Sembra strano ma i giornalisti di oggi possono servire due padroni: la cultura dominante imposta dalle lobbies e, ora si scopre, anche Cosa Nostra. Forse sottopagati, provano ad arrotondare per arrivare a fine mese?
Due giornalisti di “Repubblica” indagati per favoreggiamento alla mafia per aver pubblicato una serie di articoli sui “pizzini” e sull’archivio sequestrato ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Secondo il pm Del Bene la pubblicazione avrebbe aiutato Cosa nostra.
PALERMO - Indagati per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra per aver pubblicato una serie di articoli sui “pizzini” e sull’archivio sequestrato ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
La tesi secondo la quale la pubblicazione dei “pizzini” avrebbe favorito Cosa nostra, è stata sostenuta ieri dal pm Francesco Del Bene anche davanti al tribunale del riesame, dove si discuteva il ricorso presentato dai difensori di “Repubblica” contro il sequestro e la clonazione degli hard disk dei computer dei giornalisti. Il pm ha attribuito a “Repubblica” la responsabilità della latitanza dei tre sfuggiti alla cattura nel corso del blitz che la notte scorsa ha portato in carcere 29 esponenti del clan Lo Piccolo, trovati tutti nelle loro abitazioni, così come gli altri arrestati nei giorni scorsi.
L’iniziativa della Procura diretta da Francesco Messineo ha destato preoccupazione e indignazione negli organismi di categoria. Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Lorenzo Del Boca ha immediatamente chiesto un incontro urgente al vicepresidente del Csm Nicola Mancino. “È davvero urgente un provvedimento che faccia chiarezza su quali sono i limiti non già dei giornalisti, ma dei magistrati. Non basta più richiamare genericamente la legge e fantasiose ipotesi di reato dimenticando i doveri che dalla Costituzione derivano ai giornalisti.
Di questi doveri si è mostrato consapevole il vice presidente del Csm Nicola Mancino, quando ha chiarito che un giornalista ha il dovere di pubblicare le notizie delle quali entra in possesso. A Palermo c’è chi non la pensa così e si spinge fino a ipotizzare per due giornalisti di Repubblica l’ipotesi di favoreggiamento. È una ipotesi insultante per la storia professionale e personale di Francesco Viviano e Alessandra Ziniti; un’ipotesi insultante per tutti i giornalisti siciliani i quali hanno duramente pagato il loro impegno di civiltà contro la mafia; è una ipotesi insultante per l’intero Ordine dei giornalisti”.
Di un “incredibile corto circuito tra informazione e magistratura” parla
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