venerdì 4 giugno 2010

Vergogna. Italia sempre più colonia.


“Almeno 19 morti e molti gettati in mare”.  Questa la testimonianza di Manolo Luppichini, ieri, appena rientrato a Roma, all’aeroporto di Ciampino, che ha riferito anche di 170 feriti, anche in gravi condizioni e dei maltrattamenti subìti nell’aeroporto di Tel Aviv dai militari israeliani: “picchiati, lasciati senza acqua, trattati come bestie”.
Così, sui morti  della Mavi Marmara c’è una sorta di consegna del silenzio, ossequiosamente seguita dalla stampa occidentale secondo i desiderata dell’entità statale israeliana. Oltre quello spezzone di documentario - andato in onda ovunque e graziosamente offerto dalle Forze Armate sioniste per dimostrare... il ferocissimo attacco (con qualche manico di scopa, due fionde e un coltello!) “subìto” dai propri incursori calati dagli elicotteri sulla nave per un’operazione umanitaria di pace - né una foto, né un nome, né una storia. Frammenti di notizie: come quella di un bimbo, il figlio di un macchinista della nave, arma puntata alla testa usato come “persuasione” a dirottare la nave verso Israele.
Tuttavia, secondo Tel Aviv, Washington e la Roma di Frattini, non ci sono state vittime. Comunque, ove ci fossero state, si sarà trattato dei soliti, scontati, virtuosi,  “effetti collaterali”.
L’Onu, il Vaticano, la Lega Araba, mezzo mondo, protestano, denunciano, la strage. Lo stesso “demo-islamico” Erdogan, il capo del governo turco-atlantico, è stato costretto a prendere posizione, a condannare l’esercito che ha ucciso i propri connazionali disarmati. Certo: non poteva fare altrimenti. Non poteva certo giustificare l’assalto ad una nave che, in acque internazionali, era totalmente sottoposta alla sovranità dello Stato di Ankara.
Ma noi, no.
Il nostro governo ha votato contro la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu che biasima Israele e che chiede un’inchiesta indipendente sui tragici fatti. Anzi, probabilmente è favorevole ad affidare l’indagine sul cruento atto di pirateria eseguito dagli israeliani, agli stessi israeliani, notorii  tutori del diritto delle genti.
E i nostri gazzettieri, i nostri cokmmentatori, gli “eminenti ospiti” dei salotti televisivi, si affannano a dimostrare che agiamo reattamente.  Israele ha il diritto di difendersi ovunque. D’altra parte - dicono - è profondamente turbato dalla prigionia del suo soldato Shalit, che - chissà perché -  i palestinesi di Gaza non vogliono rilasciare, nonostante la città, di un milione e mezzo di abitanti, sia punita per questo grave affronto (era un soldato di pace, naturalmente... nei territori palestinesi occupati era giusta la sua presenza in armi...) con bombe, guerra, raid mortali quotidiani, stragi ed embargo economico totale.
D’Alema ha motivo di rallegrarsi. Non è più solo. Anche il suo specchio democratico al governo, il Cavaliere, si è prostrato agli atlantici. Quella storia del Cermis, dei turisti falciati via dalle manovre di “addestramento” americano per bombardare meglio la Serbia, era lì, sola soletta, a ballare contro  la sua sudditanza coloniale a Washington.
Ora sono bipartigiani.
Alla prossima crostata.

Di Ugo Gaudenzi, www.rinascita.eu


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