domenica 13 maggio 2007

Bordello per pedofili.

Questo scritto è stato pubblicato nel 2005 , quindi scritto 36 mesi prima dei fatti di Rignano Flaminio. Si chiama “internato” ed è un modello d’intervento organizzato delle organizzazioni pedofile che qui accenniamo (senza scendere nei particolari più agghiaccianti) a spiegare.Nel 2001 l’INTERPOL lancia un allarme internazionale non adeguatamente considerato dalle autorità italiane. Esistono, dice il rapporto-denuncia, in alcuni paesi (Inghilterra, Spagna, Olanda ma anche Benin, Nigeria, Marocco) delle vere e proprie “scuole di preparazione alle vittime dei pedofili”.

Le organizzazioni pedofile, stanche di trovarsi con bambini che non sopportavano gli abusi sessuali e le torture e che si suicidavano (oppure venivano uccisi dagli stessi clienti), hanno studiato un metodo per preparare le vittime predestinate ad affrontare sevizie e abusi sessuali, non sprecando così, ogni volta, la “mercanzia”.

Il metodo prevede vari passaggi progressivi:

dopo aver individuato una scuola dove intervenire, dopo aver trovato il “personale giusto”, si procede per tre fasi:

nella prima i bambini vengono picchiati, con violenza progressiva, in maniera da non lasciare mai tracce visibili sul corpo, per innalzare in loro la sogli di sopportazione del dolore.

Nella seconda fase, vengono sottoposti, quotidianamente, a una specie di lavaggio del cervello mostrandogli in continuazione scene di sesso tra adulti e bambini; scene viste sia in filmati loro proiettati per diverse ore sia “dal vivo”.

La terza fase consiste in far avere loro rapporti sessuali, prima con uno poi con più adulti. A questo punto il bambino è pronto. I clienti arrivano, ne abusano in gruppo, riprendono le proprie prodezze predatrici (mai rinunciare a un souvenir da condividere coi propri simili) e se ne vanno. Non prima di aver pagato, profumatamente e in contanti il proprio svago, nel bordello costruito per andare incontro ai loro torbidi gusti; bordello la cui merce è fatta a immagine e somiglianza dei nostri figli.

Il tutto avviene nei pressi della scuola (appartamenti privati, edifici abbandonati, chiese) dove i bambini, a gruppi (spesso intere classi),vengono portati con la complicità di docenti e personale vario.

Ci si chiederà come questo sia possibile; ma, soprattutto, come quei bambini, tolti da scuole materne, non corrano a casa a chiedere aiuto ai genitori.

La domanda se la sono fatta, per primi, i loro aguzzini, poiché nulla essi lasciano al caso. Troppi i rischi ma immani i guadagni!

E quindi, in un’analisi accurata dei profitti e degli investimenti, la possibilità di essere denunciati deve ridursi e scendere vicino allo zero. Anche se, diciamolo chiaramente, una volta riuniti nel loro particolare “consiglio di amministrazione”, si saranno certamente detti: “Anche se ci denunciassero…chi mai ci crederebbe?”.

Nella pratica metodica e scientifica del male è, comunque, la paura la prima arma da usare per rimanere impuniti.

I bambini, innanzitutto, devono essere spaventati a morte, affinché il loro silenzio sia garantito a favore dell’impunità dei predatori.

Anche in questo caso le bestie non fanno molta fatica: è facile, terribilmente facile, spaventare un bambino! Ma, proprio perché è così facile le cose vanno fatte…bene.

Al bambino viene dato come giocattolo personale un cucciolo di cane o di altro animale. Il cagnolino è simpaticissimo, un tenero batuffolo di pelo bianco cotonato. Quasi un agnellino, con tanto di bandana rossa sul collo. Il bambino, di circa 5 anni, ha sempre sognato un cucciolo così. Una volta l’ha anche visto in TV ed ha ottenuto dalla mamma che “ci avrebbe fatto un pensiero, magari lo porta Babbo Natale, basta che non fai più i capricci”.

Il bambino pensa già a che nome dare al cucciolo ed è convinto di poter ottenere di portalo via con sé. A questo punto, l’aguzzino prende in braccio il cagnolino, lo accarezza e poi, con un gesto secco, gli rompe l’osso del collo.



“SE PARLI LA STESSA COSA CAPITERA’ A TE E ANCHE AI TUOI GENITORI!”



“E adesso no fare quella faccia! Ho dovuto farlo, è colpa tua1 Se solo non avessi fatto tutti quei capricci!”

Il bimbo è paralizzato dalla paura. E’ passato, in due secondi,da un momento di gioia e svago a un momento di terrore puro. E’ troppo piccolo per capire bene cosa stia accadendo, ma abbastanza grande per capire che il suo amico non respira più; gli hanno fatto tanto tanto male.

Non capisce perché la colpa debba essere la sua ma se loro, i grandi, dicono così dovrà pure e4ssere vero.

Gli occhi del bambino si riempiono di lacrime ma le grida che riceve le bloccano.  Un’enorme diga gli offusca la vista, arginando il dolore,mentre un braccio lo strattona e lo butta su un materasso. Per qualcuno inizia il divertimento, ed è meglio che lui non si ribelli, altrimenti sa bene cosa potrebbe accadere. A sé stesso. Alla sua sorellina. Magari anche al papà e alla mamma; altro che capricci!Fatti del genere, è stato accertato, sono avvenuti in diverse scuole italiane, prevalentemente al Nord.  Restano insoluti molti interrogativi:

Come si individuano i target?

Come si trovano i clienti?

Che gestisce il traffico?

Dove finisce il materiale pedopornografico prodotto?

Ma, soprattutto, dove stanno “operando” in questo momento? 



Tratto da “Predatori di Bambini” di M. Frassi

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