domenica 3 febbraio 2008

Verità per Aldo Bianzino e per tutti quelli che, come lui, non hanno ancora avuto una giustizia giusta.

A quasi quattro mesi dalla sua morte nulla è cambiato. Ancora ingiustizie e verità nascoste. Siamo alle solite...









Dalla Nazione Umbria del 1 febbraio 2008



«Il falegname morì in cella per cause naturali»



La perizia dei medici legali nominati dal pm Petrazzini



— PERUGIA —



«ALDO BIANZINO morì per cause naturali». A stroncare la vita del falegname quarantaquattrenne finito in carcere per una coltivazioni di marijuana fu un «aneurisma celebrale». Dagli esami compiuti sul cadavere non è emersa la presenza di «costole rotte» o «lesioni alla milza» mentre è stato rilevato il distacco del fegato, ma come conseguenza «delle manovre di intervento», leggasi massaggio cardiaco. Invece viene indicato un arco temporale ampio (da 2 a 8 ore) intercorso tra l'aneurisma e il decesso (un punto sul quale ci sarà battaglia per la tempestività dei soccorsi). Sono le conclusioni contenute nella doppia consulenza medico legale depositata ieri mattina, disposta a suo tempo dal pm Giuseppe Petrazzini e affidata ad Anna Aprile dell’Università di Padova e a Luca Lalli dell’istituto di medicina legale di Perugia. Per i due esperti di fiducia del pubblico ministero dunque non c’è giallo sulla morte di Bianzino avvenuta nella cella del carcere di Capanne il 14 ottobre scorso né traumi provocati dall’esterno e imputabili a responsabilità di terzi. Tutto è riconducibile ad un evento naturale, a una patologia congenita della quale né la vittima né i familiari erano mai stati a conoscenza. Perché l’aneurisma questo è: una malformazione a carico delle arterie cerebrali che può cambiare dimensioni nel corso della vita. E a Bianzino è successo in carcere. E’ questa la verità che emerge dalla lente di ingrandimento delle perizie chieste dal pm Petrazzini. Ora bisognerà attendere le osservazioni e i pareri degli altri periti di parte: la dottoressa Laura Paglicci Reattelli (nominata dalla compagna di Bianzino Roberta Radici) Walter Patumi (per la ex moglie Gioia) e la super consulenza del professor Giuseppe Fortuni, docente di medicina legale all’università di Bologna che ha effettuato una perizia autoptica ancora per conto dalla Radici. E’ verosimile che ci sarà battaglia su alcuni risultati: intanto lunedì alle 11,30 summit in Procura tra avvocati e medici legali. Lo scontro tra periti avrà come nodo cruciale lo stato post mortem del fegato.



Cristina Crisci

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