mercoledì 4 marzo 2009

Fuggire dalla "rete"!


Negli ultimi anni, il cosiddetto "social networking" è assurto a vero e proprio fenomeno di massa, coinvolgendo non solo i più giovani ma uomini e donne di tutte le età. Nell'epoca del "controllo globale" alcune considerazioni sono necessarie.

Proponiamo un interessante articolo tratto da "Il Martello", periodico dell'Associazione Culturale Zenit.

Uomini liberi: fuggite dalla rete, tornate nelle strade!



Controvento






Facebook è omologazione.



In una società arrivata ad un livello di esteriorizzazione sconcertante, nella quale vi è ormai un abisso di importanza tra l’apparenza e l’essenza, non v’è da stupirsi se un numero immenso di persone d’ogni età non abbia il benché minimo freno inibitore nel pubblicare informazioni sul proprio conto: nome, foto, interessi, hobby, professione, abitudini. D’altronde, in perfetta linea di coerenza col pessimo costume in auge, sapersi vendere alla mera curiosità altrui è una prerogativa di cui esserne validi utilizzatori. Se nel passato l’appartenenza poteva ritenersi un valore in cui credere, oggi, ove regna il materialismo, l’ambizione principale è divenuta trasformare se stessi, uomini fatti di carne, anima e spirito, in allettanti prodotti commerciali che si compiacciono dell’approvazione altrui. La società non ci fa mancare riferimenti a cui tendere: dai programmi televisivi emergono in superficie storie di gente che partendo dal disagio o, semplicemente, dall’ormai obsoleta e denigrata condizione di “normalità”, riesce a realizzarsi, attraverso il danaro e la notorietà. Ne consegue un uomo reso particolarmente fragile, la cui personalità svanisce al cospetto del “così fan tutti”. Ma un uomo privo di personalità è soprattutto facilmente strumentalizzabile. Così, se da un lato l’opinione pubblica si arrovella sullo scandalo intercettazione e la conseguente violazione della privacy, dall’altro milioni di utenti raccontano se stessi in tempo reale su una piattaforma virtuale di libero accesso a tutti gli iscritti. Da questo paradosso nasce facebook. Originariamente uno dei tanti cosiddetti social network che spingevano tanti nostri coetanei a cercar disponibilità dell’altro sesso che potesse tramutarsi in incontri fisici; oggi, il più grande fenomeno di massa che da moda sta degenerando in motivo di dipendenza ed efficace strumento di controllo. Gli utenti, lasciatisi coinvolgere da questa bolgia mitomane, non sa esimersi dal gettarsi a nudo pubblicamente: la confidenza da comare, il proprio stato d’animo, gli impegni personali, niente è più segreto per quella che viene definita da facebook, in modo improvvido, rete d’amici. Tra i quali, oltre a quelli reali, ve ne compaiono innumerevoli che sono alla meglio dei conoscenti, se non addirittura degli amici di amici di cui si conosce poco o nulla dal vivo. Al senso critico di discernimento che ci fa scegliere le persone, guardandole negli occhi, badando alle loro qualità, con cui stabilire un contatto reale, sincero, si sta sostituendo un senso di estrema approssimazione che ci limita al contatto virtuale, comodo e veloce, effimero e artificiale. La dipendenza da facebook ci spinge a rifuggire dalla nostra vita, quella fatta di esperienze estremamente autentiche, positive o negative che siano, conducendoci verso un surrogato di realtà che snatura noi stessi rendendoci soltanto il profilo che vogliamo costruirci digitando i tasti di un pc per attrarre il beneplacito altrui. Se l’ipotesi di una società in pieno stile orwelliano poteva in passato destare tra i cittadini preoccupazione, oggi il sistema pare riuscito ad ovviare a questo impedimento creando un paese dei balocchi virtuale in cui può liberamente schedare tutti quanti mentre ci dilettiamo tra le frivolezze che la società gentilmente ci concede. Più ci lasciamo coinvolgere e meglio esso lavora. Ci osserva, ci studia, ci etichetta e ci controlla. Non concedergli te stesso; sfuggendo al teatrino scenografico dell’individualismo di facebook sfuggirai alla tecnocrazia. Nella rete finiscono le battute di pesca, non gli uomini liberi!




Associazione Culturale Zenit

Nessun commento:

Posta un commento