venerdì 21 marzo 2008

Vette.

La strada e’ dura.



Il respiro diventa corto. Vi sono dei momenti in cui vorresti gettare questo sacco che ti pesa, lasciarti andare per il pendio e ritornare a quekke case di camoagna che fumano laggiu’, filamenti azzurrini sui fondi verdi e grigi dei prati e delle ardesie.(…)Vorresti non pensare piu’ a nulla, cancellare dal pensiero il ricordo degli uomini, e, supino sull’erba, guardare il cielo che passa, sollevato da voli di uccelli.

Basta con la stanchezza! Non lasciar cadere il sacco e il bastone! Non asciugarti le ginocchia sanguinanti! Non ascoltare il clamore degli odi, non guardare gli occhi sorridenti della malvagita’ che nascondono. E’ in alto che devi volgere lo sguardo. Il corpo deve vivere soltanto per queste curve che svoltano - il cuore, sognare soltanto queste vette che tu e gli altri dovete raggiungere.

Dimmi sino in fondo il tuo smarrimento. Credevi di trovare gioie immediate nell’ascendere faticosamente il pendio, trascinando nella salita un gregge umano. Spesso, hai sofferto. Talvolta, vieni preso da nausee. Ne avevi bisogno. Dovevi imparare che l’ambizione non appaga, e stanca prima o poi il cuore da lei posseduto.



Ora lo sai…



Leon Degrelle, tratto da Militia.

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