giovedì 5 luglio 2007

Combattiamo la globalizzazione delle povertà! - Seconda Parte -

In un epoca in cui l'economia ha la supremazia sulla politica, ed i politici sono i camerieri del grande capitale, diventa di primaria importanza:





1 - Capire le dinamiche che hanno determinato la sottomissione dei governi alla grande finanza apolide.





2 - Far conoscere gli effetti negativi sociali ed ambientali che questo sistema ha prodotto.


 

3 -  Risolvere i problemi realizzando l'alternativa al sistema.

 

Quindi, un approfondimento sul tema specifico dell'economia è  lo strumento necessario per affontare  meglio sul loro campo i nostri nemici.



Combattiamo la globalizzazione delle povertà!




La globalizzazione, ovvero, la diffusione su scala mondiale della povertà per molti e l’arricchimento smisurato di pochi, è il frutto amaro prodotto dal turbocapitalismo, le cui pesanti ricadute sociali ed economiche  verranno pagate esclusivamente dall’ intera umanità. Una devastante deriva ultra liberista che metterà anche in serio rischio l’eco-sistema del pianeta. Questo è il modello di sviluppo economico imposto dai “vincitori” basato sulla logica del raggiungimento del massimo profitto e della creazione del mercato globale indifferenziato, cioè di un mondo senza anima, sacri valori, identità nazionali, patrie,sovranità e libertà, sta accelerando la fase degenerativa e deflagrante  dell’intero sistema economico attuale. Infatti, la globalizzazione:



-  Fa speculare i capitali dove  il tasso d’interesse è più alto e fa investire le aziende solo dove il costo del lavoro è più basso e maggiore il profitto, per   cui il processo di produzione viene delocalizzato, ovvero, chiuso nel paese d’origine e aperto in aree industriali a loro più convenienti.



- Accentua le sperequazioni  perchè non ridistribuisce equamente ed in maniera giusta e diffusa la ricchezza prodotta, favorisce l’immigrazione selvaggia.



- Crea solo due classi sociali: i super ricchi (la minoranza), e gli ultra poveri (la maggioranza).



- Fa scivolare nella soglia di povertà la classe media borghese e va a distruggere proprio quella componente sociale che è stata il volano della crescita e del benessere di ogni nazione.



- Aumenta la disoccupazione dove l’aziende chiudono, sfrutta i lavoratori, con salari da fame nei luoghi dove esse aprono.



- Precarizza il lavoro, introducendo contratti temporanei che  non garantiscono il futuro.



- Produce ricchezza agli speculatori finanziari e profitto esclusivamente ai gruppi industriali  che hanno attuato questa ristrutturazione aziendale , mentre genera sperequazione ed impoverisce le nazioni in cui questi processi avvengono, perché, di solito, i prodotti fatti nelle imprese delocalizzate vengono, per assurdo, importati nei paesi dove le imprese sono state chiuse e trasferite.



- Riduce i consumi interni nel paese dove le aziende chiudono, non accresce il potere d’acquisto della popolazione dove queste aprono.



- Compromette il tenore di vita delle famiglie dove l’imprese chiudono, per cui, la gente pur di mantenerlo come prima inizia a gravarsi di debiti.



- Rende gli stipendi leggeri ed insufficienti a soddisfare l’esigenze mensili familiari.



- Accresce l’indebitamento verso banche e finanziarie.



- Incentiva la super produzione incrementando l’effetto serra e di conseguenza l’inquinamento e le trasformazioni climatiche del pianeta.



Un quadro inquietante e pericoloso che fa affermare anche all’inventore della globalizzazione, noto speculatore senza scrupoli, di aver generato un mostro. A cui va aggiunto che essa è paragonabile ad  una vorace bestia che, invece di sbranare il suo malvagio innaturale padre, azzanna con inusitata ferocia e riduce in brandelli particolarmente le classi più deboli, sue vittime preferite. Mentre salva e protegge le classi ultra ricche. Dunque, questa belva sanguinaria deve essere definitivamente abbattuta subito! Pena: il protrarsi dell’ indigenza, dell’insicurezza e del caos sociale. D'altronde è una verità apodittica che gli effetti negativi del turbocapitalismo sono evidenti e incontestabili, nocivi persino nelle sue premesse e  devastanti nei suoi letali obiettivi.



