giovedì 17 maggio 2007

Ritratto di Gasparri tra i Sayanim.

Un lettore segnala che il programma di RAI3, Report, ha reso noto quanto segue: Maurizio Gasparri, l’ex ministro delle telecomunicazioni, risulta direttore di una società israeliana di telecomunicazioni, la Telit. Che dire? Pare proprio vero. Uno sguardo al management della Telit: nonostante la sede a Trieste, è integralmente israeliana. Il presidente si chiama Avigdor Kelner, un colonnello dell’armata israeliana che è stato ai vertici della Azorim Investment, una immobiliare sionista, ed è nel board della Ben Gurion University. Oozi Cats è il direttore esecutivo, Avi Israel il direttore finanziario, Inbal Barak-Etzion la sub-direttrice finanziaria; poi ci sono una sequela di direttori non-esecutivi. E lì, tra un David Denholm (ex banca Warburg) e un Andrea Giorgio Mandel-Martello (altro Warburg), fra un Davidi Piamenta (che viene dalla Israeli Air Force), un Yossi Moskovitz e una Ali Ronnen, compare effettivamente la faccetta di Maurizio Gasparri. Quasi unico goy fra tanti eletti. Come direttore, ma attenzione, «non esecutivo». E’ importante: infatti la didascalia che accompagna la foto non fa che prendere le distanze da se stessa. Si sforza di dire: sono qui, ma non ci sono. «Mister Gasparri non è attualmente direttore o partner, né è stato direttore o partner negli ultimi cinque anni di alcuna azienda o compartecipazione». (1) Ma allora perché sta lì, con foto, tra i direttori Telit? A fare che? Apparentemente non fa niente, anzi nemmeno c’è fra quei colonnelli e aviatori di Tsahal. Ma si vede che a qualcosa serve pure un Gasparri. A che cosa? Il nome della Telit è saltato fuori nelle deposizioni di Marco Bernardini, agente del SISDE e principale testimone nell’inchiesta sulle intercettazioni Telecom. Bernardini ha detto che la notizia delle indagini della Kroll su Tronchetti Provera originava, attraverso una trafila di confidenti, da tale «Frascà, ex funzionario Telecom passato alla Telit, un’azienda rilevata dall’IMI, Industria Militare Israeliana». Che gli israeliani siano all’ascolto di telefoni e telefonini italiani risulta molto chiaro dalle deposizioni sullo scandalo Telecom. Fabio Ghioni, esperto informatico della sicurezza Telecom, racconta che Guglielmo Sasinini, ex giornalista di Famiglia Cristiana era diventato consulente-spia per Telecom. Sasinini, dice Ghioni, vantava «contatti diretti coi servizi segreti israeliani, di cui parlava come se fossero i suoi capi occulti» (interrogatorio del 13 marzo 2007). Sasinini e Tavaroli andavano spesso in Israele. E a questo proposito Ghioni pronuncia il nome della Converse Technologies, azienda israeliana che offriva a Telecom apparati per intercettazione. «Svolsi una ricerca su tale azienda e scoprii che era stata creata dal Mossad». Non basta: come ha scritto Il Corriere, «La Converse Technologies torna in scena anche in un altro episodio raccontato da Ghioni, la discussa uccisione di un giovane brasiliano da parte della polizia londinese, subito dopo gli attentati dell´11 luglio. ‘Scoprii anche che (la Converse Technologies ndr) era stata coinvolta in alcuni scandali negli Stati Uniti che riguardavano le intercettazioni e che dopo queste vicende si è ripresentata sul mercato con il nome Verint. In tale veste aveva fornito le telecamere all’azienda che gestisce la sorveglianza della rete delle metropolitane a Londra. Rammento che in occasione della morte di un cittadino brasiliano ucciso dalla polizia di Londra perché ritenuto un terrorista, le videocamere fornite da quell’azienda hanno fatto registrare un black out per asserita manutenzione proprio nei minuti in cui il brasiliano veniva soppresso’». Dunque la Comverse, oggi Verint, gestisce le telecamere di sorveglianza nella metropolitana di Londra: guarda guarda. E dopo l’attentato del luglio 2005, è la Converse che ha fornito le immagini dei quattro «terroristi» (poveracci ignari, probabilmente convinti di essere parte di una esercitazione) mentre entrano nel metrò con lo zaino in spalla. Così è stato chiaro che erano loro, quei musulmani malvagi. Invece, il giorno in cui i commandos di Scotland Yard ammazzano a bruciapelo un innocente brasiliano, la Converse ha un black-out delle sue telecamere. Insomma, la Converse ha le mani in pasta in parecchi attentati sporchissimi, false flag. Soprattutto, il nome dell’azienda israeliana è stato fatto insieme ad un’altra (Amdocs, pure israeliana) durante le prime indagini seguite all’11 settembre. In USA. La Fox News (2) disse allora che la Converse, emanazione dei ministeri israeliani, forniva gli apparati di intercettazione automatica alla polizia giudiziaria americana, per le indagini su sospetti. E che l’FBI aveva denunciato la Converse come la possibile fonte di «fughe» di informazioni raccolte al telefono da ignari agenti di polizia; fughe che avevano fatto naufragare diverse azioni di controspionaggio e non solo, ma anche operazioni contro la criminalità comune, specie gli spacciatori di droga della mafia ebraica. Proprio in seguito a queste denunce, la Converse ha cambiato nome in Verint. Quanto alla Amdocs, ha in USA appalti colossali: provvede alla tariffazione e alle bollette delle maggiori compagnie