giovedì 3 gennaio 2008

ATTUALITA’ DELLA SOCIALITA’.

Dalla caduta del comunismo, non abbattuto da forze esterne, ma imploso a causa della sua inadeguatezza a reggere il funzionamento di una società civile a causa delle contraddizioni intrinseche alla sua dottrina, abbiamo assistito al decollo, senza più ostacoli, del capitalismo mondialista che ha sviluppato ed accresciuto il suo radicamento in ogni Paese concretizzando i parametri della sua filosofia esistenziale e realizzando le sue tesi economiche.



Produrre per consumare e consumare per produrre.



Questo il comandamento dogmatico ed ossessivo che ispira la politica economica del capitalismo con una visione totalizzante che mimetizza e nasconde ogni altro aspetto, ogni conseguenza collaterale, ogni scoria sociale che ne possano derivare.



Ed ecco che il mantenimento dell’ambiente, così come quello dello stato sociale vengono percepiti non come un arricchimento sociale di una comunità che sa trasformare la ricchezza prodotta in reale e completo benessere per tutti, ma come un “costo” da iscriversi tra i passivi e che deve essere, per questo motivo, ridotto al minimo con ogni mezzo..!



Un esempio di tale atteggiamento ci viene dagli USA, il Paese capitalista per eccellenza, dove le Lobbyes, che rappresentano interessi particolari di oligarchie economiche, riescono ad influenzare il governo a varare leggi che le favoriscono anche quando esse sono in conflitto con l’interesse generale dei Cittadini.



Così ha fatto la Lobby delle armi che ha fatto bocciare un progetto di legge che ne avrebbe limitato l’uso a causa dei moltissimi episodi di ferimenti e di uccisioni, e così ha fatto la lobby del petrolio che ha piazzato come consigliere del presidente Bush un ex dirigente di una delle più grandi compagnie petrolifere e che ha manipolato i risultati delle indagini della commissione che studiava i dati dell’inquinamento e del riscaldamento atmosferico ed ha spinto gli USA a non firmare l’accordo di Kyoto sulla riduzione dei gas serra.



Analogo il discorso per quanto riguarda lo stato sociale che abbiamo visto man, mano essere smantellato dove prima esisteva, come in Italia ed in Europa, mentre negli USA, regno del capitalismo, esso non è mai esistito e chi non è in grado di pagarsi le cure può morire come un cane, mentre chi lavora non ha alcuna salvaguardia al suo posto di lavoro e può essere licenziato dalla sera alla mattina..



Le conseguenze le stiamo cominciando a vedere, con una società sempre più preoccupata per il futuro, sempre più stressata per una competitività esasperata e per una insicurezza sempre più diffusa e non c’è da stupirsi se poi avanza la depressione e con essa il bisogno di un sostegno extra, del bere e del drogarsi…



Secondo noi, sarebbe ora di dare un giro di boa e di tornare ad uno Stato sociale che da una parte sapesse limitare le pretese del capitalismo e dall’altro  riportasse il concetto dell’appartenenza alla società nazionale come il diritto a condividere la ricchezza prodotta traducendola in socialità, partecipazione, corresponsabilità e cogestione della cosa pubblica.



Tra l’altro, in regime di democrazia vera, la sovranità appartiene al popolo e, di conseguenza, esso non può essere, come oggi in Italia ed in molti Paesi, semplice “oggetto” delle politiche economiche e sociali, ma deve essere il protagonista, sia in termini di priorità degli interessi che in quelli di diretta partecipazione alle decisioni importanti!



Non è certo un percorso facile.



E’ necessario, prima di ogni altra cosa, che i cittadini prendano coscienza che un problema esiste e la sua soluzione è impellente e non più dilazionabile se non si vuole superare il punto di “non ritorno”.



E’ necessaria una rivoluzione nel senso di un cambiamento radicale che sposti i parametri di valutazione delle priorità.



E’ necessario che si anteponga nuovamente l’Uomo al denaro considerando questo un fine e quello un mezzo e non viceversa come accade oggi!



Alessandro Mezzano

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