giovedì 8 gennaio 2009

I veri terroristi.

Un tempo si definiva ‘guerra’ il combattimento tra due eserciti nemici: oggi, complice la connivenza dei grandi media occidentali, viene chiamata guerra la strage sistematica di popolazioni inermi. E’ quello che stà accadendo in queste ore nella Striscia di Gaza, dove uno dei più potenti e meglio equipaggiati eserciti del mondo continua a scaricare un volume di fuoco impressionante sulla popolazione palestinese: sono per ora 720 i morti, di cui 220 bambini, mentre 9 sarebbero al momento i militari israeliani uccisi negli scontri casa per casa con i militanti di Hamas.

Il bilancio è provvisorio in quanto le squadre mediche palestinesi, sottoposte ad un ritmo di interventi al di sopra delle possibilità umane, potrebbe non avere raggiunto tutte le zone colpite dai bombardamenti indiscriminati.

Dopo essere penetrate con facilità all’interno della Striscia e averla spezzata in tre parti, grazie al martellamento congiunto di esercito aviazione e marina, le forze di Tsahal, che si erano attestate intorno a Jabaliya, hanno però dovuto arrestarsi di fronte all’eroica resistenza opposta dai combattenti palestinesi arroccati a difesa del campo profughi in cui, nel 1987, nacque l’Intifada Palestinese.

Mentre l’esercito israeliano stringeva l’assedio intorno a Gaza City, missili e cannonate hanno centrato tre scuole dell’Unrwa, l’agenzia Onu che assiste i Palestinesi a sud della Striscia, in quel momento provvisorio riparo di disperati.

E’ stata una strage, soprattutto nell’ istituto “Fakura” proprio a Jabaliya, dove sono morte 42 persone composte da famiglie di sfollati, mentre altre 55 sono rimaste gravemente ferite e mutilate: persino l’Onu ha protestato contro Israele, affermando di avere comunicato per tempo all’esercito israeliano le coordinate delle sue istallazioni umanitarie nell’area.

Secondo diversi giornalisti occidentali presenti nella Striscia, Israele colpisce sistematicamente le ambulanze e il personale volontario medico che in queste ore lavora instancabilmente e a rischio della propria vita per salvare i civili e recuperare le vittime disseminate tra le macerie e i crateri aperti dai colpi dell’artiglieria dello stato sionista .

A quanto ha riferito il Times di Londra, Israele stà facendo ampio ricorso ad armi non convenzionali, vietate da precise norme internazionali, come cluster bombs, bombe all’uranio impoverito e al fosforo bianco, che procurano ustioni fino all’osso e sofferenze indicibili a chi ne venga investito anche perifericamente.

Dall’esame dei cadaveri effettuata dal personale della Mezzaluna Rossa e della Croce Rossa, centinaia sono i Palestinesi, anziani e bambini sfigurati orribilmente da questi ordigni odiosi, le cui membra riportano i segni devastanti di armi proibite.

Altre centinaia sono rimasti sfregiati, sventrati o irreparabilmente mutilati dai micidiali proiettili sparati incessantemente dall’artiglieria e dall’ aviazione dell’Idf. Un giornalista italiano che accompagna nelle loro ambulanze i medici Palestinesi e che rifiuta di fare ritorno al suo Paese per l’impossibilità di abbandonare questa popolazione al suo destino, dice che si contano a decine le donne terrorizzate costrette a partorire dove capita - nello strazio e nello sfacelo- bimbi prematuri.

Lo stesso giornalista riporta che medici ambulanze e infermieri sono fatti letteralmente bersaglio dai cecchini del “glorioso” Tsahal che impedisce persino alle ambulanze di intervenire e ai medici di accorrere in soccorso dei feriti quando questi giacciono, agonizzanti ma ancora in vita, in prossimità della soldataglia israeliana.

Il livello dell’informazione e del dibattito pubblico in Italia, anche grazie alle recenti fortune di parole d’ordine e tematiche d’ispirazione neocons, è a dir poco desolante.

La totale acquiescenza delle masse occidentali alla propaganda sionista, al lavaggio del cervello mediatico, ha raggiunto livelli di saturazione tali per cui non mi soffermerò oltre su tutte le indecenti menzogne e i ributtanti capovolgimenti semantici con cui la cricca al potere paga il prezzo ai potenti per la propria indegna sopravvivenza mezzadrile nella repubblica delle banane.

Altri, più tenaci del sottoscritto, troveranno la pazienza per smontare pezzo a pezzo il cumulo grottesco di menzogne con cui Israele va giustificando davanti al mondo l’etnocidio del popolo palestinese, sotto gli sguardi complici della comunità internazionale.

L’Europa brilla nuovamente per la propria umiliante ambiguità e per il vile immobilismo, per la sua debolezza politica che le deriva dall’esistere in funzione di interessi meramente economico- monetari, dall’essere amministrata da una casta di burocrati anonimi, non eletti dal popolo, formatisi in quell’ideologia integralista del mercato che in tutto il mondo crolla sotto i colpi della recessione globale.

