La "Piccola Guerra Santa" non rappresenta altro che la trasposizione della prima, nella vita di tutti i giorni la quale nei secoli, aldilà delle differenti forme in cui si è manifestata, ha sempre conservato il carattere essenziale della "Testimonianza", per cui si andavano ad attuare e manifestare anche nel campo politico e sociale un Ordine ed un’Armonia Superiori. Attraverso questo, ogni cosa, trova il suo naturale collocamento nella Gerarchia (dal greco "ieros", sacro; "arkhè", principio, ordine, autorità: ordine sacro) che si andrà a formare intorno a colui che meglio avrà saputo incarnare ed affermare i Valori dello Spirito. Il valore simbolico della Piccola e della Grande "Guerra Santa", attribuisce alle stesse un significato assoluto ed una valenza intrinseca indipendente dai risultati, limitati in spazio e tempo, che da esse scaturiranno. Soltanto in questi termini, per noi, la politica ha un senso. Soltanto questa è la strada che conduce alla vittoria.
lunedì 26 marzo 2007
Per chi svolge e per chi vuol svolgere attività politica.
Un difetto che caratterizza l’ambiente politico che, in teoria, si pone a difesa dei Valori Eterni della Tradizione è l’incapacità degli elementi che lo compongono di cogliere l’importanza essenziale che la crescita interna del militante riveste nella costituzione di uno schieramento realmente rivoluzionario. Ognuno di noi è a conoscenza di quanti siano stati i giovani che, dal dopoguerra ad oggi, sono passati tra le file delle varie organizzazioni che, nella loro eterogeneità, hanno rappresentato dei tentativi di reazione all’avanzata del falso progresso in cui la nostra società è sempre più coinvolta. La maggior parte di questi, dopo aver militato con impegno per alcuni anni, spinti spesso da sincero entusiasmo, hanno poi abbandonato la lotta e, con una scusa o con l’altra, hanno pian piano ripiegato, nella vita borghese contro la quale avevano, fino ad allora, tanto inveito. Sappiamo bene, inoltre, quanto numerose siano, nel «nostro» ambiente, le persone che sulla Tradizione, sui suoi Valori, sull’«Uomo nuovo», hanno letto e pensato così tanto da essere capaci di tenere conferenze. Sono ben poche, però, quelle tra esse che si sono poste seriamente di fronte e se stesse per prendere la radicale decisione di votare la propria esistenza a quei Valori di cui tanto parlano, prendendo coscienza del fatto che ormai "..è giunto il tempo delle affermazioni sovrane e delle negazioni assolute..", e che non è più tempo di chiacchiere, se mai lo è stato! Queste figure umane, per molti versi dissimili tra loro, hanno in comune la capacità di testimoniare il fallimento di un ambiente che, da tante belle parole, non ha saputo far seguire fatti concreti. E la scusa non può essere certo la mancanza di punti di riferimento dottrinari: già su "Orientamenti" J. Evola chiariva in modo inequivocabile che la formazione dell’individuo ha la preminenza sull’azione politica esteriore, in quanto non è possibile portare ordine all’esterno se già non lo si possiede internamente e non lo si rappresenta con il proprio stile di vita. E’ a darsi una «forma» che dovrebbe badare, prima di tutto, chi volesse impegnarsi seriamente sul fronte della Tradizione in un’epoca oscura come quella attuale. Altrimenti non si farebbe altro che alimentare fuochi di paglia per poi andare ad aumentare il numero di coloro che hanno fatto politica per gratificazione personale, per compensare le frustrazioni della propria vita privata, per distogliere lo sguardo, agitandosi, dal proprio vuoto interiore o, più semplicemente, per moda. Nelle diverse civiltà tradizionali troviamo ricorrenti i due concetti che nell’Islam prendono il nome di "Piccola Guerra Santa" e "Grande Guerra Santa", che nella concezione tradizionale della vita, esprimono il Valore Sacro dell’ azione politica, il quale va ben oltre la logica utilitaristica a cui la storiografia moderna vorrebbe ricondurlo. La "Grande Guerra Santa", la più difficile, è quella che si combatte contro i condizionamenti che il mondo moderno esercita su noi stessi (materialismo, egoismo, meschinità, individualismo, etc..), condizionamenti dei quali, peraltro, non sempre siamo coscienti e che tendono a renderci sostanzialmente simili ai nostri avversari. Vincere la "Grande Guerra Santa" significa erigere in se stessi una fortezza inattaccabile, costruita non sulle instabili sabbie dell’ intellettualismo, né su quelle dell’entusiasmo estemporaneo, bensì sulla solida roccia costituita dal profondo mutamento interiore che segna lo spartiacque tra l’Uomo della Tradizione e quelli del mondo moderno.
RAIDO
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento