martedì 1 giugno 2010

Freedom flotilla.


Ragioniamo a mente fredda. Come i sionisti.



L'azione israeliana contro le navi della Freedom Flotilla è troppo grave per poter essere considerata una delle tante malefatte del sionismo. La "sfida pacifica" di uomini e donne (europei, arabi, turchi, ebrei), "rei" solo di voler portare nella striscia di Gaza circa 10 000 tonnellate di aiuti umanitari (case prefabbricate, materiale da costruzione, medicinali, sedie a rotelle etc.), alla politica razzista e colonialista di Israele, non era certo una minaccia tale da indurre i sionisti ad uccidere decine di civili inermi ed a compiere un atto di pirateria - ché l'azione terroristica è avvenuta in acque internazionali , pare a ben 75 miglia dalla costa. Israele sapeva che cosa rischiava e anche se poteva evitare, impiegando la forza ma senza ricorrere all'uso delle armi, che la Freedom Flotilla arrivasse a Gaza, ha preferito fare una strage. Perché?


 



I militari israeliani che hanno assaltato le navi non sono certo novellini, soldatini di leva alle prime armi, ma commandos, ossia truppe scelte, ottimamente preparate ed addestrate. Sicché è da escludere che si siano fatti prendere dal panico. Del resto, erano perfettamente consapevoli che a bordo delle navi non vi erano armi e che stavavno agendo contro civili la cui unica resistenza poteva essere "passiva", non violenta e i quali, in ogni caso , non sarebbero stati in grado di impedire che i sodati israeliani si impadronissero delle navi e che facessero rotta verso il porto di Ashdod. Si è in presenza dunque di un'azione terroristica pianificata dalle autorità politiche e militari israeliane. E' evidente cioè che Israele ha voluto colpire non solo i membri della Freedom Flotilla - per dimostrare a tutto il mondo che se ne infischia del diritto internazionale e che è disposto a commettere qualunque barbarie, pur di continuare la propria politica di potenza, che più passa il tempo e più rivela le sue nefaste conseguenze, non solo per i popoli del Medio Oriente - ma anche "qualcun altro".


 



Si sa che il Brasile di Lula e la Turchia di Erdogan stanno svolgendo una complessa, difficile e preziosa opera di mediazione sul nucleare di Teheran, che ha messo con le spalle al muro i "falchi" di Washington e di Israele. La disponibilità dell'Iran ad un accordo sull'arricchimento dell'uranio lascia ben poco spazio alle mistificazioni dello Stato sionista. Cionondimeno, Israele - che, tra l'altro, pur disponendo di centinaia di armi nucleari, considera perfino una provocazione che si chieda allo Stato sionista di firmare il TNP - non esita perfino ad attaccare Obama, forse anche perché il presidente americano pare privilegiare riguardo all'Iran un approccio indiretto, ossia cercare di rovesciare il legittimo governo di Ahmadinejad, facendo leva su una opposizione interna (la cosiddetta "onda verde"), sostenuta e finanziata dagli Usa. Un approccio strategico che riflette le preoccupazioni di alcuni generali americani , in particolare del generale Petraeus (che ha criticato pubblicamente la politica di Israele in un rapporto "cestinato" dalla Casa Bianca , ma che non può non essere tenuto in considerazione dall'attuale amministrazione statunitense), in quanto l'apparato bellico americano è già fin troppo "sotto pressione" e si teme che un attacco contro l'Iran trasformi l'impegno militare in Irak e in Afghanistan in un fallimento di proporzioni colossali.


 


Il fatto che Israele motivi la sua determinazione a metter fine ad ogni costo al programma nucleare iraniano nel più breve tempo possibile non dipende però solo dal fatto che gli israeliani siano consapevoli che la Repubblica islamica dell'Iran è assai solida e che Ahmadinejad gode notoriamente, nonostante la vergognosa opera di disinformazione dei media occidentali, del sostegno della maggior parte del popolo iraniano; bensì anche dal fatto che Israele è sempre più condizionato dal suo stesso apparato militare. Senza uno "stato di guerra permanente" l'economia israeliana che sopravvive grazie agli aiuti diretti e indiretti degli Usa, potrebbe collassare nel giro di qualche mese (a meno che non si ritenga possibile che Israele possa sopravvivere producendo kiwi e pompelmi). Israele quindi vuole la guerra (altro che accordi di pace).


