sabato 31 marzo 2007

Afghanistan: italiani brava gente.

In Afghanistan, come tutti sanno, tranne il governo italiano che ha appena votato il rifinanziamento di una missione umanitaria, si sta combattendo una guerra vera. Le forze di occupazione atlantiche ed i loro collaborazionisti controllano ogni giorno una parte più esigua del territorio che lentamente sta passando nelle mani della resistenza patriottica. Non basta, infatti, una bandiera al centro di una base militare per considerare “tranquilla e normalizzata” l’area circostante. Ne sa qualcosa il contingente italiano che ieri, per la terza volta in dieci giorni, è stato oggetto di attacchi “nemici”. Un soldato è stato ferito mentre la sua unità stava facendo un pattugliamento di routine nei pressi di Shindad, a circa 70 chilometri a sud di Herat nella parte occidentale del Paese. Solo una lieve ferita al braccio, una inezia, tanto è vero che non è stata richiesta nemmeno l’evacuazione urgente del militare, ma questo episodio è la prova ulteriore di un clima di ostilità crescente nei confronti del nostro contingente, percepito, come è giusto che sia, dagli afghani come un nemico, un invasore, un complice degli assassini Usa. I politici italiani hanno ovviamente commentato la notizia in modo assai differente. Il centrodestra ha preso la palla al balzo per rilanciare la sua proposta di maggior armamento e di modifica delle regole di ingaggio: per dirla in un modo caro al cavaliere “più guerra per tutti”. Il centrosinistra e soprattutto la sua ala cosiddetta radicale, non c’è limite alla sfrontatezza, ha invece colto l’occasione per rilanciare l’idea della conferenza di pace. Solo pochi giorni fa hanno votato compatti per la guerra ed ora quale pace vorrebbero proporre e, soprattutto, a chi? Fassino ha riproposto un tavolo comprensivo di talibani sostenendo (e non gli si può dar torto) che la pace si fa tra le parti belligeranti, ma evidentemente il suo amico e collega di partito D’Alema non deve avergli raccontato fino in fondo la cenetta da lui consumata a Washington con la deliziosa Condoleezza Rice. Gli americani hanno appena finito di bacchettare l’Italia solo per aver intavolato una trattativa (probabilmente indiretta) per la liberazione di Mastrogiacomo, figuriamoci quale seguito potrebbero dare ad una conferenza di pace taliban comprensiva. Il centrosinistra deve capire bene che l’Italia è una nazione a sovranità limitata. Servirebbe uno strappo vero e proprio da Washington per svincolarci dall’Afghanistan ed il ministro degli Esteri D’Alema non sembra proprio capace di riuscirci. E se si resta lì, il ministro della Guerra (ogni cosa deve avere il suo giusto nome) Parisi potrà solo seguire diligentemente gli ordini del Pentagono. Un ferito lieve (o tre o dieci) non possono smuovere l’opinione pubblica italiana più di tanto: cosa si sta aspettando, una nuova Nassirya? Già, perché se, in qualche modo, siamo fuori dall’Iraq si deve anche a quei morti.



Da:www.rinascita.info

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