martedì 5 luglio 2011

La Notte di Sleipnir (Festa d'Estate di "Popoli").


Cena di beneficenza con la presenza del colonnello che combatte da vent'anni il regime sanguinario di Rangoon.



Dieci anni di aiuti, di soldi e farmaci. Ma anche di medici e infermieri. Popoli, la onlus fondata da Franco Nerozzi, compie dieci anni e alla festa di compleanno hanno partecipato assieme a oltre 250 amici e sostenitori anche il colonnello Nerdah Mya, che guida i ribelli Karen e mister Ba Wha, al suo fianco da sempre, infermiere e combattente nella giungla birmana.



Era infatti il 2001 quando i veronesi hanno cominciato ad aiutare il popolo karen perseguitato da ormai 61 anni dal regime birmano perchè chiede, da sempre la propria indipendenza e lotta contro la produzione di metanfetamine. Le stesse droghe che poi finiscono nel mercato dei Paesi occidentali. Quando nel 1947 l'Inghilterra lasciò la Birmania, il primo responsabile politico del nuovo Paese, il generale Aung San, propone una costituzione che prevedeva entro i dieci anni successivi il diritto di ogni gruppo etnico a separarsi dall'Unione e di ottenere piena indipendenza. Il disegno non venne realizzato, perché Aung San venne assassinato durante un colpo di stato che portò al governo una giunta militare che ben presto provocò la reazione armata dei Karen e delle altre etnie.



«Noi crediamo che potremo raggiungere la libertà per il nostro popolo», ha detto il colonnello Nerdah prendendo la parola durante la festa di Popoli, che s'è tenuta a Sommacampagna, «continuiamo a combattere per questo. L'aiuto che Popoli ci ha dato in questi anni è stato fondamentale, soprattutto per quanto riguarda i medicinali, che diversamente il mio popolo non potrebbe avere, ma anche cliniche, scuole, attrezzi per coltivare la nostra terra per fare in modo che anche chi di noi vive ei campi profughi possa tornare nei propri villaggi».



Ci sono guerre mediatiche. E guerre dimenticate. Quella del popolo Karen è una guerra assolutamente dimenticata. Lo stesso Nerdah facendo un parallelo con quanto sta accadendo in Libia ha affermato che se il governo birmano, ben più sanguinario di quello libico, ricevesse le stesse «attenzioni», in un anno circa la situazione potrebbe cambiare completamente. Ma della guerra birmana non interessa ad alcuno. Basti guardare le pagine dei giornali nazionali o internazionali. Nessuna notizia di quanto accade nel Paese dei rubini, ma anche della droga, oltre che delle violazioni sistematiche di ogni diritto umano.



di Alessandra Vaccari, su L'Arena di Lunedì 04 Luglio 2011


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