 


Ma come giustificare massicci aiuti militari ed economici, se i nemici sono solo i palestinesi armati di razzi, che in dieci anni hanno causato la morte di una dozzina di cittadini israeliani? Occorre il nemico assoluto, il "nemico metafisico". Insomma un nuovo "Hitler", per provare all'opinione pubblica occidentale ed alla "comunità internazionale" che l'esistenza stessa di Israele è in pericolo e che in realtà Israele è il baluardo dell'Occidente, della libertà e della democrazia, circondato da milioni di pazzi, fanatici, fondamentalisti , che potrebbero facilmente distruggere l'Occidente se non ci fossero Isarele e gli Usa - un Paese, non lo si deve dimenticare, con un deficit della bilancia commerciale e un debito pubblico giganteschi (in gran parte, finanziato da capitali stranieri) che importa decine di milioni di barili di petrolio al giorno e sempre più dipendente anch'esso da un enorme complesso militare-industriale. Si comprende allora che la Turchia , fino a pochi anni fa alleato di Israele, è oggi un ostacolo imprevisto e non facilmente aggirabile dallo Stato sionista. Il nuovo corso di Erdogan minaccia di scuotere dalle fondamenta la politica sionista ed americana nell'area medio-orientale (una politica che l'anno scorso aveva addirittura portato la Georgia, armata e finanziata dagli Usa ed Israele, ad attaccare la Russia, uscendone con le ossa rotte nel giro di pochi giorni).


 



E' in questo quadro geopolitico, caratterizzato da un'aggressività sionista in larga misura motivata dalla "struttura" stessa di Israele -che può facilmente condizionare gli Usa, sia grazie alla potentissima lobby ebraica americana sia perché gli Usa sono a loro volta in qualche modo "costretti" ad attuare una strategia imperialistica, con l'obiettivo di controllare il "cuore" dell'Eurasia, se non vogliono rassegnarsi ad un ruolo minore sulla scena internazionale, che potrebbe avere conseguenze disastrose per la loro società e la loro economia - che si deve "collocare" l'attacco alla Freedom Flotilla.



Ha scritto recentemente Antonio Grego che «l'attuale fase [multipolare] è da ritenersi potenzialmente più pericolosa della precedente fase unipolare perché è proprio quando l’animale è ferito mortalmente che la sua reazione diventa più sconsiderata e furente come dimostrano l’avventurismo in Georgia e le recenti esplicite minacce di attacco nucleare nei confronti di Iran e Corea del Nord» ( A.Grego, Il.tramonto del Leviathan statunitense, diponibile sul sito "Eurasia").
E' un giudizio che non vale solo per gli Usa , ma , come la tragica vicenda della Freedom Flotilla dimostra, anche per Israele.
Si può dunque conculdere, senza timore di esagerare, che Erdogan e soprattutto Ahmadinejad sembrano essere i veri destinatari del "messaggio di morte" israeliano. Le persone che sono state assassinate dai commandos isareliani portavano non solo aiuti umanitari ma anche un messaggio di pace e di speranza al popolo palestinese, che da anni subisce le angherie e le vessazioni dei sionisti.


Non possiamo che "raccogliere" e fare nostro questo messaggio. La prepotenza e l'arroganza di Israele (e degi Usa) devono essere contrastate in ogni modo. Per questo motivo, occorre oggi più che mai non solo sostenere , come sempre, il popolo palestinese, ma anche e soprattutto la Turchia di Erdogan e l'Iran di Ahamadinejad, contro coloro che, avendo forse perso il "controllo" ed ogni senso della misura, sono i peggiori "Stati canaglia" e che per il proprio interesse sono ormai addirittura pronti a massacrare civili inermi sotto gli occhi di un'opinione pubblica mondiale che deve avere il coraggio di fare il possibile per fermarli, se non vuole essere loro complice.

Articolo di Fabio Falchi

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