
Ormai gli atti di repressione del pensiero, in questa nostra misera Europa diventata un contenitore sotto vuoto di sudditi del dominio atlantico, non si contano più.
Chi legge questo quotidiano - un pugno di uomini liberi che lo fa a suo rischio e pericolo... - conosce questa situazione da tempo, da tanto tempo.
E da tanto tempo, con una convenzione ad exludendum finora impiegata contro chi diffonde come noi eresie a-democratiche, la norma applicata dal sistema, dal regime, è stata uno stretto cordone del silenzio. E cioè il blocco di ogni pubblicità diretta o indiretta sugli scritti, gli articoli, le interviste, i testi, i libri, le manifestazioni, i convegni “non conformi”, non omologati.
In un crescendo di arroganza da kapò del potere democratico, una censura invisibile è calata su idee, ricerche, su commenti di attualità e su analisi storiche non conformi alla vulgata occidentale. Un silenzio di piombo su ogni tesi, o su ogni atto che metteva in discussione le bugie - o le omissioni - elargite a piene mani dai custodi delle verità dogmatiche della storia e del politicamente corretto.
Rei di lesa maestà del pensiero unico siamo stati, in tanti e per decenni, esclusi dalle tribune istituzionali, dai luoghi di dibattito, persino dalle rassegne stampa e da ogni diritto di replica su fatti e accuse che riguardavano... noi stessi. Anzi, i sub-funzionari del potere, i diligenti passa-veline dell’informazione, in un ridicolo delirio - succubi cioè della sindrome del gregge - hanno sempre calcato la mano oltre i limiti, per essere più realisti del re.
Ma qualcosa sta cambiando. Se un Ahmadinejad o un Chavez mettono in discussione i cardini segreti dell’alleanza atlantica, anche i più zeloti tra gli zeloti non possono far finta di nulla ed applicare anche a loro la consegna del silenzio. Se poi - fosse pure sull’onda dell’attuale folle e generale rincorsa ad uno spazio nel video o sulla carta stampata - professori universitari di idee marxiste come Moffa o Caracciolo aprono confronti con chi - geloso delle proprie idee - ha messo a repentaglio non soltanto la propria carriera, ma la propria vita, per amore di verità e di ricerca storica (pensiamo a Irving, a Faurisson, a Zuendel, a tanti altri, alla libreria spagnola e all’associazione Cedade oggetto di sequestro dei propri libri, evidentemente da mandare al rogo), gli zeloti si irritano e - dimenticando la consegna del silenzio fin qui osservata - firmano manifesti, contestano, si aprono varchi per rispettare di più la verità. Se - infine - a professori come Pallavidini, di Torino, (“condannato” dalla sua preside per leso-pensiero-unico) prima si impone una... perizia psichiatrica modello stalin perché di idee eretiche e perciò “non atto all’insegnamento” ma che poi si assolve con tante scuse perché il “fatto non sussiste”... beh, allora è un fatto: sta spirando vento nuovo.
Va a finire che anche a noi, antisionisti perché crediamo - come tanti governi, come tanti popoli, come tanti movimenti - che non si può spogliare un popolo, il palestinese, della sua terra, imporranno una perizia psichiatrica. Ma poi dovranno ritrattare.
Da: www.rinascita.info
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