domenica 20 gennaio 2008

Il mercato fragile: speculazioni e poca trasparenza.

Non si parla ancora di ritorno alla normalità negli ambienti finanziari europei e mondiali. Gli esperti del settore continuano ancora a valutare i possibili danni che l’uragano subprime sta recando alla finanza e all’economia mondiale in generale. Secondo la Commissione europea, i danni provocati dalla crisi dai mutui pericolosi Usa, potrebbero presto essere quantificabili a 300 miliardi di dollari. A Bruxelles, però, sono consapevoli che nessuno è ancora in grado di fare stime attendibili del caos di questi giorni, a maggior ragione se non si è ancora fatto nulla per colpire l’epicentro della crisi. “L’incertezza sull’entità finale ha minato la fiducia degli investitori in modo più generalizzato e ha provocato un’interruzione nel mercato del credito”. Sono queste le parole utilizzate dall’esecutivo comunitario nel documento congiunto fra le direzioni Affari economici e Monetari e quella addetta al Mercato Interno, presiedute rispettivamente da Joaquin Almunia e Charlie McCreevy, presenteranno domani alla riunione della Commissione Ue. Nel documento presentato in occasione del dibattito europeo sull’attuale situazione economica mondiale, si ribadisce inoltre che “il funzionamento in questi mercati non si è ancora normalizzato e potrebbe essere sottoposto a rinnovate pressioni nelle prossime settimane”. Effetti, questi, che non sarebbero limitati al solo settore finanziario, avvertono i commissari. È un dato di fatto, ormai, che con il passare delle settimane il quadro economico Usa e mondiale si stia progressivamente deteriorando. Le perdite sui mercati finanziari, si legge nel documento, “inizialmente sono state stimate intorno ai 50-100 miliardi di dollari dalla Federal Reserve. Venti grandi banche, prosegue il testo, hanno già perso circa 97 miliardi di dollari nel 2007 ed altri 35 miliardi di dollari nel quarto trimestre dello scorso anno. Queste perdite aggiuntive dovrebbero emergere all’inizio del 2008” ma “l’impatto finale sulle banche piccole e medie non è ancora chiaro”. Il rapporto della Commissione europea sembra dunque abbandonare il solito ottimismo qualunquista. Per scendere a questo livello di tensione nei comunicati stampa significa che la situazione è senz’altro molto più brutta di quello che riusciamo ancora a vedere. Intanto, ormai, Bruxelles non può che ammettere che “è improbabile che l’economia reale esca illesa”. Malgrado la robustezza della crescita mondiale riscontrata negli ultimi anni “è probabile che la performance futura venga colpita negativamente dalle turbolenze”: i motivi di questo scenario sarebbero le condizioni di finanziamento più difficili nei prossimi anni sia nel settore aziendale che per le famiglie, una maggiore vulnerabilità dei consumi privati Usa e, infine, dei rischi legati alla fiducia di imprese e consumatori. Un contesto, questo, che potrebbe comportare una revisione al ribasso delle stime di crescita del pil della zona euro: secondo le previsioni di autunno 2,6% nel 2007, 2,2% nel 2008 e 2,1% nel 2009. Fino ad ora, però, non si è ancora fatto nulla di concreto per cercare di migliorare il contesto giuridico in cui speculano gli attori di mercato e per punire gli approfittatori dei meccanismi finanziari a danno della collettività. Attualmente, infatti, si cerca semplicemente di salvare gli intermediari finanziari che hanno sbagliato e che sono sull’orlo della bancarotta, senza però creare un contesto che impedisca a nuove crisi di minacciare l’economia mondiale. L’Unione europea propone la propria ricetta per cercare di risolvere alla base la situazione. Secondo il piano d’azione voluto dell’Ecofin, i Ventisette sarebbero pronti a votare un progetto per aumentare la trasparenza da parte delle banche; promuovere regole più chiare a livello prudenziale per la gestione del rischio e della vigilanza; rafforzare la cooperazione tra le autorità competenti nei casi di crisi e migliorare del sistema di early warning. Quanto alle agenzie di rating, notevolmente colpevolizzate da Bruxelles, ne “va esaminato il ruolo, in particolare in tema di strumenti finanziari strutturati, conflitti d’interessi, metodi di trasparenza del rating, processi di approvazione regolamentare”. I progetti della Commissione europea, non rispecchiano però l’attuale operato di quest’ultima, ancora latitante. A sei mesi dallo scoppio della crisi dei mutui, infatti, non si sono ancora viste azioni concrete per risolvere i problemi alla base della crisi, ma ci si è semplicemente limitati a tamponare gli effetti di questi ultima. L’economia e la finanza mondiale hanno bisogno di un freno alle speculazioni ed ai conflitti di interesse che ledono alla collettività. Ancora oggi si elaborano soluzioni che non risolvono questa situazione inammissibile: le crisi, infatti, non vogliono essere eliminate visto che servono ai poteri forti dell’economia e della finanza che usufruiscono proprio di queste speculazioni e dei conflitti d’interesse che le manovrano. Senza colpire questo punto, che è alla base dei meccanismi finanziari moderni, non si troverà mai la vera soluzione alla crisi.



Di Marzio P. Rotondò, pubblicato su Rinascita.

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