sabato 5 gennaio 2008

A Riccardo Levi, collaboratore di Prodi Eccellenza.


Mi perdoni la qualifica di "eccellenza", ma io do questo titolo a tutte le Autorità che occupano una qualche posizione di potere e dimostrano chiaramente che … (censura). Leggo il "disegno di legge" 3 agosto 2007 e noto che, alle "buone intenzioni" espresse all’articolo 1 dello stesso (1), non corrispondono proposte atte a promuovere il principio costituzionale dell’art. 21 pomposamente richiamato.E difatti il "pluralismo dell’informazione", tanto strombazzato nell’art. 1, va a puttane in almeno due casi. Le sottopongo i due casi sperando che il fatto di essere stato scelto a fare da "collaboratore di Prodi" non Le impedisca di capire la incongruenza:Art. 6, 1 comma. Riporto testualmente: "Ai fini della tutela della trasparenza, della concorrenza e del pluralismo nel settore editoriale, tutti i soggetti che esercitano l’attività editoriale sono tenuti all’iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione.." Tutti i soggetti, Eccellenza? Vuole dire il mio sito web, letto si e no da un centinaio di lettori al mese, viene equiparato ai siti del "Corriere della Sera" e di "Repubblica"? Le confesso il mio imbarazzo: non so difatti se ringraziarla per avere messo me, pagliuzza nell’oceano, alla pari con i siti Web del "Corriere della Sera" e di "Repubblica" oppure se venirLa a cercare per sputarLe in un occhio. Lei cosa suggerisce?Altra perla all’articolo 21, 1 comma. Riporto testualmente: "Al fine di tutelare la concorrenza e il pluralismo dell’informazione anche attraverso una migliore distribuzione dei prodotti editoriali e nel rispetto dei principi del processo di liberalizzazione dei servizi postali nell’Unione Europea, alle imprese editrici è concesso annualmente un credito di imposta per le spese sostenute per la spedizione in abbonamento, nominativo e a titolo oneroso, di testate quotidiane o periodiche…". Anche qui nessuna distinzione tra me (che sono un piccolissimo) e corazzate tipo il "Corriere della Sera" e la "Repubblica". E, mentre finora era la Posta a tenere i conteggi, ora i conteggi dovremmo tenerli i privati per dimostrare di avere diritto al "credito d’imposta". Simili problemi non influiscono sulla vita dei grossi giornali che hanno fior di amministratori, ma obbligherebbero me (che sono un minuscolo) a cercarmi un qualche commercialista che mi tenga i conti. Inutile dire che il commercialista mi costerebbe di più del "debito di imposta".



Eccellenza,



io sono rispettosissimo delle "autorità costituite". Accetto che mi governiate, accetto che godiate di lauti stipendi che forse non meritate, accetto perfino che qualcuno di voi mi derubi nella gestione della cosa pubblica.



Ma non accetto e non gradisco che mi prendiate per il culo. In quella autentica cacata che è il decreto legge da Voi emanato, sia Lei, sia il Suo Mentore Prodi, sia gli Eccellentissimi Membri (censura) del Consiglio dei Ministri trascurate il particolare che nella editoria, accanto ad un centinaio di grandi editori, ci siamo una miriade di "piccoli". A volte di "piccolissimi". Ma voi, ripetendo una riga sì e l’altra pure che volete salvaguardare il "pluralismo dell’informazione", fissate le stesse regole per "grandi", per "piccoli" e per "piccolissimi".A questo punto una domanda sorge spontanea: siete così cretini, così sprovveduti da non capire che andate contro alle vostre "solenni dichiarazioni" oppure al danno aggiungete pure la beffa della irrisione?



Aspetto risposta. E spero che sia chiara ed esauriente.



Antonino Amato





(1) " Art. 1 (Finalità generali)



1. La disciplina prevista dalla presente legge in tema di editoria quotidiana, periodica e libraria ha per scopo la tutela e la promozione del principio del pluralismo dell’informazione affermato dall’articolo 21 della Costituzione e inteso come libertà di informare e diritto ad essere informati.2. Tale disciplina mira all’arricchimento della produzione e della circolazione dei prodotti editoriali, allo sviluppo delle imprese e del settore editoriale in conformità ai principi della concorrenza e del pluralismo, al sostegno all’innovazione e all’occupazione, alla razionalizzazione e alla trasparenza delle provvidenze pubbliche, nel rispetto dei principi affermati dallo stesso articolo 21 della Costituzione,delle competenze assegnate alle Regioni dall’articolo 117 della Costituzione, delle norme comunitarie, della giurisprudenza costituzionale.

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