Allora, come mai tutti i governanti accettano supinamente questa profonda ingiustizia sociale? Stento a credere che la razionalità possa essere vinta continuamente dalla falsa propaganda, ma, i fatti, mi confermano, che le cose stanno purtroppo così. Però, mai disperare anche se le coscienze sono obnubilate e la gente non percepisce l’elemento distruttore della mondializzazione. Bisogna portare pazienza perché è solo una questione di tempo. Poi, i continui segnali negativi saranno presto percepibili da tutti. Per capire meglio il problema, prendiamo ad esempio la nostra Italia, segnali inquietanti ci vengono dalla dura realtà: 7 milioni d’italiani sono al di sotto della soglia di povertà, di questi un milione e cinquecentomila sono indigenti totali. Inoltre 11 famiglie su cento sono povere, il 22% dei poveri è malato cronico o infermo. In pratica, la distribuzione della ricchezza in Italia peggiora di anno in anno, mentre aumenta il numero delle famiglie povere. Questi oggettivi riscontri sono di un’enorme gravità quando poi  si viene a scoprire che i dati sfavorevoli sono omogenei ovunque e che questa negatività diventa, man mano che si va avanti, una tragica costante  difficile da ribaltare.

Infatti, prendiamo come campione l’ Umbria, bene, in questa regione la crescita dei debiti verso le banche è arrivata in un solo anno dal 5,7% al 10,2%, la cosa è molto preoccupante. Un’esposizione debitoria considerevole che rivela le oggettive difficoltà economiche  che incontrano le persone e le famiglie. Come pure è da considerare il fatto che nella nostra regione il credito al consumo nell’ultimo anno è passato da.1.141 a. 1.288 miliardi di euro. Una cifra davvero rilevante.  La gente utilizza questi strumenti finanziari e si indebita sia perché vuol mantenere il livello di vita a cui è stata abituata e sia perché l’entrate, oggi, non bastano più a farla vivere dignitosamente. Senza valutare che, in queste condizioni difficili, risparmiare è quasi impossibile e che si stanno necessariamente dilapidando ed intaccando le fatiche accumulate in tanti anni di duro lavoro. Davvero strano questo sistema ultra liberista, da un lato ti ingenera falsi bisogni e fonda il suo apparato su una società consumistica, dall’altro non ti dà i mezzi economici necessari  per vivere dignitosamente e ti indebita (in pratica diventi schiavo del debito usuraio) per soddisfarli.

E’ abbastanza per capire che questo sistema è profondamente ingiusto e che il periodo della resa dei conti sta per arrivare.  Non dimentichiamoci che in quel preciso momento, la rivoluzione deve trovarci pronti. Altrimenti tutto sarà vano ed inutile! A volte per liberare gli uomini dalla schiavitù e dall’ingiustizia basta poco.  Una scintilla e le cose non saranno più come prima perchè la rivoluzione è come il vento. Arriva, travolge i mediocri e riporta l’ordine e l’armonia.

Nostro dovere sarà accelerare gli eventi, fare opera di controinformazione e far esplodere le enormi contraddizioni su cui si basa la menzogna ultra liberista. Pertanto, non facciamoci convincere da nessuna lusinga ingannatrice, non esiste nessun giusto motivo per sostenere il modello di sviluppo economico imposto dai “vincitori”, invece, ce ne sono infiniti per combatterlo e spazzarlo via. Quindi, oggi, il soldato politico deve prendere atto che il mondo si divide in due inconciliabili alternative, in due blocchi contrapposti. Chi sta con Noi e crede in uno Stato etico, nella giustizia sociale e nella sovranità delle nazioni, per cui difende l’indipendenza e libertà della nostra patria e l’autodeterminazione dei popoli. Chi, invece, alleato degli gli americani e dei suoi servi, sta contro di noi e ne diventa il “degno” compagno, di chi spaccia questo mondo per il migliore dei mondi possibili.  Complice, di chi, in realtà, diffonde su scala mondiale la povertà per molti e l’arricchimento smisurato di pochi!!! Per cui, oggi, come ieri, non possono esserci dubbi sulla scelta della nostra barricata e sull’identificazione del nemico principale.





A sostegno dei valori social-nazionali, il grande statista Mussolini, anticipando i tempi, affermò: "Tutto nello Stato, niente contro lo Stato, nulla al di fuori dello Stato. È solo lo Stato che dà l'ossatura ai popoli. Se il popolo è organizzato, il popolo é uno Stato, altrimenti è una popolazione che sarà alla mercé del primo gruppo di avventurieri interni o di qualsiasi orda di invasori che venga dall'estero. Perché, o signori, solo lo Stato con la sua organizzazione giuridica, con la sua forza militare, preparata in tempo utile, può  difendere la collettività nazionale." (Il discorso di Benito Mussolini dell'Ascensione, 26 maggio 1927. "S. e. D., vol VI, pag. 76)



Parole chiare, principi forti che, ribadiscono e confermano la nostra totale avversità al mondialismo. Per i Camerati veri, questa battaglia rappresenta, oggi,  la coerente continuazione della lotta del sangue contro l’oro!!!  In fondo, un popolo è vinto solo quando smette di combattere, per cui,  ieri, abbiamo perso solo una battaglia, non la guerra!!!



Ettore Bertolini, Comunità Giovanile Militante Perugia.


Nessun commento:

Posta un commento