UN’ALTRA VITTIMA SENZA GIUSTIZIA. NOI NON DIMENTICHIAMO.
Un mese è passato da quella maledetta domenica, l'undici novembre, che ha portavo via Gabriele Sandri. Un ragazzo che, come noi, amava la vita, gli amici e la sua squadra del cuore. Ucciso in un modo vigliacco e senza un perché. Tanto si è detto e tanto si è fatto per far ricadere il tutto nell'ambito della violenza negli stadi; tutto, all'inizio, è stato orchestrato ad arte per cercare di far ricadere la responsabilità della sua morte nell'ambito di un fantomatico scontro tra ultras. Ricordiamo tutti le prime notizie battute dall’Ansa e dall’Agi che riportavano l’accaduto molto vagamente, cercando di far credere che il colpo poteva essere stato sparato da uno dei due gruppi ultras. Ricordiamo tutti le prime parole del Questore di Arezzo che riferiva di un paio di colpi sparati da un agente accorso sul posto, ma che ovviamente, riferiva il questore, aveva sparato rigorosamente in aria. Ci domandiamo perché, in uno Stato come l’Italia, sedicentemente democratico, non si abbia avuto il coraggio di dire la verità. Di dire, almeno per una volta, come erano andate veramente le cose. Perché aspettare tanto? Perché non dire che un’agente scelto della Polizia di Stato aveva vigliaccamente ucciso in un modo che non osiamo neanche immaginare un ragazzo appena ventottenne per cercare di sedare una fantomatica rissa? Ma soprattutto, ci domandiamo, come sia possibile che, e lo ripetiamo, in uno Stato come l’Italia, definito democratico, possa succedere che chi è accusato di omicidio volontario, il poliziotto Luigi Spaccarotella, sia ancora libero in casa propria e libero addirittura di fare conferenze stampa? Chiediamo troppo alla democrazia? Nei giorni seguenti l’accaduto, il capo della Polizia, Antonio Manganelli dichiarava: "
Ciao Gabriele, noi non ti dimentichiamo, continueremo a chiedere verità e giustizia per te. Ci rivedremo nel Valhalla.
Comunità Militante Perugia - Associazione Culturale Tyr
Gabriele presente!
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