elettorale è nelle loro stesse mani: la stampa, la radio, gli incontri e la propaganda".
Da "Scritti politici" di Ramiro Ledesma Ramos (1935-1936), pagina 213.
«Noialtri riteniamo più salutare questa marea di scioperi perché essa contribuirà a squilibrare dei falsi equilibri. D’altra parte, sono mobilitazioni rivoluzionarie, di cui oggi il nostro popolo ha più che mai bisogno. La battaglia sociale alla base di scioperi e di collisioni con la reazione parlamentare, può fornirci l’occasione di confronti decisivi. Di fronte ai borghesi timorati che prendono paura del coraggio del popolo, noi plaudiamo all’azione sindacale che rinnova almeno le virtù guerriere ed eroiche della razza».
Ramiro Ledesma Ramos, citato in Fascismo rojo, Colectivo Karl-Otto Paetel, Valencia, 1998.
Ramiro Ledesma Ramos: "Itinerarìo di un nonconformista" di Erik Norling.
Ramiro Ledesma Ramos nasce ad Alfaraz de Sayago (Zamora) il 23 Maggio del 1905, figlio di un maestro di scuola. A 16 anni si trasferisce a Madrid dove lavora come impiegato delle Poste, ricoprendo vari incarichi in diversi uffici periferici fino alla destinazione definitiva a Madrid. La sua origine sociale, classe medio bassa, lo segnerà profondamente per tutta la sua breve vita. Autodidatta, non ebbe mai una famiglia che lo potesse sostenere economicamente agli studi né un aggancio per essere introdotto nel regime politico, della sua gioventù, caratterizzato dalla dittatura primoriverista. Studierà e leggerà intensamente tutto ciò che gli capiterà tra le mani, filosofia francese in special modo. Inizierà ad interessarsi della filosofia tedesca e per poter tradurre direttamente dai testi originali i suoi autori preferiti imparerà il tedesco, da solo. Acquisterà una tale perizia tanto da tradurre in castigliano i vari autori ai quali si interesserà per delle riviste madrilene. Quest'ultimo aspetto gli farà preferire al fascismo meridionale la sobrietà del nazionalsocialismo, anche se, per la verità, appare molto difficile inquadrarlo in questa corrente ideologica. Tra il 1923 ed il 1925 le sue inquietudini letterarie giovanili lo porteranno a cimentarsi nella scrittura. Di questi anni sono: "Il vuoto", "Il giovane suicida", "Il fallimento di Eva", lavori che non verranno mai pubblicati. Nel 1924 vede la luce il suo primo libro, grazie al finanziamento di uno zio, pubblicato dalla Casa Editrice Reus di Madrid: "Il sigillo della morte". Fu un testo di chiaro riferimento esistenzialista ed irrazionalista, conseguente al suo pensiero ed ai suoi studi (Ramiro legge, in questo periodo, Nietzsche, Bergson, Kierkegaard) che lo porteranno a scontrarsi con tutti i movimenti di pensiero positivistici e razionalistici del suo tempo. Nello stesso anno, scriverà "Il Chisciotte ed il nostro tempo", un omaggio al vecchio maestro di Salamanca, Unamumo. Questo testo rimarrà inedito fino al 1971 quando verrà pubblicato seppur lievemente censurato. Nel 1926 si iscrive alla facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Madrid ed a quella di scienze esatte. Nel 1930 terminerà i suoi studi universitari. Il 1930 ed il 1931 saranno anni di intenso studi, che non interromperà nemmeno per assolvere il servizio militare tra l'Agosto 1930 e l'Ottobre 1931. Collaborerà con Ernesto Giménez Caballero e con César Arconada, segretario, quest'ultimo, della Gazzetta Letteraria. Gli si apriranno, pertanto, le porte della Gazzetta Letteraria e della Rivista d'Occidente, riviste all'avanguardia in campo culturale e filosofico del tempo. Nell'Ateneo di Madrid Ramiro, con i suoi scarsi vent'anni , e gia una figura conosciuta, una promessa intellettuale ammirata da tutti. Ortega y Gassett lo introdurrà, come suo insegnante, nel complesso mondo della filosofia tedesca. Cosi avrà modo di leggere Ottogaard, Hegel, Scheler, Meyerson, Rickert, Hartmann, Heidegger, Fichte, ecc.ecc. La sua passione per la matematica e la sua conoscenza del tedesco gli saranno di grande aiuto nello studio. Tradurrà diversi autori e ne introdurrà in Spagna altri come Einstein, Heidegger, Scheler. Mentre studia e si sommerge nel mondo della filosofia, senza dimenticare la matematica, scopre i movimenti avanguardisti nel campo artistico e letterario. Come in Italia, il futurismo di Marinetti si unì al fascismo per cercare di rovesciare, una volta per tutte, il decadente stato italiano, cosi in Spagna i giovani della Gazzetta Letteraria e della Rivista d'Occidente cercheranno di fare la stessa cosa. In questo modo dall'arte alla politica attiva non gli mancherà che percorrere un passo. Molti dei membri della Gazzetta Letteraria si convertiranno al comunismo, altri al fascismo. Purtroppo la profonda amicizia che li unì attorno all'arte ed alle lettere fu troncata dalla realtà di queste due Spagne che venivano a prefigurarsi ed alle quali si riferiva, tristemente, Machado. L'anno 1931 fu decisivo per la sua vita. Ha appena compiuto 25 anni e decide di dare un giro radicale alle proprie abitudini e stili di vita. Si converte decisamente in un attivista ed in un militante politico. Si è perso un gran intellettuale per l'effimero della politica? Chissà se Ramiro fosse rimasto uno studioso oggi, molto probabilmente, troveremmo il suo nome nelle enciclopedie. "tutto per il tutto", il suo motto giovanile; Mussolini definì, in quegli anni, il fascismo come "la malattia del XX° secolo" e Ramiro, come tanti altri giovani della sua epoca, ne fu contagiato. Riuscirà a teorizzare la teoria del nazionalsindacalismo che diverrà la base ideologica della Falange Spagnola e, almeno, anche se solo di facciata del Franchismo. Con "La Conquista dello Stato", settimanale politico, e poi con la J.O.N.S. cercherà di dar forma politica al suo pensiero filosofico (anni 1932-1933). Si relazionerà con i gruppi non conformisti francesi degli anni '30, i quali influenzeranno il suo pensiero politico. Ci riferiamo, in particolare, al gruppo dell'Ordine Nuovo francese, alla rivista Progetti ed a tutti i gruppi non conformisti francesi che innoveranno il mondo della cultura e della politica. Ramiro Ledesma Ramos può considerarsi come il rappresentante spagnolo di quei gruppi che, secondo una fortunata definizione dei cattedratico svizzero Armin Moehler, verranno chiamati i fautori della "Rivoluzione Conservatrice". Con questo termine si comprederanno tutti quei giovani che, usciti dalla crisi della Prima Guerra Mondiale (in Spagna la crisi della dittatura primoriverista), penseranno a coniugare il nazionalismo con la necessità di una rivoluzione sociale. I più attivi esponenti di quei gruppi, predecessori del nazionalsocialismo e del fascismo, finiranno per dividersi, molti aderiranno al comunismo, molti altri al fascismo. Ramiro era fascista? Evitò sempre l'eccessiva utilizzazione di questa etichetta, che tra l'altro non respingeva, anche se intendeva il fascismo come una concezione innovatrice della società, capace di confrontarsi col marxismo e col sistema democratico liberalborghese. Fu sicuramente il rappresentante più genuino che ebbe la Spagna della "Rivoluzione Conservatrice". Si separò dalla Falange Spagnola della JONS all'inizio del 1935 perché giudicava la sua linea politica eccessivamente reazionaria e non adeguata strategicamente ai compitivi che sognava per la sua Spagna. Negli ultimi due anni di vita scrisse il famoso “Discorso alla gioventù di Spagna” vero e proprio compendio dell’ideologia nazionalsindacalista, poi scrisse “Fascismo in Spagna?” che firmò con lo pseudonimo di Roberto Lanzas, lo stesso che utilizzava quando scriveva per la rivista della JONS. Con “Fascismo in Spagna?” intese ripercorrere ed analizzare tutte le tappe politiche anteriori per dimostrare i motivi veri e propri che impedirono la formazione di un movimento politico di autentico stampo fascista in Spagna. E’ un Ramiro oramai disimpegnato con la realtà Spagnola anche se continua a seguirla politicamente. Nella solitudine seguente all’abbandono della Falange Spagnola della JONS si preoccupa di pubblicare “La Patria Libera”, un settimanale che ebbe la pretesa di unire tutti i jonsisti che non accettavano la disciplina falangista, però dopo alcuni numeri dovette chiudere per mancanza di fondi. Nell’estate del 1936 decise di lanciarsi di nuovo nell’avventura pubblicitaria e fondò “Nostra Rivoluzione”, che uscì nei primi di luglio 1936. Una settimana prima dell’insurrezione armata contro la Repubblica spagnola. Successivamente venne arrestato ed imprigionato nel carcere centrale di Madrid. Il 29 ottobre dello stesso anno viene ucciso dai miliziani del Fronte Popolare e seppellito in una fossa comune di Aravaca, nella periferia di Madrid. Il suo maestro Ortega y Gasset, conosciuta la notizia, non poté che esclamare: “Non hanno ucciso un uomo, hanno ucciso un’idea”. Mitificato ma, soprattutto, validamente censurato durante il franchismo (la Chiesa Cattolica pretese che i suoi testi fossero inclusi nell’elenco degli autori proibiti), Ramiro Ledesma Ramos sarà considerato il fondatore del nazionalsindacalismo, nella propaganda del regime, ma nei fatti nessuno cercò di approfondire la sua ideologia. Grazie alla Casa Editrice Tecnos di Madrid, ed all’impegno della famiglia Ramos, nel 1983 furono pubblicati e validamente diffusi tutti gli scritti di Ramiro Ledesma Ramos.
Nessun commento:
Posta un commento