Era considerato il mago del ghiaccio per l'abilità con cui riusciva a salire anche sui più piccoli ritagli di qualsiasi terreno gelato. Ma alle spalle aveva anche grande esperienza di alta quota, con tanti chilometri e tante scalate ''nello zaino''. Luca Vuerich, 34 anni, uno degli alpinisti di punta del panorama nazionale, è morto oggi pomeriggio all'ospedale di Udine dove era giunto in fin di vita dopo un incidente sopra Kranjska Gora, sul confine tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia. Mentre scalava una cascata di ghiaccio con un amico sloveno, verso le 11, è stato investito da una valanga che lo ha trascinato a valle lungo un canalone. Quando gli uomini del soccorso alpino di Cave del Predil lo hanno recuperato per lui c'era ben poco da fare. La morte è sopravvenuta poche ore dopo.
UNA VITA TRA LE VETTE - Nato e cresciuto a Tarvisio, compagno di cordata di Nives Meroi (la più grande alpinista italiana e una delle top al mondo) e del marito Romano Benet, Luca Vuerich ha consumato la sua vita in alta montagna: a tre anni scalava già, a nove aveva salito tutte le cime del Tarvisiano, a 10 aveva messo il piede su una vetta di quasi 4.000 metri. Una passione che, con il passare degli anni, lo ha portato in giro per le Alpi (circa 600 salite con 30 vie nuove sulle Giulie) e poi fino in Himalaya, dove ha collezionato cinque Ottomila (Broad Peak, Gasherbrum I e II, Lhotse e Manaslu). LA MEROI: POTEVA SCALARE ANCHE SUL VETRO - “Una tappa fondamentale e una fortuna per me - scriveva sul suo sito - è stato conoscere Romano e Nives, che nel 1993 non avevano ancora salito nessun Ottomila ma erano i più forti alpinisti della zona. Eravamo ad una festa su un monte e il giorno dopo ero già sulle Dolomiti con loro”. Nel libro a lei dedicato da Erri De Luca, “Sulla traccia di Nives”, la Meroi evidenzia l'eccezionale capacità di Vuerich sul ghiaccio, “tanto che potrebbe scalare anche sul vetro'”. Sci (agonista fino a 17 anni), arrampicata, cascate di ghiaccio, alpinismo, scialpinismo, tutto quello che era montagna per Luca Vuerich era il "pane quotidiano". Aveva persino scelto di diventare guida alpina ''per cercare di trasmettere le sensazioni che si provano''. E poi la valanga fatale a pochi chilometri da casa, proprio nelle ''sue'' montagne.
www.corriere.it
UNA VITA TRA LE VETTE - Nato e cresciuto a Tarvisio, compagno di cordata di Nives Meroi (la più grande alpinista italiana e una delle top al mondo) e del marito Romano Benet, Luca Vuerich ha consumato la sua vita in alta montagna: a tre anni scalava già, a nove aveva salito tutte le cime del Tarvisiano, a 10 aveva messo il piede su una vetta di quasi 4.000 metri. Una passione che, con il passare degli anni, lo ha portato in giro per le Alpi (circa 600 salite con 30 vie nuove sulle Giulie) e poi fino in Himalaya, dove ha collezionato cinque Ottomila (Broad Peak, Gasherbrum I e II, Lhotse e Manaslu). LA MEROI: POTEVA SCALARE ANCHE SUL VETRO - “Una tappa fondamentale e una fortuna per me - scriveva sul suo sito - è stato conoscere Romano e Nives, che nel 1993 non avevano ancora salito nessun Ottomila ma erano i più forti alpinisti della zona. Eravamo ad una festa su un monte e il giorno dopo ero già sulle Dolomiti con loro”. Nel libro a lei dedicato da Erri De Luca, “Sulla traccia di Nives”, la Meroi evidenzia l'eccezionale capacità di Vuerich sul ghiaccio, “tanto che potrebbe scalare anche sul vetro'”. Sci (agonista fino a 17 anni), arrampicata, cascate di ghiaccio, alpinismo, scialpinismo, tutto quello che era montagna per Luca Vuerich era il "pane quotidiano". Aveva persino scelto di diventare guida alpina ''per cercare di trasmettere le sensazioni che si provano''. E poi la valanga fatale a pochi chilometri da casa, proprio nelle ''sue'' montagne.
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