venerdì 20 marzo 2009

ESSERE UOMINI PER ABBANDONARE LA CULTURA DELLA MORTE.








“Non lasciarsi andare, oggi è alla base. In questa società sbandata si deve essere capaci del lusso di avere carattere.” Julius Evola


Negli ultimi anni la corsa all’autodistruzione è divenuta incontrollabile. Il fenomeno della droga, una volta marginale, è ora un problema di e per tutti. Famosi attori, manager, operai, disoccupati e giovani liceali.  



Non lontana è la vicenda che ha visto protagoniste sedicenni perugine che pagavano hashish con quello che è stato definito ‘sesso estemporaneo’ e questo, tanto per chiarire, è davanti all’occhio di tutti in molte zone di Perugia sotto il silenzio totale delle istituzioni che, di volta in volta, quando conviene e ‘serve’, fanno esemplari e vistose retate.



Personalmente penso che il ‘problema’ della droga sia un ‘problema’ voluto al quale la società attuale non vuole mettere mano. Come se facesse più comodo che il ‘diverso’ sia silenzioso e accondiscendente ai problemi della vita moderna e che non agitandosi dovrà solo morire nel silenzio più totale. E’ bene sottolineare che il ‘tossico’ non cerca assolutamente la morte ma al contrario, cerca esperienze diverse, libertà, eccitazione e sicurezza interiore e per fare tutto questo, cerca l’illecito perché la sub-cultura gli indica questa strada come la più corta e semplice da percorrere. E’ una vittima perché vuole la morte senza saperlo e è colpevole perché va contro alla indoles – natura - dell’uomo.



Perugia è al trentunesimo posto come una delle città più spiate d’Italia, ogni telecamera è in grado di controllare 8250 cittadini e sono in funzione ventiquattro ore su ventiquattro. Cosa allora mai non potranno sapere le istituzioni locali e le forze addette su quello che succede nella nostra città? Torniamo al discorso di prima, le cose si sanno, ma fanno comodo e, quando fanno comodo, è meglio non vedere e tacere. George Orwell nel romanzo ‘1984’ e Aldous Huxley nel ‘Il mondo nuovo – Ritorno al mondo nuovo’ ci avevano ben avvisati di quello che stava per accadere nel futuro  - ormai presente – del controllo globale ma non per fini di sicurezza del nostro Popolo, della nostra gente ma per monitorare i movimenti delle persone e delle menti. Controllati, drogati e dunque maledettamente silenziosi.



Inoltre, bisogna analizzare il fatto che ci sono paesi che tramite il traffico della droga percepiscono cospicui guadagni.
I dati parlano chiaro: la narco-democrazia colombiana prospera più di cinque miliardi di dollari che rappresentano "il fatturato" annuale del famigerato cartello di Cali. O, tanto per fare un altro esempio, è il caso della Ex-Birmania, ora Myanmar, che nell’ultimo anno ha prodotto più di 500 milioni di anfetamine che vengono poi vendute al narcotraffico internazionale e i proventi vengono usati dalla giunta militare; che poi muoia una persona ogni venti minuti non importa a nessuno.



Ci troviamo davanti ad una situazione dove lo Stato che dovrebbe essere dalla parte dei cittadini, propone un silenzio assenso e non trova – o non vuole trovare – una soluzione definitiva ad un problema reale e dall’altro il nichilismo, ormai germogliato nella vita dei giovani d’oggi.



Cosa fare? Bisogna in primo luogo dare delle prospettive concrete ai nostri ragazzi, cambiare la cultura della morte con la cultura della vita, fargli trovare motivazioni per ‘costruirsi’ e non autodistruggersi. Bisogna, in poche parole, ‘trasformare’ le malattie in medicine.



E’ da questa falsa, falsissima libertà che si deve iniziare la vera lotta alla droga e alla decadenza.



Di Fabio Polese, uscito su Perugia Free Press 21 Marzo - 17 Aprile 2009

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