martedì 24 marzo 2009

PALESTINA LIBERA.

L’Onu accusa Israele: “A Gaza commessi crimini di guerra”



Nuove accuse all’esercito israeliano. L’offensiva nella Striscia di Gaza, iniziata il 27 dicembre e conclusa il 17 gennaio con 1300 vittime palestinesi e una ventina di soldati israeliani, è stata “un crimine di guerra” secondo il team di esperti della Commissione per i Diritti Umani dell’Onu a Ginevra, non nuova a esprimere severe condanne contro lo Stato ebraico. L’assunto da cui è partito il lavoro della squadra diretta da Richard Falk è che se in un teatro d’operazione “non è possibile distinguere tra obiettivi civili e militari, iniziare le operazioni (…) sembra costituire un crimine di guerra della maggiore gravità secondo il diritto internazionale”. Dopo l’Onu anche la sezione locale di Dottori per i diritti umani (Phr) punta l’indice contro l’operazione Piombo: “L’esercito ha violato i codici etici per aver attaccato personale medico; aver danneggiato strutture sanitarie e aver colpito indiscriminatamente civili non coinvolti nelle operazioni”.




La condanna della Commissione per i Diritti Umani dell’Onu giunge all’indomani di due inchieste realizzate dal quotidiano israeliano Haaretz che hanno suscitato accese polemiche, non solo in Israele, ma anche sui più importanti media internazionali. Nel primo caso il quotidiano ha pubblicato le testimonianze-choc di alcuni reduci, raccolte su una newsletter militare, che hanno ammesso inutili e reiterate uccisioni di civili e di famiglie palestinesi durante le operazioni militari. “Questi racconti” - ha scritto in questo caso Haaretz - “contrastano con le dichiarazioni dell’esercito secondo cui le truppe si sono comportante correttamente da un punto di vista morale durante l’operazione”. Indignata la risposta di Ehud Barak, il ministro della Difesa israeliano: “L’esercito israeliano è il più morale del mondo”. Non si è trattato, secondo Barak, di violazioni sistematiche dei diritti dei civili palestinesi, ma, al limite, di episodi isolati su cui è stata aperta un’inchiesta interna.



Nel secondo articolo, invece, il quotidiano israeliano punta l’indice contro le magliette che indossano decine e decine di reduci di ritorno dall’operazione. Magliette (vendute da ‘Adiv‘, il negozio di magliette nella zona sud di Tel Aviv) dove sono stampate immagini di bambini palestinesi trucidati, madri in lacrime sulla tomba dei loro figli, ragazzini con una pistola puntata alla testa, moschee bombardate. “One shot, two kills” (un colpo, due morti) si legge sulla t-shirt di un militare in borghese, ripreso di spalle dal quotidiano israeliano ‘Haaretz’, dove è stampata l’immagine di una donna araba incinta al centro di un mirino. Sotto la foto del corpo di un bambino palestinese, con accanto la madre in lacrime, campeggia la scritta “Better use Durex” (meglio usare il profilattico). “Scommetti che sarai violentata?”, è la domanda stampata sulla maglia di un altro soldato, accanto all’immagine di una ragazza piena di lividi.



Tratto da Panorama

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