domenica 13 giugno 2010

Il 45% dei pensionati prende meno di 500 euro.


Le pensioni italiane sono pensioni di fame. Questa verità emerge in tutta la sua crudezza dai dati sui trattamenti pensionistici nel 2008 resi noti dall'Istat. Dati che sottolineano una realtà vergognosa considerato che il 45,9% delle pensioni ha un importo medio inferiore a 500 euro al mese mentre un altro 26% non raggiunge i mille euro. In altre parole quasi tre italiani su quattro che non lavorano più, si trovano sotto la soglia di povertà in una situazione che, vista la crisi in corso, non potrà che peggiorare. Vi è poi un altro 13,4% che riceve importi compresi tra 1.000 e 1.500 euro mensili.
Resta il restante 14,7% dei felici pochi che può contare su importi mensili superiori ai 1.500 euro. L’Istat ha precisato che nel 2008 l'importo complessivo delle prestazioni pensionistiche erogate  in Italia, sia previdenziali e assistenziali, è stata di 241,1 miliardi di euro, pari al 15,38% del Prodotto interno lordo con un aumento del 3,5% rispetto al 2007. Complessivamente sono state erogate 23,8 milioni di prestazioni.
Per il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, i dati dell'Istat dimostrano che i pensionati italiani sono tra i più poveri d'Europa. Proietti ha dato atto ai recenti provvedimenti contenuti nella manovra economica di avere contribuito a garantire ulteriormente la piena stabilità e sostenibilità economica del sistema previdenziale italiano. Ma ora, ha ammonito, è necessario riprendere il processo di rivalutazione delle pensioni in essere, valorizzando gli anni di contributi versati.
Da Bruxelles invece si è esultato per la decisione del governo italiano di innalzare l'età pensionabile delle donne dipendenti statali a 65 anni fin dal 2012 anziché dal 2018 equiparandole in tal modo a quella dei colleghi uomini. Si tratta, come al solito, di un gaudio di tipo “tecnico”, in quanto la Commissione europea  ha accolto con favore una decisione che risolve due problemi. In primo luogo l’Italia si è adeguata alla richiesta della Corte di Giustizia Ue. In secondo luogo contribuisce a risolvere le difficoltà fiscali dell'Italia. Questo perché rimanda al futuro spese presunte che erano già state inserite in bilancio.
Per il commissario europeo alla Giustizia, la lussemburghese Viviane Reding, Bruxelles cosciente dei problemi di bilancio che toccano tutti gli Stati membri, accoglie con favore gli sforzi del governo italiano per consolidare i suoi conti pubblici. Se poi tale svolta comporterà devastanti effetti sociali, pazienza. Questo è infatti  l’ultimo pensiero che può preoccupare i tecnocrati di Bruxelles, portati a fare rispettare le regole che loro stessi hanno scritto.

Di Dorothea Hawlitschek, www.rinascita.eu


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