«Tre foto, una fotocopia del documento di identità, una fotocopia del codice fiscale, la compilazione di un piccolo modulo e il benestare della questura. Il costo, per alcune società sarà gratuito e per altre invece, potrà arrivare ad una cifra intorno ai 10,00 €. Con questi pochi passi si ottiene la tanto decantata tessera del tifoso». Così avevo iniziato l’articolo “Perché bisogna dire no alla tessera del tifoso” uscito il 26 settembre del 2009 sul quotidiano Rinascita. Da quel giorno di tempo ne è passato e la “rivolta” contro la tessera del controllo e del marketing è andata pian piano scemando. Ma vediamo un attimo alcuni punti chiave. Cosa è la tessera del tifoso? Secondo l’Osservatorio Nazionale delle Manifestazioni la tessera del tifoso è “uno strumento di fidelizzazione adottato dalla società di calcio che prevede verifiche della Questura attraverso una procedura standard diramata a livello nazionale con apposita direttiva ministeriale. Il progetto lanciato dall’Osservatorio si pone l’obiettivo di creare la categoria dei tifosi ufficiali – tifosi ufficiali?! e ancora – è un servizio che favorisce la concessione di privilegi e/o benefici da parte delle società attraverso l’accumulo di punti, diritto di prelazione per l’acquisto di biglietti, e – notate bene -convenzioni con altre società private come le Ferrovie dello Stato, gli Autogrill e gli sponsor”. Con la tessera del tifoso, si accetta – silenziosamente – una vera e propria carta di credito ricaricabile con annesso codice IBAN - International Bank Account Number – che nel sito ufficiale della Lega Pro ci viene pubblicizzato come l’ennesimo privilegio: “Ottenere una carta di pagamento ricaricabile Visa con un proprio IBAN (…) consente di (…) trasferire in real time denaro da una carta all’altra (card to card) (…) Maggiori servizi e benefici concreti: premi, merchandising, biglietti, convenzioni (…) La tessera rappresenta un borsellino elettronico che consente di fare operazioni di varia natura, acquisti online, prelevare contanti, trasferire denaro, ricaricare il telefonino”. Dunque, con presunte agevolazioni, hanno invogliato e invoglieranno i possessori della tessera del tifoso a fare milioni di movimenti elettronici. Movimenti che sono a tutti gli effetti il paradiso per gli istituti finanziari che, in cambio di soldi reali, restituiscono moneta elettronica. Andiamo avanti. Sempre nel sito dell’Osservatorio Nazionale delle Manifestazioni Sportive leggiamo che la tessera viene rilasciata dalla società sportiva previo nulla osta della Questura competente che comunica l’eventuale presenza di motivi ostativi come il D.A.spo – Divieto di Accedere alle manifestazioni SPOrtive – in corso o condanne per i reati da stadio negli ultimi 5 anni. Cosa è il D.A.Spo? Il D.A.Spo viene rilasciato dal Questore con varie durate annue e viene emesso – spesso – senza una condanna penale, infatti la Corte Costituzionale, nella sentenza 512 del 2002, inquadra la misura della diffida come preventiva e che, dunque, può essere emessa prima dell’esito di un processo e poi revocata in caso di estraneità ai fatti. Se tutto quello illustrato fino ad adesso non bastasse per essere contrari ad un così netto strumento di controllo e di business – nell’era della sicurezza urlata -, sappiate che, enti terzi – come le Ferrovie dello Stato, gli Autogrill ecc. – che nulla hanno a che vedere con il calcio, avranno centinaia di migliaia di dati da poter utilizzare per offrire i propri servizi o… per altri scopi. Non a caso il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria sull’ipotesi di un uso scorretto del trattamento dei dati personali. Ma a cosa ha portato l’entrata in vigore della tessera del tifoso? Maurizio Martucci, giornalista e scrittore che si è occupato frequentemente della tessera, in una intervista, rispondeva così: “ha portato all’aumento degli abbonati in pay-per-view, al ripetersi sistematico di isolati episodi di violenza in linea con il trend degli ultimi anni e alla creazione di zone miste di tifosi non tesserati mischiati ai tifosi di casa, con i settori ospiti deserti sorvegliati da steward che controllano solo l’ombra di se stessi. Roba da ridere se non fosse che è a rischio l’incolumità fisica del pubblico. Per questo, ad esempio, il Sindaco di Cesena ha scritto al Prefetto chiedendo una revisione dell’iniziativa Tessera del Tifoso”. Recentemente l’A.S. Roma aveva annunciato l’iniziativa di vendita degli abbonamenti anche ai non possessori della tessera del tifoso ma è stata bloccata subito dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive che, attraverso una nota diffusa sul proprio sito internet, spiega di aver chiesto alla società giallorossa “di avviare la campagna abbonamenti con la sola modalità collegata all’AS Roma club privilege – e ancora -il recente protocollo d’intesa, siglato tra il Ministro dell’Interno ed i vertici sportivi, esclude espressamente tale possibilità, sebbene nel contesto di una piena autonomia dei club di strutturare iniziative promozionali, nell’ambito della cornice delle regole che disciplinano la tessera del tifoso”. Ed ora, anche per seguire il Perugia, dopo la splendida stagione calcistica dilettantistica fatta di passione dell’intera città verso lo sport del popolo, dal prossimo campionato, per chi vorrà sottoscrivere l’abbonamento in casa e per chi vorrà andare nel settore ospiti nelle trasferte, dovrà piegarsi alla tessera. Una tessera di pochi centimetri di carta plastificata che vale la libertà di ogni individuo. Una libertà che va combattuta e gridata perché in ballo non c’è solo una partita di calcio, ma la vita di tutti i giorni.
Di Fabio Polese, http://www.ilsitodiperugia.it/content/590-la-tessera-del-tifoso-uno-sfregio-alla-libert%C3%A0-personale
http://www.fabiopolese.it/?p=582
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