mercoledì 2 giugno 2010

Il messaggio di Israele è finalmente chiaro a tutti?


Talmente chiaro è il messaggio che Israele ha voluto dare, una volta per tutte, a noi occidentali che “osiamo” ficcare il naso in questioni che sono di esclusiva competenza del “popolo eletto”, che non ci sarebbe neanche bisogno di spendere parole per commentare quanto accaduto ieri in acque internazionali, se non per esprimere rammarico per la perdita di vite umane. Che Dio abbia dunque misericordia delle loro anime.



Un messaggio talmente esplicito e fragoroso da sturare le orecchie, anche le più maldisposte a comprendere la pericolosità che rappresenta Israele per l’incolumità del genere umano. Il suo contenuto può essere riassunto in poche parole: Israele non teme alcuna condanna da parte di chicchessia, per adempiere al proprio progetto di creare uno stato razzista su base religiosa è pronto a beffarsi del diritto internazionale e dell’umana carità rispetto alla vita degli oppositori alla sua ferocia, qualunque sia il loro indirizzo etnico e confessionale (a patto che non si tratti di ebrei). A morire, stavolta, non sono stati dei profughi palestinesi stipati in fatiscenti villaggi, raccontati dai media come dei pericolosi covi di terroristi islamici. A morire, in questo drammatico 31 maggio 2010, sono stati dei cittadini del nord del mondo, colpevoli soltanto di non considerare quei profughi palestinesi dei reietti, bensì esseri umani condannati da Israele ad uno stato di sofferenza che di umano ha ben poco e, per questo, degni di un’assistenza (soprattutto medica) che loro si sono assunti l’impegno di donare, a costo di sfidare la violenza dell’esercito israeliano. Eppure non è accaduto nulla di nuovo, l’atteggiamento di Israele verso coloro i quali non siano gli “eletti” (o i loro viscidi servi, striscianti “gentili” sempre pronti a giustificare ogni atto riprovevole e che, in nome di questo indegno filo-sionismo che insulta la storia e la dignità del popolo europeo, ha costruito un’artificiale guerra di civiltà che vedrebbe contrapposti due blocchi illusori: occidentale e islamico) è quello di sempre. E’ un atteggiamento aggressivo, violento a tal punto da provocare sangue e morte in modo a dir poco sproporzionato. Una furia distruttrice che ha buon gioco per due motivi: in primis, per la connivenza codina di governi che temono più d’ogni altra cosa di venire additati di anti-semitismo, lo spauracchio che lor signori, gli “eletti”, agitano al cospetto di chiunque si azzardi a denunciare l’aggressività d’Israele, pena la delegittimazione politica; inoltre - a causa del medesimo complesso mentale che scoraggia ogni tentativo di buona fede - per la clemenza assunta dagli organi d’informazione circa le malefatte militari e gli abusi del diritto perpetrati da Israele stesso. Chissà se queste morti occidentali - considerate di serie A, rispetto a macabri parametri che la nostra inebetita opinione pubblica è abituata ad applicare in circostanze luttuose - possano finalmente smuovere le coscienze, assopite da un’offensiva mediatica che provoca una rimozione, di “freudiana” memoria, di tutti gli eccidi fatti in nome della stella di Davide. Chissà che queste vittime abbiano donato il proprio sacrificio per una causa di portata finalmente mondiale: schiudere gli occhi del mondo davanti al fanatismo, alla presunzione, alla pericolosità di Israele, possessore di armi atomiche che, qualora qualcuno avesse dei dubbi a riguardo, i fatti di ieri hanno dimostrato essere in mani affatto prudenti nell’utilizzarle.



Un ultimo pensiero è di ideale vicinanza ai partecipanti all’iniziativa di solidarietà nei confronti di Gaza a bordo delle flotte navali, in particolare a coloro i quali, fatti oggetto del fuoco israeliano, sono ora feriti e reclusi in carcere, avendo rifiutato di firmare il via che autorizzava le autorità israeliane a rimpatriarli immediatamente. Ricordiamo i cinque italiani Giuseppe Fallisi, Marcello Faracci, Manolo Luppichini, Manuel Zani e Angela Lano. Su quest’ultima ci teniamo a spendere qualche parola: non più di dieci giorni fa è stata oggetto di un’orribile campagna mediatica andata in onda su Rainews24 ed ordita dai sionisti Fiamma Nirestein e Stefano Gatti, presenti in studio. Motivo dell’accusa, la natura libera del sito di cui ella è responsabile Infopal, da sempre impegnato a denunciare la politica israeliana assassina e ad offrire ai fruitori di internet una narrazione dei fatti in medioriente scevra dai condizionamenti filo-sionisti che animano il giornalismo occidentale. Un ideale abbraccio a tutti loro, coraggiosi paladini dell’ormai desueta virtù umana un tempo denominata solidarietà, oggi abbandonata per viltà.

Associazione Culturale Zenit


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