Vicenza: proteste e lacchè.
Giovedì scorso è iniziata la tre giorni di mobilitazione europea dei No Dal Molin, il comitato che si oppone all’allargamento della base Nato a Vicenza. Mentre il popolo manifesta il proprio dissenso contro l’allargamento della base militare yankee, i nostri politicanti continuano al contrario a fare i lacchè degli invasori. Mercoledì D’Alema parlando con il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha detto che “sulla base di Vicenza la questione è risolta”. Mentre Napolitano ha affermato che riguardo all’ampliamento dell’aeroporto Dal Molin, da parte del governo italiano non c’è “nessun ripensamento”.
I manifestanti ovviamente la pensano in maniera opposta: “Non esistono padreterni – dice Olol Jackson, del presidio No Dal Molin – contesteremo i ministri e sottosegretari che verranno alla manifestazione di sabato, ma pensiamo di fischiare anche il presidente Napolitano se verrà ad aprile a Vicenza”. “Invece di volare negli Stati Uniti per fare la first lady di Bush – aggiungono dal presidio – Napolitano farebbe bene a fare il presidente della Repubblica italiana, recandosi a Vicenza e parlando con quei cittadini di cui dovrebbe essere il massimo rappresentante”. E rivolti a D’Alema: “Sa bene che la comunità locale impedirà in modo pacifico ma determinato l’inizio dei lavori di costruzione della nuova base Usa. A lui l’onere di spiegare cosa intende quando parla di questione risolta: ha forse deciso di passare sopra ai vicentini con le ruspe?”.
La loro rabbia è rivolta soprattutto contro l’attuale governo di centrosinistra, in particolar modo contro le frange più estreme che avevano promesso battaglia contro l’allargamento della Dal Molin. E infatti una settimana fa hanno fatto irruzione agli Stati generali della Sinistra per dire ai parlamentari che hanno espresso il loro dissenso alla scelta di Prodi di andare avanti con la base, che devono assumersi le loro responsabilità. Ora, se la prendono con il presidente della Repubblica e con il ministro degli Esteri.
A fianco degli attivisti del comitato anche alcuni rappresentanti del mondo politico, che hanno mal digerito le recenti esternazioni di D’Alema e Napolitano: “Alcuni ministri – dice la parlamentare di Sinistra Democratica Lalla Trupia – hanno la cattiva abitudine di dare per deciso ciò che non è mai passato al vaglio né dell’intero governo né della sua maggioranza e dimenticano troppo facilmente – aggiunge – il programma con cui hanno ottenuto il voto dai loro elettori”.
E così tutti i parlamentari della Sinistra e dell’Arcobaleno che parteciperanno al corteo di oggi a Vicenza chiedono una moratoria per la base Usa: “Sentiamo la lotta della popolazione di Vicenza contro la nuova base Usa come una nostra lotta”, scrivono. E ancora: “Crediamo che si debba dare modo ai cittadini di Vicenza di poter decidere attraverso una consultazione democratica del loro futuro”.
A favore dei manifestanti anche il padre comboniano Alex Zanotelli che ha scritto un appello per la riduzione degli armamenti: “La Finanziaria 2008 – denuncia – mette a disposizione della Difesa 23,5 miliardi di euro, con un aumento dell’11 per cento sul 2007, quando il bilancio militare era stato già stato incrementato del 12 per cento rispetto al governo di centrodestra”.
Speriamo che la manifestazione di Vicenza serva a qualcosa ma nutriamo forti dubbi. L’Italia è dal 1946 una colonia statunitense e nessun governo, di qualunque colore politico, ha mai osato denunciare lo stato di vassallaggio del nostro paese. Riteniamo inoltre che la manifestazione contro la Dal Molin, per quanto giusta, non colga in pieno l’obiettivo. E’ sicuramente necessario contrastare l’allargamento di tale base ma tutte le altre 112 basi Usa sparse lungo il nostro territorio?
Questo ci vorrebbe: una manifestazione nazionale che chieda la chiusura di tutte queste basi. Allora sì che forse gli americani comincerebbero a preoccuparsi. Ma fino a quel giorno sicuramente continueranno a dormire sonni tranquilli e a considerarsi i legittimi padroni del nostro territorio.
Di Alessandro Cavallini, pubblicato su Rinascita.
