giovedì 20 marzo 2008

Il ricordo di Gabbo.


Ieri, al derby romano, ha vinto il ricordo e il rispetto per una giovane vita spezzata in quel maledetto undici novembre, oltre la rivalità e i colori. Ricordiamo ancora perfettamente le parole dette dal capo della Polizia Antonio Manganelli che dichiarava nei giorni seguenti l'accaduto: "La Polizia si assumerà le proprie responsabilità"... Tutti noi, al contrario, stiamo ancora aspettando verità e giustizia.




Lo riconoscono, gli vanno incontro, affrettano il passo per raggiungerlo, lo vogliono toccare. Gli tengono la mano, vorrebbero abbracciarlo, gli accarezzano il volto. Come fece lui con Gabriele per due giornate intere, seduto, quasi sdraiato accanto alla bara, mentre intorno scorreva il fiume di gente, il fiume di Roma. E le lacrime riempivano gli occhi, scendevano senza vergogna, rigavano i volti.

TRISTEZZA Il volto di giorgio non ha più quella disperazione, ma è ancora gonfio di tristezza. Di questa, purtroppo, non si libererà mai. Abbozza un sorriso, si accende una sigaretta, l’ingresso 19 della curva Sud a pochi metri di distanza ormai. «Quanta gente, vi ringrazio tutti, non avrei mai voluto vivere questo giorno, non lo dimenticherò mai». Urlano, cantano, battono mani. «Forza Giorgio », «Giorgio non mollare», «Giustizia per Gabriele», «Gabriele uno di noi». Per una sera, no scusate, per tutte le sere dall’11 novembre 2007, Gabriele Sandri è uno di noi e figlio di tutti. E nel giorno della festa sono tutti suoi papà.

SCIARPA Giorgio si fa strada tra due ali di folla, protetto da un cordone di tifosi. Ha il volto molto teso, una sciarpa biancoceleste legata al collo. «Piano ragazzi, fate i bravi», dice una voce. Un’altra accenna un coro contro i poliziotti. Ma resta isolata. Non è il momento, non è la serata giusta per gli abbasso, che ci saranno, contro carabinieri, romanisti e laziali, ma meno del solito. Stasera ci vuole rispetto, per la morte ma soprattutto per la vita, per chi ci ha lasciati e per chi vorremmo sempre tenere con noi. Per ricordare e per dire mai più. È la serata giusta per stare abbracciati, per tenersi forte forte che comincia a venire fresco, per vedere il derby gli uni accanto agli altri come si faceva tanti anni fa, laziali e romanisti,

due sciarpe biancoceleste tra due bandieroni giallorossi nelle prime file della curva Sud, per tutto il primo tempo.

PADRI Giorgio per Gabriele, Gabriele per Vincenzo. Nel nome del figlio, nel nome del padre. È pure la festa di papà Vincenzo, tutti i 19 marzo, soprattutto ieri. Non c’era serata migliore per giocare questo derby. Per dire mai più anche a quel coro terribile. Gabriele Sandri era un po’ più piccolo di Gabriele Paparelli quando Vincenzo lo lasciò. Giorgio sarebbe un po’ troppo giovane ma per una sera, la stessa magica sera, fa da papà anche a lui. «Gabriele, non ti preoccupare, ci sono io qui con te». Questa frase, chissà quante volte

l’avrà detta, chissà quante altre ancora avrebbe voluto dirla.

NOTE Giorgio ora è commosso. Suonano «Meravigliosa creatura» della Nannini, la sua canzone perché era la canzone di Gabriele. La suonano e stavolta non riesce a trattenere le lacrime, la suonano e come per incanto non si sente più quel brutto coro contro i carabinieri. La suonano e un amico prende un mazzo di fiori giallorossi e va dall’altra parte del campo, verso la Nord, lontano dagli occhi ma vicinissimo al cuore. Quell’amico è stato nemico, no scusate avversario per tanto tempo, per tanti derby. L’avversario peggiore ora è l’amico migliore. Totti porta i fiori. Totti regge uno striscione «Le lacrime non conoscono colore, Gabbo uno di noi. La curva Sud». Totti manda un bacio. Lassù. Nel cielo biancoceleste brilla una stella… ciao Gabriele.



ALESSANDRO CATAPANO

Gazzetta dello Sport Ed.Roma

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