telefoniche americane, che servono nel complesso il 90% delle utenze. Il bello è che il computer centrale della Amdocs per le tariffazioni si trova fisicamente in Israele. E per sua natura consente di fare a qualche servizio segreto che ne ha l’accesso ciò che gli spioni chiamano «analisi del traffico», l’identikit di qualunque persona in base alle telefonate che fa e riceve. Indovinate il nome del servizio segreto in questione. E la Telit c’entra qualcosa con tutto questo? Ah no, questo no. La Telit, diretta dal colonnello Kelner, è pulitissima. Nel suo sito, vanta di essere la pioniera della tecnologia «m2m», «machine to machine». Una tecnologia che «consente comunicazione automatica tra una macchina e una centrale, o tra macchine distanti», consentendo «sorveglianza e controllo in tempo reale e senza controllo umano», e il tutto «wireless», senza fili, coi cellulari. Il sito della Telit fa qualche esempio: auto fornite della tecnica «m2m» mandano un messaggio silenzioso a una centrale di pezzi di ricambio, per dire quale pezzo hanno bisogno di sostituire. Oppure: macchine di bibite a moneta avvisano da sé la centrale che è finita la Coca Cola. Tutto a distanza, senza intervento umano, anzi senza che nessuno lo sappia. Non è difficile immaginare altre e più mirabolanti applicazioni della «m2m». Un telefonino Telit può dire dove siete e con chi parlate, a vostra insaputa, avvertendo la «centrale». Un telefonino Telit, se l’avete in tasca, dice tutto di voi alla centrale. Un telefonino Telit può persino guidare un missile intelligente sull’auto corazzata di un dirigente di Hamas, di cui «la centrale» sa in tempo reale l’ubicazione perché nell’auto c’è nascosto un chip «m2m». Magari, anche Calipari aveva un «m2m» nascosto da qualche parte nella macchina. Mica per niente si chiamano «smartphones», telefoni furbi. Personalmente, inclinerei a non comprare mai un cellulare Telit, o una scheda Telit, o un aggeggio che si chiami «smartphone» e che vanti una tecnologia «m2m». E inviterei i lettori a fare altrettanto. Sì, tutti i telefonini che abbiamo in tasca ci tradiscono: al bisogno, la polizia sa dai tabulati dove ci trovavamo (in quale «cellula») quella tal ora e con chi parlavamo. Ogni alibi falso diventa insostenibile. Ma dove si trova la «centrale» a cui i cellulari Telit, stanno parlando di noi a nostra insaputa? Ad Haifa? Tel Aviv? Va a sapere. Anche Maurizio Gasparri, il nostro servizievole ex-ministro, dovrebbe guardare meglio dentro il telefonino che ha avuto sicuramente in omaggio. Perché sicuramente ha avuto un omaggio; l’unico, perché certo non viene pagato dalla Telit. Come pagare un direttore non-esecutivo, che per di più, nella didascalia che lo indica come direttore, dice di non essere direttore? Come si fa a pagare uno che è lì solo per figura o copertura? Lui stesso, Gasparri, il non-esecutivo, non vorrebbe compensi per non-eseguire alcunchè. E ciò gli fa onore. Anche se questa gratuità lo mette nel novero dei «sayanim». La parola ebraica che, nel gergo del Mossad, significa «aiutanti», designa tutti quei normali cittadini italiani, francesi, spagnoli, inglesi o tedeschi che - in quanto ebrei - sono pronti ad aiutare il Mossad nelle sue operazioni all’estero. Un medico che cura l’agente professionale ferito. Un albergatore che lo ricovera senza registrarlo. Un funzionario che fornisce documenti. Un banchiere o bancario che procura contanti anche in piena notte. Un altro che ricovera in case «sicure» i kidon (le squadre di assassinio) che stanno preparando un colpo all’estero. Per questo il Mossad funziona benissimo con pochissimo personale professionale; ha decine di migliaia di agenti dilettanti, avventizi e volontari che coprono, aiutano e non fanno domande. Né chiedono un solo shekel di paga: tutto gratis, per amore di Giuda, con la soddisfazione di fregare quei cretini di goym. I sayanim, appunto. Gasparri è uno dei sayanim? Quando si è Gasparri, si può esserlo senza nemmeno saperlo. Può succedere anche questo, nella nostra Italia. La nostra cara Cretinopoli.



Maurizio Blondet




Note

1) Si veda il sito: http://www.telit.com/content.asp?pageId=188.

2) Fu il giornalista Carl Camerson a rivelare i fatti. La sua inchiesta è stata cancellata subito dopo dal sito della Fox. Il senatore Bob Graham, della Commissione Intelligence, dopo aver potuto vedere documenti segreti sull’11 settembre, disse: «C’è la prova molto convincente che almeno alcuni dei terroristi [di Al Qaeda] sono stati aiutati, non solo con denaro, da un governo straniero… ciò diverrà di dominio pubblico in futuro quando saranno aperti gli archivi, ma solo tra 20 o 30 anni». «I think there is very compelling evidence that at least some of the terrorists were assisted not just in financing - although that was part of it - by a sovereign foreign government… It will become public at some point when it’s turned over to the archives, but that’s 20 or 30 years from now». Questo governo straniero non può essere un regime islamico, altrimenti la sua complicità non sarebbe stata sepolta negli archivi per 30 anni; sarebbe stata gridata sulle piazze globali da tutti i media.

Fonte: www.effedieffe.com

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