mercoledì 21 gennaio 2009

Siete più forti voi.








Giunta a quota 1315,  la conta dei morti Palestinesi durante i bombardamenti sulla Striscia di Gaza è purtroppo ancora provvisoria. Sono 5500 i feriti, alcuni gravi, mentre ancora si recuperano cadaveri in decomposizione sotto le macerie. Il rischio di malattie è alto. “In questo momento ci sono le condizioni ideali per la diffusione di malattie” ha avvertito Margareth Chan del Consiglio esecutivo dell’Oms, mentre il portavoce dell’ Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste i profughi palestinesi denuncia che mancano strutture adeguate  ad accogliere così tante persone.



Nonostante la presenza del ministro degli esteri italiano Frattini, risultano  inoltre irrisorie  le scorte di cibo che riescono ad arrivare a sfollati e senzatetto, tra cui intere famiglie private di tutto. Magazzini contenenti provviste per la popolazione furono già distrutti durante i massicci bombardamenti del 15 Gennaio, quando vennero centrati dall’artiglieria sionista anche i locali dell’ospedale di Quds  a Gaza City.



Ma quella che ad oggi rappresenta l’azione più sconcertante e odiosa commessa dal governo israeliano ai danni di un popolo intero è l’uso di munizioni al fosforo bianco, proiettili all’uranio impoverito e cluster bombs, le micidiali bombe a grappolo.



Una tale accusa, dapprima formulata  da parte dell’ Unrwa,  è oggi ribadita dalla stessa AmnestyInternational, che ha raccolto prove inconfutabili dell’uso di armi al fosforo bianco in una delle aree più densamente popolate del pianeta. Altrove abbiamo descritto le conseguenze letali e terribili di tali armi proibite da tutte le convenzioni internazionali: nel corso della presente conferenza verranno sicuramente mostrate le poche immagini che sono giunte in Occidente a raccontare, senza i veli della censura, la indicibile brutalità di questa aggressione militare.



Guerra’, si fa per dire, combattuta sopra tutto contro donne e contro bambini - considerati forse, dal governo israeliano, i “terroristi” di domani da abbattere.



Le immagini che abbiamo finora visionato mostrano un terrore abissale nei volti e negli sguardi di decine di bambini. Mostrano donne affrante e uomini umiliati. Mostrano anche rabbia: l’indicibile prova  che ha segnato le vittime di questa violenza disumana, sarà la tragica stimmate di una generazione prossima di nuovi combattenti.



La ritorsione spietata e sproporzionata rispetto all’offesa ricevuta, colpevolmente programmata dal governo israeliano, prepara l’avvento di nuove primavere di sangue sulle terre martoriate della Palestina - e consegnerà nuovamente all’odio e alla guerra intere nazioni.



I criminali bombardamenti di case, di intere colonne di prigionieri inermi, il vile cecchinaggio sul personale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa condotto da Tsahal, i medici uccisi nell’esercizio del proprio dovere, le scuole dell’Onu colpite con dentro famiglie di sfollati, le madri costrette a partorire figli prematuri nelle ambulanze bersagliate – tali immagini sono e resteranno scolpite nella memoria ‘genetica’ di una popolazione già provata da oltre un anno di embargo.



Si voleva trasporre il dramma palestinese dal legittimo piano politico a quello umanitario: da risolversi non attraverso un processo politico ma con i convogli delle istituzioni caritatevoli.



Per arrivare a questo occorreva screditare e rigettare ogni istanza politica avanzata dai legittimi rappresentanti della causa palestinese, da una parte. Sterminare il popolo, colpevole di avere votato Hamas in  libere elezioni  svoltesi sotto controlli  internazionali,  dall’altra.



In Italia, e nel resto dell’Occidente “democratico”,  la causa palestinese non interessa ormai più a nessuno - in primis non interessa a quelli che anni orsono l’avevano ridotta ad una moda da centro sociale.



E tutti, senza eccezione,  si sono schierati infine dalla parte di Israele: uomini politici, intellettuali, giornalisti, uomini e donne della strada. Tutti.



Si è quindi riusciti bene, mi pare, nello scopo davvero perseguito e che Israele ha finalmente raggiunto.



 Ma sarà un tale esito foriero di pace o di sconvolgimenti e conflitti diffusi e sempre più sanguinosi? Ci auguriamo che lo sia, nonostante l’esperienza storica e la conoscenza dell’uomo ci indurrebbero a non essere  troppo ottimisti.



 Ma che almeno i vincitori mostrino ora compassione verso gli sconfitti e li trattino con decoro e senza infierire oltre: facilitando le operazioni di soccorso umanitario, facendo arrivare viveri, mettendo a disposizione i loro ospedali.



Con i Palestinesi dovranno continuare a convivere comunque, sarà bene pensarci.



Articolo di Mario Cecere.

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