mercoledì 26 marzo 2008

Horst Mahler.




Horst Mahler nacque nel 1936 in Haynau/Schlesien (Slesia), regione al tempo tedesca e a tutt’oggi polacca - da genitori nazionalsocialisti convinti (non solo fino al 1945). Approdato a Berlino Ovest dopo la perdita della Slesia da parte della Germania e dopo la morte del padre nel 1949, crebbe nell’immagine contraddittoria dei suoi genitori: “incarnazione della bontà umana“, secondo lo stesso Horst, e di ciò che ascoltava a scuola : “Apprendevamo quanto i Tedeschi fossero un popolo aggressivo da sempre, che aveva dato il via a due guerre mondiali, e ucciso sei milioni di ebrei. Non potevo demonizzare i miei genitori. Ma volevo essere un Tedesco corretto, rifugiandomi quindi nelle teorie marxiste, che mi permettevano di fuggire da questo senso di colpa schierandomi dalla parte del proletariato", afferma.

Studente a Berlino, aderì subito al movimento dei giovani socialisti e, in seguito, alla principale organizzazione d’estrema sinistra presente nelle Germania degli anni ‘60, il SDS (Sozialistischer Deutscher Studentenbund - Federazione Tedesca degli Studenti Socialisti). Nel 1968, fu uno dei più importanti portavoce della rivolta studentesca. Il suo cuore era decisamente a sinistra e per la virulenza dei suoi propositi, presto incarnò il demonio agli occhi della Destra Conservatrice.

Oggi Horst Mahler interpreta gli avvenimenti del 1968 come una “rivoluzione conservatrice", senza successo, come il “Nazional-Bolscevismo” o come gli anni di un “fascismo di sinistra".

E’ indicativo il fatto che della medesima opinione siano altri leader tedeschi di estrema sinistra, come Gunther Maasche e Reinhold Oberlehrer. Questo nebuloso periodo termina con l’incontro tra Mahler e Andréas Baader e Gundrun Enslinn, in seguito fondatori della Frazione Armata Rossa. Con la radicalizzazione del movimento nel 1968, Mahler si diede alla clandestinità.

Dopo alcuni attentati e rapine a mano armata, va a prepararsi in Medio Oriente nel campo palestinese di Ali Hassan Salamek. “L’odio comune per gli Usa e per il loro avamposto, Israele, univa i ribelli tedeschi e arabi“, scrisse sul Welt am Sonntag. Denunciato al suo ritorno, Horst Mahler venne arrestato nel 1970 e condannato a 14 anni di prigione.

Nel periodo di detenzione, prese le distanze dal terrorismo, si dichiarò maoista e assunse quale avvocato un certo Gerhard Schröder (ebbene sì, proprio il cancelliere) per ottenere la scarcerazione anticipata. Liberato nel 1980, Horst Mahler tornera’ in politica alla fine degli anni ’90, teorizzando i dettami ideologici di una Rivluzione Nazionale.

Nel 2000, presenta la propria candidatura nelle fila di NPD, il principale partito della cosiddetta destra estrema tedesca, che non di rado ha lasciato, per bocca dei sui esponenti, intendere di voler essere considerato di sinistra e di contendere ai socialisti dell’ SPD, i voti dei lavoratori e del pubblico impiego, ergendosi a baluardo rivoluzionario in una battaglia dove l’atteggiamento anti-immigratorio non si discosta da quello antiamericano e anticapitalista.

Lo sconcerto del mondo politico è tale che gravi accuse e censure verranno mosse nei suoi confronti, anche in considerazione del fatto che NPD è storicamente uno dei partiti politici più perseguitati dall’antifascismo sia militante sia istituzionale: lo sbarramento forte presente nel sistema elettorale tedesco e la abominevole campagna mediatica che la Germania subisce da sessanta anni, in un vergognoso processo senza fine le cui imputazioni morali ed etiche passando incredibilmente da padre in figlio, retroattivamente, in base al presunto Olocausto, sono armi di cui il sistema ama servirsi per inculcare e mettere i bastoni tra le ruote del Partito Nazionale Democratico.

Ma non possiamo ipotizzare né la follia, né – e ci mancherebbe pure – l’opportunismo, alla base di una convinzione politica che, forte di una base ideologica fondamentalmente rimasta inviolata, ha portato Mahler, ex comunista sessantottino, ad avvicinarsi, a partire dagli anni Novanta, agli ambienti del neo-nazismo. “Per me, è evidente” afferma “che i Tedeschi che vogliono preservare la propria esistenza, presto saranno una minoranza. Con la diminuzione delle nascite ed i sette/otto milioni di stranieri, soprattutto Musulmani, che portano qui le loro famiglie (le quali velocemente aumentano di numero), in 50 anni il popolo Tedesco costituirà una misera parte di quella che un tempo era la sua terra”, in una lotta che egli stesso teorizza quale continuità ed evoluzione del suo passato, che riaffiora, seppur sotto bandiere e forme diverse: “Ieri come oggi, il mio obiettivo principale in politica è denunciare gli Stati Uniti come nemico e combattere il suo imperialismo. Il quale ora si cela dietro una politica di invasione da parte degli stranieri. E’ la politica dell’establishment dell’Est, che vuole “Balcanizzare” l’Europa per metterla fuori gioco!”




Un personaggio molto scomodo, in un mondo pieno di gente comoda…

Riflettere.



Comunità Militante Perugia

Associazione Culturale Tyr


1 commento:

  1. le masse di immigrati nei paesi occidentali servono di fatto solo ai

    capitalisti che non solo li sfruttano ma cosi' facendo inflazionano il

    mercato del lavoro a discapito del proletariato europeo.Se a cio'

    aggiungiamo anche l'aspetto religioso(islamismo)abbiamo allora

    un quadro completo,e' noto infatti che per i mussulmani e' allah stesso

    a decidere chi deve vivere  nel lusso e chi no facendo si che ogni lotta

    del proletariato per migliorare le sue condizioni vadano contro la volonta'

    divina,questo spiegherebbe perche' il mondo capitalista sia cosi' propenso ad una societa' multiculturale.Anch'io come Mahler rimango

    un socialista di base ma sono perfettamente conscio che se non si affronta il problema dell'immigrazione con un ottica nazionalista il destino

    dell'Europa e' segnato.

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