lunedì 5 gennaio 2009

FERMIAMOLI.

Nel secondo giorno dell'offensiva di terra di Israele nella Striscia di Gaza, e mentre continuano violenti scontri alla periferia della 'capitale' Gaza City, si moltiplicano gli appelli del mondo alla tregua, ma dal presidente Shimon Peres arriva un secco no. Il bilancio delle vittime parla da solo: 512 morti palestinesi dall'inizio dell'operazione 'Piombo fuso' (27 dicembre) e un morto israeliano confermato.



LE OPERAZIONI SUL TERRENO. All'indomani dell'ingresso di quattro brigate di Tsahal (esercito israeliano), le truppe sono avanzate nella Striscia di Gaza lungo quattro direttrici: due da nord, e poi al centro e a sud, tagliandone di fatto in due il territorio. La resistenza dei miliziani di Hamas, iniziata subito, è continuata per tutto il giorno con furiosi combattimenti anche intorno a Gaza City, bombardata a più riprese anche dall'alto. I militari islamici sono riusciti a sparare una trentina di razzi e qualche colpo di mortaio in territorio israeliano dal nord della Striscia.




NO ALLA TREGUA. Agli appelli che sono giunti da tutto il mondo per un cessate il fuoco, Israele ha risposto con una voce sola, quella del presidente Shimon Peres che, in un'intervista all'emittente statunitense Abc, ha respinto la possibilità di un cessate il fuoco. Pur precisando di non volere occupare Gaza ma solo di "annientare il terrore" e dare una "lezione seria" ad Hamas.



LE VITTIME. Sono almeno 42 i palestinesi morti oggi nel corso dell'avanzata dell'esercito israeliano. Ma il bilancio totale delle vittime dal 27 dicembre, secondo fonti mediche a Gaza, è di 512 morti - fra cui
87 bambini - e circa 2.500 feriti. Delle 42 vittime odierne, oltre la metà sono civili. Da parte israeliana c'é un soldato ucciso (ma secondo Hamas sono almeno nove) e alcuni feriti.




Tratto da: www.ansa.it


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