sabato 23 febbraio 2008

Bobby Sands: una vita per la sua terra.







«Sono un prigioniero politico perché sono l’effetto di una guerra perenne che il popolo irlandese oppresso combatte contro un regime straniero, schiacciante, non voluto, che rifiuta di andarsene dalla nostra terra». Scrive questo, Bobby Sands, descrivendo il cinico governo britannico dell’allora primo ministro Margaret Thatcher. Arrestato per un attacco dinamitardo a Dunmurry, nella contea di Antrim venne condannato ed imprigionato nel settembre del 1977 nel famigerato Blocco H del penitenziario di Long Kesh. I blocchi H sono l’emblema della repressione inglese su quel pezzo di isola verde, dell’ostinazione con cui la Gran Bretagna pretendeva il possesso di quelle sei contee.

 



Le proteste organizzate da Sands, divenuto presto “officer commanding dell’IRA” nei Blocchi H, non avevano come fine la liberazione dei prigionieri, ma il riottenimento dello status di «prigionieri politici », lo «Special Category » che gli inglesi avevano abolito per tutti i crimini commessi dopo il 1 marzo 1976. Rifiutandosi di essere considerati come criminali comuni, loro che ritenevano di aver combattuto per la libertà del proprio paese, con la blanket protest (”protesta delle coperte”) si rifiutarono di indossare l’uniforme del carcere scegliendo di vivere nudi, con solo delle coperte per coprirsi. Con la dirty protest (”protesta dello sporco”) furono costretti a vivere circondati dei loro escrementi, e ad urinare sotto le porte. Presto il penitenziario di Long Kesh divenne un vero e proprio campo di battaglia alla stregua delle strade di Belfast e Derry: da una parte i prigionieri di guerra, i POWs, e dall’altra i secondini, simbolo dell’establishment britannico.



 



Dopo più di 4 anni di vita in condizioni disumane, iniziò il primo sciopero della fame guidato da Brendan Hughes che, con altri sette detenuti, digiunarono per 53 giorni fino a quando decisero di terminarlo per le condizioni precarie di uno di loro e per le pressanti promesse del governo britannico. Ottenuta la fine dello sciopero della fame, incuranti della parola data, gli inglesi non rispettarono le promesse fatte e non portarono a termine nessuno dei cambiamenti annunciati.



 



Nel 1981 Sands iniziò il secondo sciopero della fame. Fu il primo fra gli hunger strikers detenuti negli H-Blocks ad auto-sacrificarsi, offrendo la propria vita alla causa repubblicana. Poco dopo l’inizio dello sciopero, Frank Maguire, membro del parlamento britannico morì. Si svolse quindi un’elezione suppletiva che Sands, ancora detenuto, vinse contro il candidato del Partito Unionista dell’Ulster. Ma il governo britannico cambiò la legge, introducendo il Representation of the People Act, emendamento che proibì ai prigionieri di partecipare alle elezioni, e che prevedeva che un detenuto potesse essere eletto solo dopo cinque anni dalla fine della pena. Tre settimane dopo, verso l’una di notte del 5 maggio 1981, all’età di 27 anni, Sands cessò la sua battaglia e morì nell’ospedale della prigione per aver digiunato per 66 giorni. Altri nove uomini morirono dopo Bobby Sands tra il maggio e l’agosto dello stesso anno.



 



In centomila parteciperanno al funerale di Sands, ragazzo dal volto gentile, eroe della causa nordirlandese che con disinteressata e stoica determinazione è diventato esempio per molti. Insieme a Bobby Sands, e alla sua capacita’ di sacrificare la propria vita per un ideale, altri uomini lottarono e morirono; diventando punto di riferimento per generazioni di giovani europei. Bobby Sands concludeva il suo diario, tenuto per i primi diciassette giorni di sciopero della fame, con queste parole: «Se non sono in grado di uccidere il tuo desiderio di libertà, non potranno spezzarti. Non mi spezzeranno perché il desiderio di libertà, e della libertà della popolazione irlandese, è nel mio cuore. Verrà il giorno in cui tutta la gente d’Irlanda potrà mostrare il suo desiderio di libertà. Sarà allora che vedremo sorgere la luna».


Da: www.azionetradizionale.com

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