Giovedì scorso è iniziata la tre giorni di mobilitazione europea dei No Dal Molin, il comitato che si oppone all’allargamento della base Nato a Vicenza. Mentre il popolo manifesta il proprio dissenso contro l’allargamento della base militare yankee, i nostri politicanti continuano al contrario a fare i lacchè degli invasori. Mercoledì D’Alema parlando con il segretario di Stato americano Condoleezza Rice ha detto che “sulla base di Vicenza la questione è risolta”. Mentre Napolitano ha affermato che riguardo all’ampliamento dell’aeroporto Dal Molin, da parte del governo italiano non c’è “nessun ripensamento”.
I manifestanti ovviamente la pensano in maniera opposta: “Non esistono padreterni – dice Olol Jackson, del presidio No Dal Molin – contesteremo i ministri e sottosegretari che verranno alla manifestazione di sabato, ma pensiamo di fischiare anche il presidente Napolitano se verrà ad aprile a Vicenza”. “Invece di volare negli Stati Uniti per fare la first lady di Bush – aggiungono dal presidio – Napolitano farebbe bene a fare il presidente della Repubblica italiana, recandosi a Vicenza e parlando con quei cittadini di cui dovrebbe essere il massimo rappresentante”. E rivolti a D’Alema: “Sa bene che la comunità locale impedirà in modo pacifico ma determinato l’inizio dei lavori di costruzione della nuova base Usa. A lui l’onere di spiegare cosa intende quando parla di questione risolta: ha forse deciso di passare sopra ai vicentini con le ruspe?”.
La loro rabbia è rivolta soprattutto contro l’attuale governo di centrosinistra, in particolar modo contro le frange più estreme che avevano promesso battaglia contro l’allargamento della Dal Molin. E infatti una settimana fa hanno fatto irruzione agli Stati generali della Sinistra per dire ai parlamentari che hanno espresso il loro dissenso alla scelta di Prodi di andare avanti con la base, che devono assumersi le loro responsabilità. Ora, se la prendono con il presidente della Repubblica e con il ministro degli Esteri.
A fianco degli attivisti del comitato anche alcuni rappresentanti del mondo politico, che hanno mal digerito le recenti esternazioni di D’Alema e Napolitano: “Alcuni ministri – dice la parlamentare di Sinistra Democratica Lalla Trupia – hanno la cattiva abitudine di dare per deciso ciò che non è mai passato al vaglio né dell’intero governo né della sua maggioranza e dimenticano troppo facilmente – aggiunge – il programma con cui hanno ottenuto il voto dai loro elettori”.
E così tutti i parlamentari della Sinistra e dell’Arcobaleno che parteciperanno al corteo di oggi a Vicenza chiedono una moratoria per la base Usa: “Sentiamo la lotta della popolazione di Vicenza contro la nuova base Usa come una nostra lotta”, scrivono. E ancora: “Crediamo che si debba dare modo ai cittadini di Vicenza di poter decidere attraverso una consultazione democratica del loro futuro”.
A favore dei manifestanti anche il padre comboniano Alex Zanotelli che ha scritto un appello per la riduzione degli armamenti: “La Finanziaria 2008 – denuncia – mette a disposizione della Difesa 23,5 miliardi di euro, con un aumento dell’11 per cento sul 2007, quando il bilancio militare era stato già stato incrementato del 12 per cento rispetto al governo di centrodestra”.
Speriamo che la manifestazione di Vicenza serva a qualcosa ma nutriamo forti dubbi. L’Italia è dal 1946 una colonia statunitense e nessun governo, di qualunque colore politico, ha mai osato denunciare lo stato di vassallaggio del nostro paese. Riteniamo inoltre che la manifestazione contro la Dal Molin, per quanto giusta, non colga in pieno l’obiettivo. E’ sicuramente necessario contrastare l’allargamento di tale base ma tutte le altre 112 basi Usa sparse lungo il nostro territorio?
Questo ci vorrebbe: una manifestazione nazionale che chieda la chiusura di tutte queste basi. Allora sì che forse gli americani comincerebbero a preoccuparsi. Ma fino a quel giorno sicuramente continueranno a dormire sonni tranquilli e a considerarsi i legittimi padroni del nostro territorio.
Di Alessandro Cavallini, pubblicato su Rinascita.
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