Dopo gli autovelox, scoppia il business della sicurezza legato ai semafori. E' il risultato di un'inchiesta condotta dal mensile, Quattroruote. Che indaga sull'ultima frontiera delle multe elettroniche scoprendo come, attualmente, sono ben undici i tipi di apparecchiature utilizzati in Italia per il controllo del rosso ai semafori. Di questi, dieci sono omologati per funzionare automaticamente, senza bisogno della presenza di agenti. Impianti sofisticati quanto costosi (fino a 100 mila euro al pezzo), sempre più utilizzati dai Comuni per aumentare la sicurezza agli incroci. Dispositivi che, proprio per gli alti costi e le complessità di gestione e manutenzione, vengono noleggiati da ditte specializzate alle quali le amministrazioni riconoscono una quota (fino al 25%, circa 36 euro) per ogni contravvenzione incassata. Ma proprio questa formula fa gridare allo scandalo. "Sono multe a cottimo", protestano inferociti migliaia di automobilisti a Novara, Altavilla Vicentina, Segrate, Cornaredo e Perugia, le cinque località prese a campione dal mensile che "controfotografa" l'Italia che ha trasformato in business i doverosi controlli stradali: ogni violazione accertata dall'apparecchio, che produce prova fotografica, prevede una sanzione di 143 euro più spese, la decurtazione di sei punti dalla patente e, alla seconda violazione in due anni, la sospensione della patente da uno a tre mesi. Mentre centinaia di automobilisti stanno intasando coi loro ricorsi Prefetture e uffici dei Giudici di Pace, Quattroruote pubblica le norme che i comuni devono rispettare per poter installare le apparecchiature, un dizionario delle parole che accompagnano i verbali e le (poche) vie d'uscita che hanno gli automobilisti pizzicati dalle macchinette.
Da: www.noreporter.org
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