Proprio ieri avevano rilasciato una dichiarazione congiunta con altri gruppi etnici che si oppongono al regime dei Generali di Rangoon: "Ad ogni atto ostile nei confronti della protesta in corso nella capitale e in altre città della Birmania risponderemo con le armi". Così un reparto del 103° battaglione del KNLA ha attaccato una colonna di militari birmani diretta verso Rangoon, uccidendo 3 ufficiali ed un soldato. I Karen avevano chiaramente invitato i militari presenti come occupanti nel loro territorio a "volgere le armi contro chi si è arricchito sulla sofferenza del suo popolo". Il messaggio lasciava aperta una via di trattativa tra esercito di liberazione e forze armate governative, purchè queste non partecipassero ad azioni ostili alla sollevazione iniziata dai monaci buddisti. Un tempo, vedere delle truppe dell'SPDC (la giunta al governo in Birmania) allontanarsi dai territori Karen avrebbe invitato la resistenza a starsene tranquilla ad osservare lo spettacolo. Oggi però le cose sono cambiate: le diverse anime dell'opposizione al regime (quella democratica nelle città e quella identitaria nell'est del Paese) hanno stretto un patto. Sbarazzarsi dei narcodittatori è la priorità: alle rivendicazioni penseremo dopo. La guarnigione attaccata aveva risposto agli ordini dei comandi militari che stanno concentrando nei principali centri abitati le truppe per soffocare nuove proteste. L'attacco è avvenuto a circa un'ora di marcia dalla clinica "Carlo Terracciano". Nuovi scontri sono attesi nelle prossime ore.
Da: www.comunitapopoli.org
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