Ma spicca pure il silenzio imbarazzante di un “protagonista” di questi ultimi mesi, tanto celebrato dalle intellighenzie socialdemocratiche europee e mondiali, quelle dei salotti buoni di Manhattan, Parigi e Londra, che ne avevano addirittura fatto la loro icona: parliamo del neoeletto presidente degli USA Obama - ancora una volta le borghesie “progressiste” multirazziali e globalizzate mostrano il loro volto servile e spietato quanto altrettanto spietato e sanguinario era il volto neocon della casta israelo-statunitense al potere durante il mandato Bush.

La volontà israeliana, appare sempre più chiaro agli osservatori, non è quella, sbandierata per il pubblico più distratto, di fermare il lancio dei rudimentali razzi Qassam: se l’obiettivo fosse stato davvero questo, all’esercito più tecnologicamente attrezzato del pianeta sarebbe stato sufficiente individuare e distruggere, tramite satelliti e droni, le postazioni usate dai militanti di Hamas a nord della Striscia: ciò non avrebbe compromesso l’immagine già oscurata di Israele con le sommarie esecuzioni di massa di questi giorni.

Il reale obiettivo era ed è, piuttosto, quello di cancellare il popolo palestinese dalla faccia della terra, disintegrandone e annichilendone l’identità religiosa, culturale politica e geografica che, piaccia o non piaccia ai benpensanti, era ed è difesa unicamente da Hamas.

Da politico, il problema della Palestina doveva essere trasformato, dai signori della guerra, in un gigantesco affare umanitario per istituzioni caritatevoli: per arrivare a tanto occorreva umiliare, delegittimare e sradicare ogni tipo di istanza politica sollevata, tramite i suoi legittimi rappresentanti, da un popolo invaso e sottoposto ad un brutale regime di tipo coloniale.

Per fare di Gaza e Cisgiordania, dopo avere sottratto la terra di Palestina ai suoi abitanti ed averne estirpato ulivi e abbattuto alberi da frutto, distrutto pozzi e sequestrato riserve idriche, carnai subumani a cielo aperto, dove smistare convogli di aiuti e istituire riserve ‘indiane’.

Sono quattrocentomila i coloni israeliani insediati in Cisgiordania. Da alcuni di costoro fu trucidata, il 16 Marzo 2003, una giovane e dolcissima volontaria statunitense, Rachel Corrie, che tentava di ostacolare, col proprio stesso corpo, inerme, l’opera funesta di demolizione delle abitazioni di contadini palestinesi effettuata con il supporto dei militari. Fu dilaniata dalle ruspe dei bulldozer.

Ecco perché la criminalizzazione di Hamas è il passpartout di ogni dibattito mediatico-politico politicamente corretto, perché Hamas è la forza popolare che restituisce dignità umana e politica ad una popolazione declassata al rango di subumanità. Ancora una volta sono le potenti lobbies israeliane a dettare legge alle imbelli cancellerie occidentali, tentando di trascinare il mondo intero nel paranoico delirio bellicista del “Grande Israele”.

Danilo Zolo, uno di quegli intellettuali di fronda che sanno essere indisponibili alle esigenze del mercato, spiega che la pulizia etnica nei confronti di Palestinesi è la truce pratica dello stato sionista sin dal 1948, secondo quanto ormai rigorosamente documentato da storici israeliani quali Ilan Pappe, Avi Shlaim, Jeff Halper .

La cosiddetta “tregua” rotta da Hamas, e in realtà tradita da Israele che non aveva dismesso il criminale assedio della Striscia di Gaza, era stata infranta dallo stato sionista già il 4 Novembre del 2008: la rivela Haaretz del 30 Dicembre scorso, precisando che in quell’occasione Israele bombardò cunicoli e perpetrò due omicidi mirati.

Interrogandosi circa il senso storico della presente mattanza Zolo giunge a chiedere: “Qual è il destino del Medio Oriente? Che funzione svolge la strage di uomini, donne e bambini palestinesi? Come si giustifica la spietatezza del governo Olmert e la complicità delle autorità religiose israeliane?”

Il quesito andrebbe rivolto però anche a teologi e metafisici, oltre che a filosofi della storia ed a geopolitici, perché investe domini inquietanti che riguardano un destino che ci accomuna e sovrasta allo stesso tempo, e che rende lo “splendore del supplizio” del popolo palestinese un simbolo di angoscia che nasconde un lacerto di speranza.

Ci chiariranno questo dubbio forse Rita Levi Montalcini, Alemanno, Cicchitto, Ronchi, Capezzone e Gasparri, invitati da Riccardo Pacifici, capo della comunità ebraica di Roma, ad una manifestazione blindata, e per pochi intimi, dove ancora una volta verranno resi i più deferenti omaggi allo stato sionista e all’esercito con la stella di Davide?



Articolo di Mario Cecere

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